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Manifesto: Oggi il parlamento europeo mette ai voti l'accesso alla rete

Diritto di accesso ad Internet e libertà della rete da oggi potrebbero essere a rischio nell'Unione Europea

06/05/2009
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il manifesto

INTERNET
Nicola Bruno
Diritto di accesso ad Internet e libertà della rete da oggi potrebbero essere a rischio nell'Unione Europea. Il Parlamento riunito a Strasburgo è infatti chiamato ad esprimersi sull'elefantiaco «Pacchetto Telecom», un insieme di direttive che andranno ad incidere sulle future legislazioni nazionali in materia di privacy, assetto del network e lotta al copyright.
Nonostante nei mesi scorsi il Parlamento si sia più volte pronunciato a favore dei diritti fondamentali dei cittadini online, preferendo un orientamento garantista (nessuna disconnessione forzata senza il preliminare giudizio di un'autorità competente) e non commerciale (pochi margini per gestori di connettività che vogliono discriminare tra i contenuti che passano nelle loro reti), oggi gli eurodeputati si ritroveranno a votare una versione «annacquata» dei testi approvati in prima lettura.
Per la gioia dei governi nazionali, in primis l'esecutivo Sarkozy che intende far passare la controversa legge Hadopi («tre avvertimenti e sei fuori»), bocciata lo scorso mese da un'Assemblea Nazionale semi-deserta e ora riproposta per l'approvazione.
Sotto i riflettori ci sono due maxi-emendamenti. Il primo riguarda il compromesso raggiunto all'ultimo istante tra socialisti, popolari e liberali (dopo le pressioni del Consiglio): rispetto al testo approvato lo scorso settembre, il nuovo emendamento Trauttman non parla più di «decisione preliminare dell'autorità giudiziaria» prima di disconnettere qualcuno dalla rete per violazione del copyright, ma semplicemente di «diritto a essere giudicati da un tribunale indipendente e imparziale». Un cavillo per salvare il progetto di legge Sarkozy contro i pirati online? «Nei mesi scorsi ci sono stati importanti pronunciamenti in aula contro l'approccio francese; sembrava che la partita fosse chiusa - sottolinea Juan Carlos De Martin, del Centro Nexa del Politecnico di Torino - Ma dopo trattative riservate e, pare, dietro pressione di Francia e Gran Bretagna, il linguaggio dei testi votati in prima lettura è stato annacquato in modo da lasciare adito a interpretazioni ambigue. La nuova formulazione sembra fatta apposta per avallare soluzioni come la proposta di legge voluta da Sarkozy che prevedono la disconnessione del presunto colpevole e solo in un secondo tempo, eventualmente, il ricorso al magistrato ordinario». Verdi e Sinistra Europea lotteranno per reintrodurre la versione originale del testo, ma la partita è dura considerato lo schieramento di forze politiche trasversali che voterà per il compromesso.
Stesso discorso vale per il maxi-emendamento Harbour che incide sulla cosiddetta neutralità della rete, ovvero sulla possibilità da parte dei fornitori di connettività di offrire un accesso più o meno limitato alle risorse online e dunque di discriminare sui contenuti. Per farsi un'idea, basta pensare alle connessioni via cellulare che, ad esempio, non permettono di collegarsi a Skype o altri programmi, come invece si può fare su un computer. Anche qui, dopo l'approvazione, lo scorso febbraio, di un accordo che limitava di molto le politiche discriminatorie per l'accesso online, sono stati poi compiuti pesanti rimaneggiamenti: «Era stato raggiunto un accordo di massima, decente per i consumatori. La prima stesura non è stata però condivisa da Consiglio e Commissione. C'è stato così un compromesso fortemente peggiorativo in quanto lascia spazio alle iniziative dei singoli stati, oltre che dei gestori telefonici - spiega Vittorio Agnoletto, eurodeputato della Sinistra Europea - Il mio gruppo voterà contro, ma probabilmente l'emendamento Harbour passerà. L'accordo di ferro tra i tre gruppi rischia di portare ad una maggiore commercializzazione della rete e aprirà l'era di un maggiore controllo politico sulle attività degli utenti online».
A preoccupare, soprattutto alla vigilia delle elezioni europee, non è solo la sostanza dei provvedimenti ma anche il metodo di un'istituzione che nei mesi scorsi si è schierata nettamente dalla parte degli utenti. E che negli ultimi, sotto le pressioni dei governi nazionali e delle lobby, ha virato verso una legislazione che crea i presupposti per una rete meno libera e più controllata.
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