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Manifesto: Pantaleo (Flc-Cgil): «Bisogna investire, non dequalificare»

Apre la scuola, tra caos e proteste dei precari. Parla Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil.

12/09/2009
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il manifesto

Francesco Piccioni
La scuola apre sotto il segno della precarietà. Come vedi le risposte del governo?
Sono non risposte. Tutto è confuso. Persino truffaldino. C'è bisogno invece di un intervento per ridurre drasticamente i tagli, definire un piano quinquennale di assunzioni a partire dai posti vacanti; per estendere gli ammortizzatori sociali. Nulla di tutto questo è stato fatto. Anzi si è tentato di scaricare i tagli sulle regioni, chiedendo loro di sopperire con risorse proprie o comunitarie. Di fronte a questo quadro faremo iniziative sempre più forti. Ieri (giovedì, ndr) la protesta sotto il Miur; stasera (ieri, ndr) una fiaccolata a Torino, una manifestazione in Sicilia; il 14, all'apertura, iniziative in molte regioni con famiglie, studenti, precari. In tutti i territori la Flc è un elemento fondamentale, certo non da sola, ma insieme alle associazioni dei precari. La precarietà è ormai lo specchio di un'istruzione sempre più dequalificata. Affrontarla significa difendere il sistema della formazione pubblica. Come dice anche l'Ocse, in Italia si investe poco su questo.
Ci segnalano classi sovraffollate, poco turnover, ecc. Comincerà nel caos?
Sì. C'è incertezza, confusione e impoverimento dell'offerta formativa. Classi sovraffollate, eliminazione alle elementari del modulo tre insegnanti per due classi, tanti precari sbattuti fuori, insegnanti in soprannumero anche tra quelli di ruolo. Scuole senza nemmeno i bidelli per aprire. Casse azzerate e impossibilità di comprare carta o pagare supplenze e corsi di recupero. Un peggioramento della qualità che apre la strada al disegno vero del governo: la privatizzazione del sistema scolastico. Non a caso la Gelmini, al meeting di Cl, ha ripetuto che bisogna passare alla «quota capitaria». Ossia, una sorta di dote per scegliere se mandare mio figlio alla scuola pubblica o alla privata. Si stravolge la costituzione materiale e formale, e fa il paio con la messa in discussione della laicità.
La logica ragioneristica dei tagli è compatibile con il fabbisogno formativo?
Ci stiamo giocando il futuro. Tutti i grandi paesi europei, gli Usa, decidono - anche come risposta alla crisi - di investire in istruzione, ricerca, formazione. L'Italia fa l'esatto opposto. Tagliamo 8 miliardi alla scuola, 1,5 all'università, alla ricerca. Si rilancia un modello economico-sociale inaccettabile, in cui si compete sull'abbassamento dei diritti, non sulle filiere alte del valore, e tende a chiudersi in piccole nicchie. Sappiamo bene che c'è bisogno di innovare, tanti problemi da risolvere. Ma migliorando i modelli organizzativi, la didattica, diminuendo le ore frontali e aumentando quelle di laboratorio. C'è bisogno di fare un'operazione per mettere il nostro paese all'altezza delle sfide. Per questo c'è però bisogno di investimenti, ma soprattutto di un'idea, un progetto. Vogliamo un modello di inclusione giocato sul diritto alla formazione, oppure uno di esclusione su base censitaria? Se si crede che basti il voto in condotta per avere una scuola più seria...
Con tutta questa gente sui tetti o per strada, non sarà ora di uno sciopero generale?
Siamo intenzionati a proclamarlo, come Flc, per l'autunno. Ma anche sul piano confederale c'è bisogno oggi di una risposta forte. In una fase in cui c'è il tentativo di corporativizzare la società, la capacità di ricomporre questa frammentazione è un punto decisivo per tenere un sindacato confederale. Le attuali forme di lotta, anche estreme, sono sintomo di una società che non ascolta le persone. In cui bisogna andare sui tetti per farsi ascoltare. E' evidente che crisi sociale e crisi democratica sono strettamente intrecciate. Un grande sindacato confederale deve dare una risposta, a partire dal 19, sull'informazione. Ma i problemi del lavoro devono assumere la priorità rispetto alle escort.