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Manifesto-"Non un euro alle scuole private"

"Non un euro alle scuole private" "Il Concordato è superato nei fatti. Non capisco la posizione di Bertinotti sui simboli, è in atto un'offensiva integralista di tutte le religioni" Parl...

19/11/2005
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il manifesto

"Non un euro alle scuole private"
"Il Concordato è superato nei fatti. Non capisco la posizione di Bertinotti sui simboli, è in atto un'offensiva integralista di tutte le religioni"
Parla il socialista Roberto Villetti: fedeli alla Costituzione, voteremo contro ogni finanziamento. Basta anche agli insegnanti di religione scelti dalle curie
COSIMO ROSSI
"Non c'è dubbio che chiederemo e voteremo l'abrogazione di ogni finanziamento improprio alle scuole private: l'abbiamo sempre fatto", ricorda Roberto Villetti, responsabile economico dello Sdi. Per la Rosa nel pugno - l'insegna difesa da socialisti e radicali dentro l'Unione - la questione si pone fin da subito: "E' un tema che abbiamo sempre posto - dice Villetti - In tutti i programmi e a tutti i governi".

Veramente il finanziamento alle scuole private è un tabù già rotto dai governi ulivisti. E adesso il centrodestra alimenta surrettiziamente anche il ritorno dell'ora di religione...

Noi stiamo alla lettera costituzionale. Non è che la Carta va bene a corrente alternata, quindi ci richiamiamo semplicemente alla Costituzione e anche al Concordato. La scuola privata - e confessionale - ha piena libertà "senza oneri per lo stato".

Un postulato, appunto, già violato dal governo dell'Ulivo che ha varato la parità scolastica.

Allora l'accordo era che si faceva la scuola paritaria, ma "senza oneri". Me lo ricordo perché partecipai alla trattativa.

Allora si parlò di sostegno al diritto allo studio, ma si aprì invece una breccia da dove passano fiumi di soldi. Come si fa a ripristinare la legalità costituzionale?

Innanzitutto va abolita la cassa integrazione garantita al Vaticano.

Cioè?

Mi riferisco agli insegnanti di religione immessi in ruolo. E al fatto che le curie scelgono chi assumere ma hanno anche il potere di cacciare queste persone. Sennonché oggi questi lavoratori devono essere reintrodotti nel sistema, e si deve riaffidare loro un'altra materia. Penso che non si accettabile. Già l'immissione in ruolo è stata una cosa in aperta contraddizione con il carattere della scuola pubblica. Il meccanismo che regola l'insegnamento della religione è fondato sul fatto che i docenti sono scelti dalle curie: è il Concordato che lo prescrive. Ma se prima rimanevano in qualche modo esterni al sistema scolastico statale, adesso diventano un fattore interno, tuttavia pur sempre sottomessi alle decisioni curiali. Posso anche ammettere che le curie gestiscano l'ora religione, benché io sia contrario, ma qui la cosa diventa paradossale e contraddittoria. Mettiamola così: siamo di fronte a qualcosa che è chiaramente un lavoro interinale, fornito dalla chiesa e pagato dallo stato. Ma accade che tu devi assumerti l'onere del lavoratore anche se la chiesa lo licenzia. Così non funziona.

Se quindi si fosse in procinto di votare una finanziaria del governo dell'Unione, anziché l'ultima di Berlusconi, cosa bisognerebbe fare?

Preservando ovviamente i diritti acquisiti dei lavoratori, bisogna porre un limite a questo assurdo. Come si fa? Rivedendo appunto i privilegi dovuti all'immissione in ruolo. E non riguarda forse il Concordato? Il Concordato è superato dai fatti, come dimostrano queste vicende. Bisogna stabilire una piena libertà religiosa ma senza alcun privilegio. Quindi bisogna ripristinare anche la centralità della scuola pubblica statale. Noi abbiamo sempre presentato emendamenti per cassare i finanziamenti alle scuole private. E lo faremo anche questa volta.

D'accordo per gli emendamenti. Ma farete anche mancare il vostro voto ai finanziamenti, qualora una finanziaria di Prodi li stabilisse?

Lo abbiamo sempre fatto: nessun problema.

Anche nel centrosinistra, invece, per difendere i finanziamenti alle scuole private si evoca la libertà di scelta delle famiglie: che poi è libertà dei genitori di disporre della vita dei figli...

Esattamente. La libertà delle scuole c'è, è prevista dalla Costituzione, ma non va incentivata con fondi dello stato. Mentre la centralità della scuola pubblica statale è fondamentale proprio perché assicura la libertà dello studente. Ma perché ci sia una scuola pubblica è necessario che sia anche laica.

Senza crocefissi alle pareti, insomma...

Confesso che sinceramente non ho capito la posizione di Bertinotti. Un conto sarebbe lanciarsi in una campagna per la rimozione dei crocefissi, ma mi ha stupito l'adesione ideologica alla sua presenza: presuppone un stato che si ispira ai valori cattolici. E come la vedono i cattolici laddove sono minoranza?

Bertinotti dice di estendere i simboli piuttosto che rimuoverli...

Vale il discorso della scuola pubblica. Il problema non è moltiplicare le fogge delle scuole a carico dello stato, ma di avere una sola scuola pubblica dove tutti si possono confrontare. Il pluralismo non si realizza mettendo un po' più di simboli: perché ne mancherà sempre uno e non di risolverà mai il problema della libertà di tutti. Il punto è sapersi denudare per primi dei simboli. Serve una maturazione civile del paese. Penso tra l'altro che gli insegnanti abbiano bisogno di essere confortati da questo tipo di messaggio: sono una delle risorse più preziose del paese, sono coloro che fanno crescere la qualità dello sviluppo. Al contrario vengono privati della possibilità di aggiornarsi e sono costretti a vivere in ristrettezze. La scuola italiana in realtà si regge su sacrifici enormi del corpo docente. Senza poi dimenticare che con l'autonomia si sono create molte disparità anche tra le possibilità che hanno alcuni istituti rispetto ad altri. Ed è perciò altrettanto fondamentale riprendere il ragionamento che si fece con la scuola media unificata: dobbiamo pensare che l'unificazione del ciclo dell'istruzione arrivi quantomeno a dieci anni uguali per tutti.

Il centrosinistra ha insomma da fare un'abbondante autocritica sulla politica scolastica.

Certo che si deve fare autocritica.

Intanto però le istanze confessionali debordano. Ma è più forte l'offensiva clericale oppure la sua eco presso l'opinione pubblica?

C'è una vera e propria offensiva integralista da parte delle religioni, tutte, che si configurano come minoranze o maggioranze fortemente omogenee dedite a invadere la scena pubblica e trasformare i propri valori in leggi degli stati. Non si cerca di affermare le proprie convinzioni con la battaglia democratica: si vuole trasformare i valori in leggi in modo tale che debbano essere rispettate anche da coloro che non li condividono. Questo è l'antitesi di una società liberale. La laicità non è mai stato un altro monolite ideologico da contrapporre alla religione. La mia libertà finisce laddove diventa una prevaricazione nei confronti dell'altro. Ma non è questo che professano oggi le chiese.