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Manifesto-Riforma, l'Arma puntata sui banchi

Riforma, l'Arma puntata sui banchi I carabinieri entrano in una scuola media romana per verificare l'attuazione della legge Moratti e se siano in arrivo scioperi. Il ministero: non è stata una nost...

21/09/2004
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il manifesto

Riforma, l'Arma puntata sui banchi
I carabinieri entrano in una scuola media romana per verificare l'attuazione della legge Moratti e se siano in arrivo scioperi. Il ministero: non è stata una nostra iniziativa
ANGELO MASTRANDREA
ROMA
Si sono presentati puntuali il primo giorno di scuola prima in uno dei tre plessi decentrati di una scuola media dell'estrema periferia orientale romana, a Castelverde, poi in quello centrale intitolato a Gioacchino Rossini, nel Villaggio Prenestino. Ignari di stare per provocare una bufera politica, hanno rivolto alcune domande al vicepreside, al preside e a un po' di insegnanti e bidelli. Appena una decina di minuti, con discrezione e "in maniera volante", per chiedere com'è stata la ripresa dell'anno scolastico, se è stato tutto regolare, se la riforma Moratti appena entrata in vigore era normalmente applicata e se qualcuno ha invece posto degli ostacoli, se sono in programma scioperi, in particolare della prima ora. Ottenute tranquillizzanti risposte, sono andati via. Ma non avevano messo in preventivo la reazione indignata di alcuni insegnanti, che avrebbero contribuito a fare di una tutto sommato piccola vicenda avvenuta in una scuola di periferia, 40 classi divise in quattro plessi per un centinaio di insegnanti e quasi mille studenti in totale, un vero e proprio caso politico, con annunci di interrogazioni parlamentari (dal verde Cento alla diessina Alba Sasso) e indignate reazioni. Mai era accaduto, infatti, che forze dell'ordine entrassero in una scuola per monitorare lo stato di attuazione di una riforma ed eventuali proteste in arrivo. Il perché se lo sono chiesti in diversi. Un docente che è corso a chiedere spiegazioni al preside Lino Fazio, ottenendo la conferma di come erano andate le cose, il presidente del consiglio d'istituto, per ironia della sorte anch'egli carabiniere, che è corso alla caserma di San Vittorino Romano per sentirsi dire che non si trattava di un'iniziativa isolata, ma "a carattere generale", a seguito di una "richiesta di indagine proveniente dall'alto" e diffusa sul territorio. Tutto accade lunedì 13 settembre, primo giorno di lezioni perché l'istituto di via Fosso dell'Osa ha deciso di cominciare quattro giorni prima rispetto al resto del Lazio. A rivelare quanto accaduto, dopo qualche giorno, è l'agenzia di stampa cattolica Adista, ripresa dall'Ap.com. Scatenando la bagarre, tanto che nella giornata di ieri lo stesso preside ha prima confermato poi minimizzato quanto accaduto, e anche le versioni fornite dall'Arma alle agenzie di stampa risultavano contraddittorie. E soprattutto non scioglievano il nodo di fondo, vale a dire se si è trattato di eccesso di zelo del comandante della locale caserma oppure se le disposizioni siano arrivate da più in alto. "E' un'attività di routine che di solito si fa all'inizio dell'anno scolastico nelle singole zone per prendere contatti con dirigenti degli istituti scolastici. Un'attività assolutamente normale", hanno detto fonti dell'Arma all'Ap.com. "Il 13 settembre i nostri agenti si sono recati in tutte le scuole della città, e siamo sicuri che non sono state fatte domande su eventuali scioperi e proteste contro la riforma scolastica", hanno invece fatto sapere all'Adnkronos dal comando provinciale dei carabinieri, mentre più tardi l'Ansa riporterà un'altra versione, di smentita totale, dallo stesso comando, che sostiene di non aver "ricevuto alcuna delega o mandato per controlli di questo tipo", aggiungendo inoltre di "non aver dato alcuna disposizione autonoma ai propri comandi territoriali". Anche il ministero dell'istruzione dirama a sua volta una nota in cui dichiara la "totale estraneità alla vicenda".

Ma il preside, pur minimizzando la portata dell'accaduto, conferma tutto: "Lunedì 13 settembre sono venuti due carabinieri, che conosciamo di vista, e ci hanno chiesto se tutto era in ordine e se erano in corso scioperi. Ho detto loro che non c'era nessun problema, certo sono rimasto un po' sorpreso dalla visita, quindi ho chiesto se si trattava di un controllo casuale e mi hanno risposto che era un controllo a tappeto". Tra l'altro, secondo il dirigente scolastico non ce ne sarebbe nemmeno stato bisogno, perché "sulla riforma abbiamo una commissione che sta lavorando e non ci sono contestazioni vistose". Alcuni docenti, che preferiscono rimanere anonimi, confermano: "Il preside ci ha detto che i carabinieri volevano sapere se qualche insegnante era in sciopero o in agitazione contro l'applicazione della riforma Moratti. Ha usato proprio la parola sciopero. Hanno interpellato anche qualche insegnante e una bidella". "Per noi quella visita ha un chiaro intento intimidatorio. Le domande al preside ci appaiono superflue, perché le posizioni vengono espresse nel collegio dei docenti, dove tutto è verbalizzato. Se volevano, potevano andarseli a leggere", racconta un altro. Per i Cobas, invece, domande "come quella sulla prima ora" erano troppo dettagliate per essere improvvisate, "sembravano apprese da un questionario".