Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto: Prof precari alla fame

Manifesto: Prof precari alla fame

Palermo Milano, sola andata: la protesta dei precari della scuola sale dalla Sicilia alla Lombardia dove da ieri quattro insegnanti sono in sciopero della fame. Stessa sorte per una maestra di 55 anni in provincia di Pordenone. Verso una manifestazione nazionale

02/09/2010
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Luca Fazio
MILANO
Protesta sì, ma quale? La domanda è lecita, e insidiosa, visto che l'Ufficio scolastico regionale della Regione Lombardia, settimana più settimana meno, durante l'ultimo anno è stato quasi sempre presidiato dagli insegnanti precari triturati dalla «riforma» dei ministri Tremonti & Gelmini. Quest'anno, in sintonia con la protesta palermitana che sta dando il segno della preoccupazione dei precari della scuola (40 mila rischiano di non rientrare più nelle classi), anche i milanesi hanno deciso per lo sciopero della fame, almeno fino a sabato prossimo. Digiuneranno in quattro del Movimento Scuola Precaria. Cristina Virardi, insegnante di italiano alle medie, 29 anni di cui 3 da precaria, Alessandro Risi, professore di latino e greco, 39 anni, precario da quando ne aveva 31, Davide Bondesan, 28 anni, anche lui traballante sulle lettere antiche da 3 anni, e Miriam Petruzzelli, insegnante di sostegno di 34 anni, da 6 costretta ad arrampicarsi sulle graduatorie. Info: www.forumscuole.it/msp.
La «situazione» è stata apparecchiata per bene - striscioni, tende, performances, una tavola da pranzo senza una briciola di ristoro perché «la scuola pubblica è alla frutta» - e i quattro saranno in buona compagnia. Già ieri, prima, dopo e durante l'assemblea volante che ha aperto il triste autunno della scuola milanese, in via Ripamonti era tutto un viavai di amici, insegnanti, bambini, genitori, curiosi e giornalisti. I precari si riconoscono da lontano, indossano una maglietta arancione/emergenza con un logo che spacca: «La precarietà ti incatena? Scateniamoci», con un anello nero che sta per cedere sotto la spinta di una forza che fino ad ora, ammettiamolo, stenta a palesarsi (target potenziale: milioni di persone). Dove sono?
Il punto è questo, e i precari di via Ripamonti lo sanno. Qui, vista la gravità della situazione (1.300 insegnanti sono a rischio solo a Milano, 3.000 in Lombardia), non dovrebbe esserci bisogno di una protesta «estrema» per mobilitare i cittadini (e i politici e i sindacalisti), non fosse altro che per i numeri delle persone coinvolte. Invece il rischio - è stato così l'anno scorso - è che una volta iniziato l'anno, dopo i salti mortali dell'ufficio scolastico per tappare i buchi, in qualche modo tutto torni come prima. Malcontento sotto traccia e mortificazione di ogni istanza di cambiamento. Quest'anno però i tagli di Gelmini cominciano a bruciare. «La situazione nelle scuole sta visibilmente peggiorando - dice Miriam Petruzzelli - per cui il mio è un ottimismo relativo, ma credo che con il precipitare delle cose sia anche possibile la nascita di un movimento trasversale ancora difficile da decifrare. Il governo è più debole e noi dobbiamo cercare di cambiare la percezione delle famiglie e anche dei colleghi che hanno votato a destra». Con onestà, e con un po' di scoramento, c'è chi si interroga sull'efficacia di una protesta come questa. «Intanto è dimostrato che uno sciopero della fame fa ancora un certo effetto, interrompere l'alimentazione dà il segno di quanto grave sia la situazione. La verità è che noi non sappiamo più come farci ascoltare. Non credo che il digiuno sia più efficace di altre forme di protesta, noi abbiamo deciso così anche per solidarietà con i colleghi di Palermo e Roma». Essendo un'insegnante di sostegno, Miriam si considera fortunata perché riesce a guadagnare circa 1.200 euro in una scuola media di periferia: ci sono colleghi che potendo contare su meno ore guadagnano 400 euro. Il tema degli insegnanti di sostegno è uno dei più delicati e spiega in quale direzione sta andando la scuola italiana. «Nelle scuole dove ci sono insegnanti di sostegno - spiega - ci sono ragazzi con disabilità gravi che vengono affiancati solo 12 ore su 36 o 40. Quest'anno non sono diminuiti gli insegnanti di sostegno, ma sono aumentati i ragazzi con disabilità certificata, eppure il ministero ha fissato un tetto che non vuole oltrepassare. Oggi ci sono disturbi comportamentali che prima non venivano individuati, anche per questo la scuola deve assolvere un compito più complesso di cinquanta anni fa».
Il microfono è free e l'entusiasmo anche, e la protesta, se crescerà, prenderà forme in divenire. Per essere operativi, sono state messe a fuoco un paio di prospettive. Primo. «Dobbiamo crescere in questi giorni di mancate nomine per organizzare un corteo sabato 11 settembre». Secondo. «Da soli non ce la facciamo, quando apriranno le scuole i tagli saranno evidenti, a quel punto dobbiamo estendere la protesta in tutte le scuole, coinvolgendo sindacati, studenti e genitori...». I partiti del centrosinistra, intanto, solidarizzano.