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Manifesto: Se 200 mila precari vi sembrano pochi

Duecentomila esuberi? «Un'eredità del passato, impossibile da riassorbire». La ministra Mariastella Gelmini gela le proteste e dice no a un confronto pubblico con gli insegnanti «Nessun governo può assorbire tanti insegnanti» Gelmini senza freni: «Sono militanti politici»

03/09/2010
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il manifesto

Giulia Pacifici
ROMA
«Settecentomia insegnanti sono sufficienti, non c'è possibilità di sommare a questi altri 200mila precari creati dalla politica negli anni scorsi. Queste persone hanno la nostra solidarietà... Ma abbiamo un impegno morale a non creare altro precariato, perché nessun governo può assorbire 200mila precari». Quest'anno scolastico inizia sulla scia di settimane di mobilitazione dei precari. E inizia con una delusione per chi si aspettava un'apertura del governo alle richieste dei lavoratori della scuola. Alla sua prima apparizione pubblica dopo le ferie estive, durante una conferenza stampa a palazzo Chigi, la ministra dell'istruzione ha gelato le richieste di un pubblico confronto, rivoltole in questi giorni dai precari della scuola: «Adesso non li incontro per il semplice motivo che stiamo perfezionando degli accordi».
Secondo la Gelmini «chi protesta non sa ancora di essere stato escluso dalle supplenze, questo si vedrà fra qualche settimana. Sono disponibile a un incontro con i precari - prosegue il ministro - quando vedrò che la nostra azione a sostegno anche dei precari sarà giustamente considerata». E come il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio la settimana scorsa aveva liquidato i precari in sciopero definendoli «finti precari, solo militante politici» così la Gelmini afferma che «alcuni di quelli che protestano in piazza non sono precari ma esponenti di Italia del Valori». La risposta di Antonio di Pietro, leader dell'Idv, non tarda ad arrivare: «Il ministro Gelmini ha deciso che il precario ha diritto alla parola solo se fa parte della sua fazione politica, è un atteggiamento palesemente antidemocratico, tipico dei sistemi totalitari».
Ma chi segue la mobilitazione dalla piazza sa benissimo che i lavoratori della scuola si organizzano attraverso i coordinamenti (Cps) e le organizzazioni sindacali (RdB-Usb e Cgil) e sono veramente poche le bandiere dei partiti che sventolano ai presìdi.
I 200 mila precari a spasso? «Un'eredità del passato». Nel dettaglio le cifre sembrano liquefarsi. «I 42.000 tagli del 2009-2010, per effetto dei pensionamenti, sono in realtà stati 10 mila e nel 2010-2011 l'effetto pensionamenti ridurrà a meno di 3 mila i tagli effettivi». Domenico Pantaleo, segretario nazionale della Flc Cgil smentisce dati e argomenti. «Siamo di fronte al licenziamento di migliaia di persone - afferma Pantaleo - a 10mila insegnanti dichiarati in sopranumero, a scuole elementari che non possono garantire più i tempi scuola richiesti dalle famiglie, a classi più affollate e insicure, all'impossibilità di assicurare risposte adeguate d'integrazione per gli alunni disabili».
L'argomento precari e posti di lavoro non è stato l'unico ad essere trattato. Gelmini ha esposto le novità della riforma da lei stessa definita «epocale» per la riorganizzazione dei programmi nelle superiori «che pongono grande attenzione al grande escluso, il 900, all'italiano e alle materie dell'area scientifica». Guerra all'assenteismo nella scuola secondaria con il massimo di 50 assenze l'anno, pena la bocciatura. Partiranno i due nuovi licei, quello con indirizzo musicale e quello delle scienze umane.
«C'è gente precaria nella scuola che dopo 10-12 anni viene mandata a casa. Neanche i padroni delle ferriere fanno quello che stanno facendo Gelmini e Tremonti», commenta a caldo del segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Mentre dal presidio permanente di Montecitorio gli insegnanti precari non la mandano a dire. «Esprimiamo solidarietà al ministro perchè nessuno con un barlume di ragione avrebbe messo la faccia su questa riforma», commenta Giacomo Russo, uno dei precari della scuola palermitani in sciopero della fame, «ancora una volta il ministro non parla di scuola, del valore dell'istruzione, della pedagogia. Noi invece intendiamo affrontare argomenti seri. Per questo stiamo preparando una mobilitazione di massa che coinvolgerà tutto il mondo della scuola». Appuntamento: l'8 settembre prossimo.
Solidarietà ai precari della scuola è stata espressa ieri dai ricercatori universitari della Rete ricerca pubblica e della Rete 29 aprile: «Mentre tutti i paesi evoluti investono in formazione, in Italia si approfitta della crisi per smantellare scuole, università e enti di ricerca».