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Manifesto: Se la colpa del fallimento ricade sui ragazzi

Invece di mandare in vacanza la sua bocca, il ministro Gelmini si dedica al suo sport preferito: cavalcare per l'ennesima volta la parola "meritocrazia". Come si fa infatti, dopo aver tagliato selvaggiamente fondi e docenti della scuola pubblica, a tentare di giustificarne un finto miglioramento? Semplice: prendendosela con i ragazzi. Punendoli.

14/07/2009
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il manifesto

Giuseppe Caliceti

Lo dico subito: per me bocciare un ragazzino - che è ancora all'interno di un processo di apprendimento - è come sparare sulla Croce Rossa. È un autogol. È come dichiarare che si è fallito. Figurarsi cosa posso pensare di chi è felice se i bocciati aumentano perché così ci sarebbe più rigore! Eppure da un po' di tempo, anche a scuola, il vento è cambiato. Andiamo con ordine. Estate. Invece di mandare in vacanza la sua bocca, il ministro Gelmini si dedica al suo sport preferito: cavalcare per l'ennesima volta la parola "meritocrazia". Come si fa infatti, dopo aver tagliato selvaggiamente fondi e docenti della scuola pubblica, a tentare di giustificarne un finto miglioramento? Semplice: prendendosela con i ragazzi. Punendoli. E, indirettamente, con le loro famiglie, con i docenti, con se stessi. In una parola: bocciando. Come dimostrano tutte le vicende di Papi-Berlusconi con le sue veline, il governo in carica non è minimamente interessato né alla democrazia né alla meritocrazia. Eppure nel Paese dei Balocchi di un premier-Pinocchio, la fatina Turchina - scusate, la fatina Gelmini - seguendo l'esempio di Mangiafuoco Brunetta, continua a raccontarci la favola bella di una meritocrazia che tutto dovrebbe salvare.
L'occasione retorica? I recenti dati sull'aumento del numero dei bocciati nella scuola pubblica italiana - i dati delle private e dei vari corsi a pagamento naturalmente non fanno testo, lì i diplomi hanno un prezzo. Possiamo parlare di un record: 15.000 bocciati. Beh, di fronte a questi dati catastrofici, che fa la fata Gelmini? Un minimo di autocritica? Qualche dubbio? Neppure per sogno! Chi è bocciato è un asino: questo sostiene la finta fatina. La verità è che le bocciature sono la classica foglia di fico che evidenzia le vergogne della riforma Gelmini. Non potendo conciliare qualità dell'insegnamento con i tagli selvaggi, la finta-fatina fa retorica. La meritocrazia è solo un riflesso condizionato di un'impostazione di società e di scuola tipicamente economicista: lo Stato-Azienda, la Scuola-Azienda. La formulazione è lapalissiana: dare più soldi e prestigio a chi lavora meglio, darne meno a chi lavora peggio. Crea consenso, certo. Tutti sono d'accordo. Finché riguarda gli altri. Quando poi si inizia a indagare su cosa sia il meglio o il peggio, soprattutto nella scuola, le cose si complicano. Prendiamo i docenti. Don Milani, Loris Malaguzzi o Gianni Rodari oggi sarebbero considerati studenti o docenti meritevoli? O, piuttosto, facinorosi?
Insomma, le domande su una scuola italiana sempre più tartassata rimangono. Sempre più drammatiche e urgenti. Soprattutto quelle riguardo alla qualità, sempre più scadente. E alle difficoltà sempre più grandi, sia per chi sta da una parte e sia per chi sta dall'altra parte della cattedra. Per esempio, quante volte un docente riuscirà a fare il giro delle interrogazioni con più di 30 alunni in una classe? Risolvere tutto con i quiz come accade con l'Invalsi? Optare per una maturità a punti come con la patente? Con tutti i tagli di personale della scuola pubblica Gelmini come conta di garantire la continuità didattica? I tagli sono per caso un regalo alle scuole private che avranno manodopera a basso costo? Ormai lo sappiamo: la finta fatina Gelmini, quando parla di qualità della scuola, ha in mente solo un modo per tenere in riga gli studenti con bocciature e voti in condotta. Non vi ricorda nessuno?