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Manifesto: Promossi i prof di religione Gelmini se ne frega del Tar

Evitato il ricorso: alla ministra basta un regolamento truffa

21/08/2009
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il manifesto

Stefano Milani

Non c'è Tar che tenga, il ministro Gelmini l'ha giurato al Vaticano e non intende tirarsi indietro proprio ora, a poche settimane dal primo rintocco di campanella. E non ha bisogno neanche di appellarsi al Consiglio di Stato, il ricorso non è stato ancora presentato diversamente da quanto promesso a caldo per calmare i bollenti spiriti dei vescovi imbufaliti dalla «sentenza scandalo».
Viale Trastevere usa altri metodi. Prima prepara il campo inviando alle varie sedi scolastiche una direttiva in cui consiglia di non applicare quanto deciso dal Tar, poi sferra il colpo finale pubblicando sulla Gazzetta Ufficiale il Regolamento per la valutazione degli alunni. Comportandosi come nulla fosse, come se i giudici non avessero mai emesso quella sentenza. Il Regolamento parla chiaro ed equipara i professori di religione cattolica a tutti gli altri insegnanti in sede di scrutinio finale per l'attribuzione del punteggio per il credito scolastico. Sbugiardando così la sentenza n. 7076 che stabiliva l'esatto contrario, accogliendo le istanze di chi non frequentando l'ora di religione veniva «discriminato» (così viene motivata la sentenza del Tar) e scippato dei crediti formativi utili in sede di esame di Stato.
Ma il ministro Gelmini non ha tempo da perdere e nel polverone alzato nei giorni successivi alla sentenza ha lavorato in gran segreto riuscendo ad ottenere il massimo col minimo sforzo. Per buona pace di chi aveva invocato (e sperato) la laicità dello Stato, i docenti di religione saranno regolarmente al loro posto, chiamati insieme ai colleghi a formare i consigli classe che i primi di settembre svolgeranno gli esami di riparazione. E per buona pace anche di chi, studenti e associazioni laiche e confessioni religiose, si era appellato al Tar affinché annullasse l'ordinanza presentata dall'allora ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni.
«In sede di scrutinio finale - si legge nell'art. 6 del regolamento - il consiglio di classe, cui partecipano tutti i docenti della classe, compresi gli insegnanti di educazione fisica, gli insegnanti tecnico-pratici (...) i docenti di sostegno, nonché gli insegnanti di religione cattolica limitatamente agli alunni che si avvalgono di quest'ultimo insegnamento, attribuisce il punteggio per il credito scolastico di cui all'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 23 luglio 1998, n. 323, e successive modificazioni». L'abrogazione dell'articolo 304 del testo unico mette fine anche alle polemiche che si erano levate nei mesi scorsi a seguito della posizione non chiara assunta dal ministero dell'Istruzione. Nella prima bozza del regolamento sulla valutazione, infatti, il Miur aveva esplicitamente deciso di escludere «l'insegnamento della religione cattolica, ai sensi dell'art. 309 del Testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 296 nonché la disciplina relativa all'educazione fisica, ai sensi dell'art. 304 del medesimo Testo unico». Ma evidentemente era uno scherzo. Ora a viale Trastevere hanno cambiato idea.
E contro questa nuova trovata gelminiana si schiera Antonia Sani, coordinatrice dell'Associazione Nazionale per la Scuola della Repubblica e tra le promotrici del ricorso, che si dice «scandalizzata». Il regolamento è «illegittimo - precisa - visto che la sentenza del Tar era del 17 luglio aveva tutto il tempo per modificarlo. Almeno per rispetto di quei giudici che hanno emesso la sentenza». Si tratta di «una consuetudine, fanno sempre così». Non si meraviglia più di tanto Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, secondo cui «quello di non rispettare le sentenze del Tar è diventata una costante di questo ministro». Prof di religione a parte, viale Trastevere continua ad ignorare altre ordinanze sospensive del tribunale amministrativo. Come quella datata 5 giugno 2009, per cui il Tar del Lazio aveva accolto i ricorsi dei precari contro il decreto con il quale si era stabilito che per l'assegnazione dei posti in cattedra chi avesse fatto domanda in altre province oltre alla sua avrebbe dovuto mettersi in fondo alla lista azzerando il punteggio, consentendo così a tutti quei precari che volessero cambiare provincia l'inserimento «a pettine» (mantenendo cioè lo stesso punteggio in diverse sedi) e non più in coda. Anche in questo caso la Gelmini ha fatto orecchie da mercante impugnando la decisione presso il Consiglio di Stato.
Ma non è tutto. Siamo agli sgoccioli di agosto e non è ancora stata definita l'intesa con l'Inps e le Regioni per applicare il cosiddetto contratto di disponibilità ai precari con incarichi annuali nelle scuole. Se si aggiungono poi i tagli promessi dal ministero (17% in 3 anni), quello che si preannuncia è un anno scolastico a dir poco rovente.