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Manifesto: Questionari per onorare differenze di classe

La proposta di affiancare alla prove Invalsi, cioè test che devono fornire dati rilevanti sull'acquisizione di conoscenze da parte degli studenti, anche questionari sulle loro condizioni sociali ha il sapore amaro di quella controriforma culturale che orienta sempre più l'attuale operato del Ministero

05/05/2010
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il manifesto

Benedetto Vecchi
In una classe scolastica esiste un equilibrio delicato la cui cura è delegata alle e agli insegnanti. È rappresentato da quel milieu di giovani donne e giovani uomini in formazione provenienti da storie familiari diverse e da condizioni sociali diverse. Quando la scuola era di classe le cose andavano diversamente. Ad esempio, in un saggio dello studioso francese Pierre Bourdieu era stato documentato, alla metà degli anni Sessanta del Novecento, come la scuola non facesse altro che riprodurre quelle differenze di classe che a parole diceva di voler ignorare. Dopo il Sessantotto, molte cose sono cambiate nella scuola. Da allora le classi scolastiche sono state spesso formate creando appunto un milieu sociale che la scuola doveva ignorare in nome di una eguaglianza e in nome di un obiettivo da raggiungere: garantire a tutti l'accesso alla conoscenza.
Non che la scuola italiana sia diventata il migliore dei mondi possibili. Una mancata riqualificazione delle modalità di insegnamento, una certa diffidenza verso l'adozione di una pedagogia che rompessero lo schema gerarchico che vede una cattedra in posizione rialzata rispetto a una platea necessariamente silente e a braccia conserte hanno spesso impedito che la scuola potesse diventare un luogo dove le differenze di classe non fossero un ostacolo a un insegnamento di qualità. Ma quando i governi nazionali hanno considerato la scuola e la formazione come costi da ridurre, tutte le contraddizioni della scuola di massa hanno raggiunto l'acme.
Così, ciò che il Sessantotto aveva cacciato dalla porta sta lentamente ritornando dalla finestra. Si moltiplicano i segnali - dal pagamento delle mense ai criteri di accesso alla scuola - di questo cambio di rotta. E non sono pochi oramai i distretti scolastici che mettono dei gatepeeker che scoraggiano l'iscrizione in una scuola perché le differenze di reddito delle famiglie possono costituire un problema. Questionari tanto più odiosi perché già nel recente passato uno screening sulle condizione sociali era già contemplato, soltanto che era compito delle o degli insegnanti farne tesoro affinché eventuali differenze non fossero fonte di tensione e di disequilibrio nelle classi.
La proposta di affiancare alla prove Invalsi, cioè test che devono fornire dati rilevanti sull'acquisizione di conoscenze da parte degli studenti, anche questionari sulle loro condizioni sociali ha il sapore amaro di quella controriforma culturale che orienta sempre più l'attuale operato del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Gli effetti collaterali di tale operazione potrebbero essere deflagranti, visto che oramai ogni distretto scolastico, ogni università, ogni centro di ricerca, di fronte alla continua riduzione di finanziamenti pubblici, si muovono in una direzione che certo non prevede interventi ulteriori a quelli svolti di routine. Con l'aggravante che viene stabilito un legame tra apprendimento e condizione sociale. Proprio quel legame che la scuola di massa si era promessa di sciogliere a favore di un insegnamento di qualità per tutti.