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Manifesto: Servizi pubblici smantellati: il cittadino paga

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13/06/2010
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il manifesto

Chiara Zappalà ROMA

Sul treno che porta a piazza della Repubblica quattro trentenni parlano del lavoro che non c'è, del lavoro precario e di quello conquistato «solo perchè avevo le giuste conoscenze». In piazza per la manifestazione contro la manovra del governo organizzata dalla Cgil sono gi tanti gli uomini e le donne che potrebbero essere i genitori di quei quattro ragazzi e infatti dicono «siamo qui per i nostri figli. Noi ormai...».

Loro, gli impiegati della pubblica amministrazione, ormai hanno ricevuto il colpo di grazia. Blocco agli stipendi per i prossimi tre anni, blocco alla contrattazione integrativa, blocco del turnover, tagli alle pensioni, tagli agli enti locali. La manovra anticrisi prevede tutto questo. «Siamo già abituati ai sacrifici e continueremo a farli».

E infatti i manifestanti non prendono le buste paghe stratosferiche dei dirigenti statali, ma sono la maggior parte dgli impiegati pubblici. «Dovete scriverlo che lo stipendio medio di uno statale non è di 1800 euro come dice il governo - spiega Giuseppe, impiegato al ministero della difesa arrivato da Napoli - quasi tutti prendono 1200 euro al mese. Poi non è vero che le nostre paghe sono aumentate del 39% negli ultimi dieci anni, come dice il rapporto Aran. Questi numeri sono falsati dalle buste paghe dei dirigenti, quelli che prendono 200 mila euro all'anno».

Se gli uomini sono arrabiati, le donne lo sono ancora di più. «Mi chiedono di andare in pensione dopo 41 anni di attività - dice Nadia di Imola - un anno in più di quanto previsto e dovrò versare dei contributi che non mi torneranno indietro. Dopo di me ci sono tantissimi supplenti che non lavoreranno mai. A casa ho tre figli precari. C'è un disegno oscuro che vuole distruggere proprio questi nostri figli». Gli fa eco Emanuele: «Se tutti pagassero le tasse, non ci sarebbe bisogno di nessuna manovra». Continua Leonardo: «Vogliono distruggere scuola e sanità pubblica».

In piazza ci sono anche gli impiegati dell'agenzia delle entrate. Nei giorni passati si è parlato del divieto, contenuto nella manovra, all'utilizzo del mezzo proprio durante le ispezioni. Un gruppo venuto da Terni spiega che una circolare revoca il divieto. «Si sono resi conto che sarebbe stata una follia - dice Mario, che l'ispettore lo ha fatto per tanti anni - ma ci rimborseranno solo le spese. Non vedremo un soldo come salario accessorio».

Sono arrivati da tutta Italia, da Milano, da Salerno, da Oristano. Non solo dipendenti pubblici: i tagli dei servizi li pagheranno tutti i cittadini. Sono arrivati da Reggio Calabria, dopo dieci ore di bus sulla Salerno-Reggio. Antonello, reggino, autista Lsu prende 800 euro al mese, ha moglie disoccupata e due figli piccoli. Lancia l'ultimo grido, quello della disperazione estrema. «In Calabria si muore di fame».