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Manifesto: «Punjabi, arabo e cinese Così la scuola è per tutti»

Edie Pavarini, dell'Istituto comprensivo

25/09/2010
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il manifesto

E. R.
«Inizialmente eravamo nel panico», dice sorridendo Edie Pavarini, vicario dell'Istituto Comprensivo Novellarese, ripensando agli anni novanta quando erano arrivati sempre più ragazzi stranieri. Ma lei, come l'amministrazione pubblica che ha dato ampio sostegno, sapevano che bisognava andare oltre la paura perché chiamati a rispondere al cambiamento della società. La scuola vuol dire relazione, è luogo di pratica etica, e da dodici anni si porta avanti un percorso di continuità, dalle materne alle medie per affrontare il continuo aumento di cittadini di altre culture.
Come gestite i nuovi arrivi nelle classi interculturali?
Un periodo di prima accoglienza di due settimane con una full immersion nella lingua italiana in presenza di un mediatore culturale. Per ora li abbiamo nelle lingue punjabi (data la grande presenza di indiani dal Punjab, ma copre anche l'urdu per i pakistani), arabo e cinese, essendo queste le più grosse comunità. Poi gli alunni vengono inseriti nelle rispettive classi, dove accanto alle materie di insegnamento fanno italiano come lingua due, vale a dire che per alcune ore escono per imparare meglio la lingua assieme ad altri già inseriti nel corso. È chiaro che più sono grandi, più il compito è arduo perché le competenze già acquisite devono essere portate nell'altra lingua. Essendo il nostro un istituto comprensivo, il progetto riguarda l'intero ciclo scolastico, dalle primarie alle secondarie di primo grado.
Come avviene l'insegnamento della lingua? Usate anche voi, come abbiamo visto nelle scuole canadesi, i comunicatori visivi e teatrali?
Abbiamo attivato dodici megaprogetti che superano l'interculturalità, dove fare teatro è uno. Certo le difficoltà non mancano, tra tutti il taglio di personale. Grazie all'apporto di numerosi volontari abbiamo potuto creare laboratori del fare, dove avviene anche un interessante rapporto intergenerazionale essendoci molti pensionati che trasmettono conoscenze pratiche e tradizioni locali. Per esempio, il ministro Gelmini ha tagliato la musica come materia insegnata, noi siamo riusciti a inserirla in questo contesto (le attività del tempo allungato sono previste in ambito linguistico e matematico, ndr).
Con che livello di conoscenza dell'italiano arrivano i bambini al primo anno di scuola?
Varia, e per questo abbiamo creato il cosiddetto progetto 5: un mese prima dell'inizio vengono accolti in uno spazio della scuola per fare con educatori e mediatori attività prescolastiche al fine di abituarsi a stare con persone adulte perché spesso hanno vissuto unicamente nel contesto famigliare non avendo frequentato la scuola materna. Con finanziamenti del comune e della provincia il progetto è stato esteso da un paio d'anni anche ai bambini italiani che per via della crisi non hanno potuto frequentare la scuola materna (legata a costi eccessivi per una famiglia a basso reddito). I risultati raccolti sono molto positivi: i bimbi entrano in una scuola già vista e in un gruppo già conosciuto.
Come reagiscono gli alunni italiani all'interculturalità?
Non facciamo soltanto alfabetizzazione, ma cerchiamo di far comprendere a tutti le culture altre. Ad esempio, con la lettura in classe di testi nelle lingue dei ragazzi stranieri dove la relazione si inverte, e oltre a imparare nuovi alfabeti imparano a rispettare il non noto. Insegniamo le regole non scritte comportamentali delle varie culture, si fanno assemblee con genitori e mediatori culturali. Per ora le difficoltà più grandi le abbiamo incontrate con la comunità cinese che è la più chiusa in se stessa.
Un buon esempio è il corto ...dalla parte degli altri realizzato da una classe della scuola secondaria, visto al festival, in cui l'alunno più razzista per strane coincidenze si risveglia in classi di soli cinesi o indiani, e poi cambia atteggiamento nei confronti del nuovo arrivato di nazionalità indiana...
È stato realizzato due anni fa per un concorso indetto da una casa editrice sul tema come superare l'intercultura, e ha vinto! È il risultato di un laboratorio teatrale. Vorrei aggiungere che ogni progetto viene offerto a tutta la fascia in modo che tutti i ragazzi hanno uguali opportunità benché diversi sono le componenti creative. Il corto ad esempio è uscito da uno di questi gruppi, i ragazzi amano aggregarsi per cose che piacciono loro e in quei contesti si possono sperimentare i contenuti più diversi (come peraltro la legge richiede). Con programmi integrati col territorio (biblioteca, gruppi sportivi, ecc) si possono annullare le reazioni negative e al contrario stimolare la fiducia per farli star bene a scuola e aprire le strade verso un futuro.