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Manifesto: Passa attraverso una didattica creativa la lunga via del libro di testo elettronico

Nuove tecnologie in classe

01/06/2008
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il manifesto

Luigi M. Reale

L'anno scolastico si sta avviando alla conclusione e gli insegnanti hanno da poco deciso le nuove adozioni per i libri di testo. La Garamond, editrice romana specializzata nell'applicazione didattica delle tecnologie informatiche, ha proposto agli istituti superiori l'adozione di libri digitali (www.ebookditesto.it). La novità però inizia e finisce qui, perché gli ebook di testo non sono neppure ipertesti ma riproducono il modello tipografico dei libri di carta che vorrebbero sostituire, fatta eccezione per l'inconsistenza materiale e l'eventuale opportunità di lettura con un interprete vocale. Più innovativa appare semmai la proposta della Bibienne (www.bibienne.com), che offre un catalogo di libri di testo «aperti» con licenza Creative Commons, permettendo in questo modo la libera condivisione dei contenuti.
Trovate illusorie
Nel frattempo, il Decreto Rutelli del 7 aprile 2008 - Modalità di accesso ai finanziamenti in favore dell'editoria - aveva promosso la versione digitale dei libri di testo - a beneficio però solo dei non vedenti o ipovedenti, mentre i libri restano comunque cartacei. Un passo senz'altro in avanti nell'ottica dei diritti civili e dell'accessibilità alla cultura, ma ancora una volta si pensa al formato digitale come perfetto equivalente del libro impaginato. Eppure, come osservano Valerio Eletti ed Alessandro Cecconi nel recente Che cosa sono gli e-book, «portare sullo schermo del computer un testo scritto con una sequenza obbligata di lettura non ha senso».
L'oggetto-libro rimane dunque intatto sugli scaffali delle librerie e continua a pesare negli zaini degli studenti e sembra una leggenda metropolitana il ricorrente annuncio della «rivoluzione dell'e-book» nelle scuole. Otto anni sono trascorsi da quando, all'alba del Duemila, era dato come imminente l'ingresso nelle aule italiane del libro di testo elettronico. Soltanto quattro anni dopo - nella nuova Finanziaria per il 2004 - si prevedeva l'acquisto dei libri di testo digitali. Tra gli osservatori piú avveduti, Franco Carlini proprio sul «manifesto» la definiva una «trovata» illusoria: dietro alla proposta in apparenza lungimirante e innovativa si celerebbe una politica di demolizione dell'impianto culturale fondato sul libro, con la sua «fisicità prorompente, che diventa - scriveva Carlini - luogo di dialogo con l'autore e strumento di costruzione del pensiero». I tempi non erano maturi, anche perché mancava un valido dispositivo portatile dedicato alla lettura dei libri digitali. Soltanto adesso, infatti, si fanno strada sul mercato europeo lettori di ebook di nuova generazione a prezzi più ragionevoli (ma comunque non alla portata di tutti) come Cybook e iLiad presentati quest'anno dalla Simplicissimus Bookfarm di Loreto alla Fiera del Libro di Torino.
Un circuito di adozione dei libri digitali nelle scuole italiane presuppone d'altronde una condizione inattuale, cioè che tutte le aule siano già informatizzate. Esperienze all'avanguardia ci sono, dovute all'iniziativa di alcuni docenti esperti e lungimiranti: è quanto accade all'Istituto Tecnico Industriale Majorana di Grugliasco (www.itismajo.it), dove funziona una delle prime reti wireless scolastiche della penisola ed è stato creato un ebook multimediale da visualizzare sulla playstation. Ma il caso della provincia torinese è straordinario.
Certo per arrivare al libro elettronico bisognerebbe iniziare dall'introduzione di quei dispositivi mobili che i giovani maneggiano con assoluta naturalezza - dai cellulari agli ipod, dai palmari alle playstation portatili - come mezzi per una didattica creativa: l'idea di usare il telefono cellulare per «avvicinarsi alla quotidianità dei ragazzi con uno strumento pratico e utile» ci viene dal sito web Tiseiconnesso (ti6connesso.it), aperto nel 2007 dal Ministero delle Comunicazioni in collaborazione con Save the Children Italia Onlus di Roma. E pare di buon auspicio.
A lezione via sms
Nella realtà invece i telefonini sono stati banditi dagli ambienti scolastici, a causa dell'uso indiscriminato in esibizioni goliardiche amplificate con l'involontaria complicità di Youtube. Il recente episodio di uno sprovveduto insegnante finito appunto su Youtube con un video studentesco - realizzato come al solito mediante un cellulare - che lo riprende mentre fuma in aula, conferma un uso superficiale delle tecnologie di rete da parte delle generazioni nate nel vortice della convergenza digitale.
Anche oltreoceano la situazione è controversa e mentre il cellulare è vietato nelle scuole di New York City («The Wall Street Journal», 23 aprile 2008), in un istituto canadese gli studenti se ne servono per scambiarsi appunti, immagini, video e audio. Ce lo fa sapere il blogger Dean Sharesk, ideasandthoughts.org. Le pareti dell'aula sono tappezzate con una serie di cartelloni sull'utilizzo responsabile dei telefonini. Gli studenti registrano con il cellulare le discussioni di gruppo, creano e distribuiscono contenuti multimediali. In un contesto simile non è inconsueto per gli insegnanti mandare sms agli alunni, ricordandogli i compiti da svolgere. Come spiega Sharesk, in questo modo «si genera comunicazione e relazione, cosa che in se stessa è positiva per la didattica». La via del libro di testo elettronico passa appunto da qui, da un orientamento che favorisce e non demonizza le tecnologie della comunicazione «mobile».