Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto-Qui si lavora". In strada

Manifesto-Qui si lavora". In strada

MORENO "Qui si lavora". In strada La voce dei maestri di strada: "più sperimentazione" CI. GU. Ieri era in auto sulla statale per andare a consegnare un progetto sulla dispersione scolastica alla...

04/10/2003
Decrease text size Increase text size
il manifesto

MORENO
"Qui si lavora". In strada
La voce dei maestri di strada: "più sperimentazione"
CI. GU.
Ieri era in auto sulla statale per andare a consegnare un progetto sulla dispersione scolastica alla Fondazione Banco di Napoli. Almeno lì i soldi li trova, e può continuare a fare il lavoro che lo appassiona e insieme lo affatica, perché è difficile lavorare lottando contro i mulini al vento, anche se poi tutti sono pronti a darti del tu e tante pacche sulle spalle. Cesare Moreno, maestro di strada di Napoli - tra i promotori di un' esperienza che si è diffusa in tante città - ce l'ha per tutti: "Al ministro Moratti neanche voglio pensare, ma il problema è che le difficoltà a trovare soldi ci sono anche nelle regioni a giunta di sinistra, ed è un peccato".

Siete stati invitati dal ministro alla riunione informale con 24 ministri europei?

Ma figuriamoci, i maestri di strada spesso sono una realtà scomoda, forse perché abbiamo sempre deciso di autorappresentarci, di non metterci sotto il cappello di nessuno.

Il ministro ha dato i numeri: 1 ragazzo su 4 lascia gli studi durante le superiori in Italia. Lei cosa ne pensa?

Che sono numeri in linea con le statistiche secondo cui il 25% della popolazione italiana vive condizioni di disagio rispetto alla "media". Purtroppo, però, la scuola va avanti per conto suo e non riesce a puntare su un modello che sia anche comunità, nel senso di un ambiente accogliente in cui crescere. In Italia si aggiunge il fatto che abbiamo creato una scuola troppo rigida e astratta, che sperimenta poco e poco attenta alla formazione professionale, considerata sempre un po' di seconda classe anche dalla sinistra.

Come va l'esperienza dei maetsri di strada?

Noi continuiamo a lavorare, anche se la situazione è sempre precaria e incerta. Per questo tre mesi fa ci siamo costituiti in Onlus, come estremo ombrello di salvataggio. Purtroppo non esiste più un riferimento centrale chiaro sui progetti della dispersione scolastica. Niente, finito. E questa storia di San Patrignano non mi piace, ci vedo dietro una logica che vuole assimilare il problema della dispersione scolastica alla delinquenza genericamente intesa, ai ragazzi con problemi specifici, come quello della droga. Quelli che si allontanano dalla scuola, invece, sono persone del tutto normali. Il problema è ben più ampio e complesso.

Cosa state facendo a Napoli

Lavoriamo, abbiamo ormai 180 ragazzi. Li seguiamo fino a 18 anni, e poi capita che qualcuno non se ne voglia più andare. Perché se è importante accompagnarli fino alla fine degli studi, il problema è accompagnarli anche dopo, quando arriva il passaggio, mai pacifico, con il mondo del lavoro. Di lavoro, qui, non ce n'è ed è un dato di fatto. Ora stiamo provando a sfruttare il servizio civile, sarebbe importante riuscire a creare un sistema per cui una volta usciti dalla scuola di strada questi ragazzi abbiano la possibilità di fare almeno un anno di lavoro, non ben pagato, ma pulito. E poi stiamo lavorando al nord, con alcune associazioni, per far sì che l'emigrazione diventi un'operazione accettabile. Sì, l'emigrazione al nord, perché c'è ancora. E' ancora un'opportunità che non tutti possono colgiere perché il problema resta: chi li accoglie? Oggi non partono con la valigia di cartone per dormire alla stazione di Torino. Ma si può lavorare per farla diventare una condizione accettabile. Per esempio le regioni del sud potrebbero attrezzarsi per rispondere a questa esigenza.