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Manifesto: Patrizio Bianchi: «Prima di tutto il paese, per una ricerca pubblica»

le fondazioni non rappresentano lo strumento a adatto

17/10/2008
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il manifesto

FONDAZIONI/1
I. Va.
Diciottomila studenti, 18 imprese realizzate grazie al lavoro dei ricercatori universitari impegnati nella ricerca di base, 200 nuovi posti di lavoro a fronte di un fatturato che si aggira intorno ai 300 milioni di euro. Patrizio Bianchi, rettore dell'ateneo di Ferrara, della sua storica università è «pubblicamente orgoglioso».
Bianchi, la sua è un'azienda o un'università?
L'ateneo di Ferrara, come tanti altri in Italia, è l'esempio che delle fondazioni previste dall'articolo 16 del decreto Tremonti non si vede questa necessità così assoluta.
Proprio di questo vorremmo parlare. In base al decreto Tremonti le università potrebbero trasformarsi in fondazioni, cioè in soggetti di diritto privato comunque finanziati dallo stato ma sottratti al controllo del governo. Che ne pensa?
Il problema delle fondazioni è un falso problema. La vera questione è che cosa il Paese e il governo vogliono dal sistema universitario. La questione è capire se davvero, come abbiamo sottoscritto a Lisbona, la ricerca e la formazione superiore siano ritenuti cruciali o no per lo sviluppo.
Non si fida delle imprese o non la convince l'idea delle fondazioni?
Cominciamo dalle imprese. Il sistema industriale italiano ha fatto miracoli in termini di esportazione ma, nel suo insieme, non è mai stato in grado di trainare lo sviluppo del Sistema Paese. Le grandi imprese sono pochissime e quasi tutte legate alla produzione di beni tradizionali. Insomma, ci troviamo di fronte a un sistema produttivo debole che poco può fare per la ricerca, soprattutto per la ricerca di base senza la quale, peraltro, quella applicata non è in grado di decollare.
Secondo Tremonti, grazie alle fondazioni si salderebbe il nesso tra ricerca e impresa.
La vedo al contrario. Abbiamo bisogno di un grande sistema universitario pubblico che, questo sì, potrebbe e dovrebbe avere anche ricadute industriali sempre all'interno di un contesto di ricerca internazionale.
Quanto alle fondazioni? Servono o no?
Se il nostro obiettivo è quello di rilanciare il binomio tra autonomia e responsabilità, le fondazioni possono servire ad alcune università e non ad altre. Però attenzione. L'articolo 16 del decreto Tremonti parla delle fondazioni come di soggetti di diritto privato, è vero, ma chi vigilia su questi soggetti? Il ministero dell'economia, la Corte dei Conti e il ministero dell'istruzione.
Quindi?
Quindi parliamo di soggetti che - in base al diritto europeo - continuano a essere soggetti pubblici.
E dunque controllati dallo stato e dal mercato. Con buona pace dell'autonomia.
Che sia necessario rilanciare il binomio autonomia/responsabilità io sono il primo a dirlo ma le fondazioni non rappresentano lo strumento a adatto o, per lo meno, adatto per tutti. Ritorno alla ricerca di base. In un laboratorio di fisica conduci ricerche che non rendono nell'immediato ma senza le quali neanche si può parlare di fotovoltaico o di energie alternative. Mi chiedo, chi è disposto a investire in queste ricerche? Insomma, per trasferire tecnologie alle imprese qualcuno la ricerca la deve pur fare e non saranno certo le imprese a finanziarla.