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Manifesto: Somari per legge

L'idea di società del governo è quella di scollegare l'istruzione dal progresso, smantellare i principi base di ogni civiltà e rendere più fragili i piccoli umani, destinati a non sapere.

22/01/2010
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il manifesto

Mariuccia Ciotta
«Io ti vedo» è il leit-motiv di Avatar, vedere come conoscere, l'altro. La conoscenza è allenamento a modificare lo stato di cose esistenti, attrezzo creativo, sconfinamento mentale e materiale, e non a caso la riforma della scuola in via d'approvazione cancella la geografia nei licei, mentre si edificano confini anti-alieni.
L'idea di società del governo è invece quella di scollegare l'istruzione dal progresso, smantellare i principi base di ogni civiltà e rendere più fragili i piccoli umani, destinati a non sapere. Così ecco pronto l'emendamento per rubare un anno di scuola ai ragazzi, quindicenni fannulloni da mandare a lavorare, apprendisti stregoni a servizio dei «migliori» (fuori i figli degli immigrati). La misura che viola la legge sull'obbligo scolastico fino a 16 anni e sull'età minima per entrare nel mondo dei (dis)occupati è il segno della regressione del paese, che colleziona decreti su misura per il capo azienda. Non solo Berlusconi impone di stravolgere le regole a suo benificio, la legge non è uguale per tutti, ma istiga i suoi ministri a nuove invenzioni per privare i cittadini dei diritti che sembravano intoccabili.
L'attacco agli studenti, che si coniuga con la riduzione delle ore di lezione e degli insegnanti, nasconde non solo la concezione della cultura come valore superfluo, ma la paura di coloro che sanno. E dal momento che non è solo in aula che si apprende, l'ultima trovata è il famoso decreto Romani: spazzare via l'obbligo di programmare audiovisivi italiani ed europei (invece di aprirsi a quelli asiatici e africani), abrogare gli investimenti riservati al cinema e al documentario indipendente e imbrigliare la Rete. L'iniziativa, contro cui ha scioperato martedì l'intero settore, è in perfetta sintonia con il taglio dell'ultimo anno scolastico. Più si impara a decostruire l'immagine e la parola, a individuare l'ubicazione reale e fantastica di mondi diversi, più aumenta la capacità critica, e magari si smaschera il tg della sera.
Nelle pieghe del decreto cancella visioni di qualità, si nasconde anche un'altra perla. A partire dal 27 gennaio, data di attuazione della norma che regola «l'esercizio delle attività televisive», si stringe il cappio sulle tv a pagamento (o pay per view) che ancora possono trasmettere film vietati ai minori di 18 anni (Lynch, Almodovar, Scorsese). La Rai non può mandarli in onda neppure a notte fonda, secondo la legge Mammì, e adesso Sky (e non solo) dovrà spingersi oltre le ore 23 per mostrare un'«opera per adulti» (che non equivale a pornografia). E questo in nome della «tutela dei minori», gli stessi che vengono arruolati in età scolare ai lavori forzati. La conseguenza sarà una perdita per il rivale Murdoch, e un vantaggio per le reti «spettinate» berlusconiane, ma anche un'ulteriore aggressione all'integrità del film, sforbiciato per farlo rientrare nelle «fasce protette». Gli spot però non fanno male, e potranno correre tranquillamente sul piccolo schermo dedicato ai teen-ager. Massima coerenza con la società del «fare», dell'iperconsumismo e della vanità. Studia ragazzo, studia.