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Manifesto: «Questo governo vuole smantellare la cultura»

Nadia Urbinati della Columbia University

24/02/2009
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il manifesto

Carlo Lania
ROMA
Nadia Urbinati insegna Teoria politica alla Columbia University di New York. A lei abbiamo chiesto di commentare la preoccupazione espressa dal presidente Napolitano per quanto riguarda le nostre università. «Vede qui non si parla solo dell'università, ma anche della scuola», risponde. «In campagna elettorale Berlusconi ha promesso di voler introdurre le famose tre «I», internet, inglese e impresa. Promessa che non è stata mantenuta. E questo è un fatto di cui ogni democrazia rappresentativa dovrebbe tener conto: Berlusconi fa l'opposto di quello che ha promesso. Dal punto di vista politico è negativo, dal punto di vista dell'interesse generale anche. Come dice il presidente della Repubblica, che rappresenta meglio di tutti l'unità della nazione. E a questo punto vorrei fare un inciso.
Prego
Qualche giorno fa Berlusconi ha messo in guardia dal toccare le istituzioni ma, ha detto, si può anche parlare male del governo perché rappresenta l'interesse generale. Non è vero.
Perché?
Perché lui rappresenta gli interessi della maggioranza, e quindi occorre sempre un presidente della Repubblica che ricordi che il paese non è della maggioranza. Ora qui abbiamo due contraddizioni: da un lato una maggioranza che non rispetta le sue promesse, dall'altro una maggioranza che fa una politica che squalifica un interesse generale, che è quello per un'educazione e una formazione valida.
Questo potrebbe mettere in crisi la rappresentanza politica?
Questa è già una forma della crisi della rappresentanza politica, ma non credo che possa interessare un governo che rappresenta solo la volontà del suo capo. E' chiaro che manca un interesse generale per l'educazione.
La cultura come collante unico per tutti, a prescindere delle parti.
Non è possibile per un governo come questo che è di parte e basta. Ma badi, è di parte anche rispetto alla sua parte, visto che dovrebbe sforzarsi almeno di mantenere le promesse fatte. E le promesse erano per una riqualificazione dell'istruzione. Mi ricordo che qualche giorno fa, nel suo discorso di commiato prima di tornare negli Usa, l'ex ambasciatore americano a Roma, Richard Spogli, ha espresso tutto il suo sconforto per la demolizione della scuola e dell'università. Ha parlato di declino delle università italiane. E questo è un fatto reale. Se guardiamo alle classifiche mondiali dei migliori atenei, l'Italia è rappresentata da una sola università, quella di Bologna, al 190esimo posto.
L'assenza di confronto con i rettori è dovuta alla volontà di ignorare le esigenze delle università oppure è un altro esempio della mancanza di dialogo che ormai caratterizza anche il parlamento?
Sono convinta che questo governo si muova a suo piacimento, visto che il parlamento è schiacciato sulla maggioranza e viene usato come un bivacco, per citare Mussolini. O un megafono del presidente del consiglio. Tornando all'università da un lato viene ribadita l'importanza delle autonomie, ma dall'altro proprio le autonomie sono svuotate perché le scuole di tutti i gradi e i livelli non hanno risorse, che sono a discrezione del centro. Allora di che autonomia stiamo parlando? L'autonomia è stato uno strumento per decurtare gli aiuti invece di distribuirli razionalmente.
Però il ministro Gelmini fa della razionalizzazione un suo impegno.
Gelmini è una signora che ha una visione a dir poco bottegaia della pubblica amministrazione e che dimostra di avere scarsa sensibilità e competenza.
Cosa dobbiamo aspettarci?
La demolizione del nostro sistema educativo, tutto. Dalle scuole materne fino all'alta cultura e alla ricerca.
E questo sarebbe voluto?
Certo che è voluto. Per due motivi. Intanto perché il nostro presidente del consiglio è un uomo abituato al marketing e non alla politica, quindi per lui non è un problema perdere il voto dei rettori e di qualche migliaio di professori universitari.
L'altro motivo?
E' la demolizione della formazione. Anche perché un popolo ignorante è più facile da strumentalizzare.