Manifesto: Sabato di libertà. Per informare e per insegnare
«Dovere di informare, diritto di sapere»:
Sara Menafra e Francesco Piccioni
Una manifestazione contro l'«aria pesante attorno alla stampa». Il segretario
della Fnsi Roberto Natale stringe in una frase l'elenco di buoni motivi per presentarsi sabato in piazza del Popolo al sit-in «Dovere di informare, diritto di sapere»: la protesta contro le querele a Repubblica e Unità, colpevoli di aver
raccontato il via vai di escort nella casa del premier, e quella contro l'invito di Berlusconi agli imprenditori perché non diano pubblicità ai giornali «catastrofisti»; la difesa del direttore di Avvenire, costretto alle dimissioni dopo la campagna de Il Giornale, e quella dalla parte del tg3 che si è azzardato
ad aprire una edizione agostana con gli operai della Innse in sciopero sul tetto.
Eppoi la protesta contro l'idea che la Rai debba essere dedita all'«assoluta obbedienza». E quella, sempre sullo sfondo, contraria alla legge che impedirà di pubblicare intercettazioni e atti istruttori. Insomma, dice Natale, «altro che farsa, sarà una manifestazione seria. C'è un clima pesante e scendere in piazza è sacrosanto». L'unico palazzo da ringraziare è il Quirinale: «Lo abbiamo sentito spesso vicino alla categoria dei giornalisti».
Per metter su l'iniziativa, la Federazione della stampa ha chiesto aiuto in particolare alla Cgil. Che ha organizzato trecento pullman da tutto il paese
e un po' di soldi per organizzare la piazza. Si comincerà alle 15.30 con un concerto dell'Orchestra di piazza Vittorio. Quindi alle sedici saliranno sul palco
l'ex presidente della corte costituzionale Valerio Onida, il giornalista e scrittore Roberto Saviano e, of course, il segretario della Fnsi Franco Siddi e quello confederale della Cgil, Fulvio Fammoni. Un'intera giornata a metà tra gli interventi politici - oltre all'Ordine dei giornalisti e i sindacati cronisti,
Paolo Beni dell'Arci e Flavio Lotti della Tavola della pace - gli attori Jasmine Trinca e Neri Marcorè e musicisti apprezzati come Teresa De Sio, Marina
Rei e i Tete de bois. (s.m.)
La scuola prova a farsi sentire. Assediata dai tagli del duo Gelmini-Tremonti, ammutolita dall’indifferenza dei media, divisa da normative pensate apposta per preparare plurime «guerre tra poveri» e tenere le proteste lontane dal governo. Sovrastata, infine, dalla manifestazione per la libertà di stampa, spostata in seguito all’attacco contro i paracadutisti a Kabul e «atterrata» sulla scadenza nazionale preparata da oltre un mese dai precari dell’istruzione (docenti e personale tecnico-amministrativo).
Un insieme di difficoltà che ha inciso anche sulla tenuta di un movimento fiero della propria autonomia da partiti e sindacati, ma anche fatalmente obbligato a conquistarsi buone relazioni con il mondo che lo circonda. Una difficoltà che si esprime a Roma, sabato pomeriggio, con due cortei distinti. Che partono intorno alle 15 a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, fanno percorsi diversi per poi ritrovarsi davanti al ministero dell’istruzione. Uno scenderà da Santa Maria Maggiore per via Labicana, il Colosseo, il Circo Massimo. L’altro si muoverà da piazza della Repubblica per raggiungere e attraversare piazza del Popolo (dove si concentrerà la protesta in difesa della libertà di stampa); da cui ripartirà – dopo uno o più interventi di precari dal palco – lungo gli argini del Tevere fino a risalire Ponte Garibaldi e concludersi in viale Trastevere.
Identica però la piattaforma rivendicativa:
1- dimissioni immediate del ministro Gelmini; 2- il ritiro dei tagli alla scuola pubblica previsti dalle legge 133 e di tutti i provvedimenti con cui sono stati attuati; 3- ritiro della legge 169/08 (maestro unico); 4- immissione in ruolo dei precari su tutti i posti vacanti; 5- abolizione del tetto massimo di un insegnante ogni 2 alunni diversamente abili (l.244/07); 6- ritiro del pdl Aprea; 7- corsi abilitanti per i docenti non abilitati in servizio. (f.p.)