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Manifesto: Riapre la scuola «araba». Maiolo docet

Via Ventura. La Lega fa un presidio. L'assessore Tiziana Maiolo un'ispezione. Passa tra i banchi e chiede alla bambine se preferiscono coprirsi la testa o scoprirsi l'ombelico. Le ha trovate «un po' imbarazzate»

07/11/2006
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il manifesto

Manuela Cartosio

Milano

«Noi facciamo tutto in diretta. Non abbiamo niente da nascondere. Per chi desidera visitare la scuola, la porta è sempre aperta». Così ieri mattina Mahmoud Otham, presidente dell'associazione Insieme, smistava il traffico in via Ventura. La scuola «araba», bloccata per un mese da un tormentone burocratico-politico, ha riaperto i battenti. Il portone è stato varcato da un'ottantina di scolari, da sedici professori, dalla preside Lidia Acerboni, da un drappello di giornalisti e dall'assessore comunale al commercio Tiziana Maiolo. Preceduta da un simpatico biglietto da visita - «quella scuola è una piaga nel cuore di Milano» - l'assessore di Forza Italia è entrare nelle classi per vedere con i suoi occhi «la vergogna delle bambine con il velo». Rispettiamo le idee di tutti, ripeteva a chiunque avesse un microfono o un taccuino in mano il signor Otham. Comprese quelle dei leghisti che ieri facevano il loro solito minipresidio in via Ventura. Una decina di pensionati con lo striscione «C'è chi dice no», rimandati a casa dai capi, il consigliere comunale Matteo Salvini e quello regionale Davide Boni, quando si avvicina pericolosamente l'ora di buttare giù la pasta. Il presidente di Insieme ha invitato anche i due esponenti della Lega Nord a «vedere con il loro occhi». Sarà per un'altra volta, hanno replicato. Mica potevano entrare in quella che chiamano una «madrasa» sotto gli occhi delle telecamere e dei pensionati da pronto intervento.
E' andata come previsto. La direzione scolastica regionale, non potendo fare altrimenti pena un trattamento discriminatorio rispetto alle altre scuole straniere in Italia, ha autorizzato la scuola italo-egiziana. Il prefetto ha ritirato l'ordinanza che il 12 ottobre aveva bloccato le lezioni dopo soli tre giorni di attività. Il Comune con l'ennesimo cavillo - l'associazione Insieme non ha comunicato al Catasto il cambio di destinazione d'uso dei locali - ha negato l'agibilità pur di poter dire che la scuola ha riaperto i battenti senza il suo placet. Come dice un altro bell'esemplare della giunta comunale - l'assessore alla sanità Carla De Albertis (An) - «se da quella scuola usciranno piccoli terroristi, sapremo con chi prendercela». Con il ministro della pubblica istruzione Fioroni.
Giunta al capolinea l'ipocrita querelle su timbri e carte bollate, la polemica si sposta su argomenti «forti». «Rischioso precedente», dice la Lega, nasceranno scuole arabe come funghi e «l'invasione islamica» sarà cosa fatta. Il leader di An Gianfranco Fini è contrario alla riapertura della Nagib Mahfuz: «Così si creano barriere tra i ragazzini islamici e il resto dei loro coetanei». Fosse per Tiziana Maiolo, quella scuola non andava «né apertà, né riaperta»: non integra e riproduce una cultura che mortifica la libertà femminile. E' un dubbio che accumuna molte donne. Ma Maiolo conosce solo certezze e per propalarle gira tra i banchi chiedendo a bambine mai viste prima sei contenta di portare il velo? ti piacerebbe indossare i jeans e la minigonna, scoprire l'ombelico? «Mi sono sembrate intimorite o imbarazzate», dichiara dopo il quarto grado. Non contenta d'aver ispezionato le figlie, Maiolo vuole arringare le madri, riunite in assemblea per la bisogna. Una lezioncina, e le donne musulmane saranno conquistate alla libertà. Fosse così facile...
La preside Lidia Acerboni, «donna di scuola», sa come tutto sia più complicato e difficile. Alla Nagib Mahfuz il foulard non è «né obbligatorio, né proibito». Cosa diversa il velo integrale, «nessuno potrebbe entrare con il volto coperto». Sia la preside che Sandro Antoniazzi, tra i fondatori dell'associazione Insieme, insistono sul carattere «sperimentale» della scuola italo-egiziana. «Le strade per l'integrazione possono essere diverse», dice Antoniazzi, «sono certo che dalla Nagib Mahfuz verranno utili indicazioni per la scuola pubblica che non mi pare fare faville quanto a integrazione». Tra le attività collaterali ci saranno corsi per adulti per imparare l'italiano (molte mamme egiziane si sono già fatte avanti) e l'arabo. La preside chiede «tranquillità» per recuperare il tempo perso. E da Palazzo Marino la capogruppo dell'Ulivo Marilena Adamo, un'altra che di scuola se ne intende decisamente più di Tiziana Maiolo, intima: «Lasciate in pace quei bambini». E quelel bambine.