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Manifesto-"Sulla Carta Liberazione si scrive pace"

INTERVISTA "Sulla Carta Liberazione si scrive pace" Parla il segretario della Fiom Gianni Rinaldini: "E' evidente che siamo in guerra, e che rischiamo azioni terroristiche anche nel nostro paese...

11/04/2004
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il manifesto

INTERVISTA
"Sulla Carta Liberazione si scrive pace"

Parla il segretario della Fiom Gianni Rinaldini: "E' evidente che siamo in guerra, e che rischiamo azioni terroristiche anche nel nostro paese. Le responsabilità del governo sono enormi. Il 25 aprile? C'è un legame profondo tra i valori della Liberazione e il pacifismo"
ANGELO MASTRANDREA,

Non era ancora arrivata la notizia del probabile sequestro dei quattro italiani in Iraq quando la Fiom diramava un comunicato che invita a partecipare a tutte le iniziative pacifiste dei prossimi giorni, a partire da quella di ieri alla moschea di Roma, fino a quella contro la fiera delle armi leggere Exa a Brescia, sabato 17 aprile. E poi, con più nettezza rispetto alla Cgil, alle manifestazioni del 25 aprile promosse dall'Anpi, "caratterizzando la celebrazione della festa della Liberazione dal fascismo e dal nazismo anche come momento di manifestazione contro la guerra e per l'immediato ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, secondo la Costituzione, che ha la sua origine proprio in quella data". Inoltre, il sindacato dei metalmeccanici invita "tutte le strutture a coinvolgere nella mobilitazione lavoratrici e lavoratori, attraverso l'affissione di locandine in tutti i luoghi di lavoro e l'assunzione nelle fabbriche e nei territori di tutte le possibili iniziative di sostegno alla campagna per l'immediato ritiro delle truppe italiane dall'Iraq". Ne parliamo con il segretario nazionale Gianni Rinaldini.

Dopo la battaglia di Nassiryia, il rapimento di quattro italiani, probabilmente agenti di sicurezza privati, nei pressi di Baghdad, la missione italiana si configura sempre più come una missione bellica e non pacificatrice come sostiene il governo Berlusconi. Eppure, la permanenza dei militari in Iraq non viene messa minimamente in discussione dal centrodestra.

Quello che sta succedendo indica chiaramente che siamo di fronte ad una guerra, con tutti i suoi diversi aspetti. Le truppe italiane sono truppe d'occupazione in stato di guerra. Ma si rivela anche l'ipocrisia del cosidetto "intervento umanitario", con tutto ciò che questo comporta. Compresi i pericoli che sono determinati dalla prevedibile crescita delle azioni terroristiche, in tutti i paesi.

Sta dicendo che anche l'Italia è a rischio? Il Viminale ieri ha minimizzato l'allarme lanciato dal Sismi.

Certo. E' inutile continuare a tacere la realtà. Noi facciamo parte di una coalizione in guerra e che occupa un altro paese, e da qui bisogna partire per fermare questa spirale. Per questo il primo passaggio è il ritiro immediato delle truppe. Al punto in cui siamo arrivati la situazione è pericolosissima. Madrid non è lontana, è evidente che siamo soggetti ad attacchi di quel tipo. Non possiamo essere ipocriti e continuare ad affermare il contrario.

Se vogliamo dirla tutta, allora bisogna individuare anche le responsabilità delle diverse forze politiche.

La responsabilità è di chi ha coinvolto il paese in una guerra illegittima. Vi sono delle responsabilità politiche enormi, per questo la necessità di un dibattito parlamentare immediato mi pare evidente.

Il movimento pacifista si appresta invece a scendere in piazza il 25 aprile. La Cgil ha affermato di non avere intenzione di stravolgere il significato di quella data, facendo un po' un passo indietro. Lei cosa ne pensa?

Non spetta a noi indicare le caratteristiche della manifestazione del 25 aprile a Milano, che è indetta dall'Anpi con il significato e il valore che sappiamo. Ma è altrettanto evidente che esiste un rapporto profondo tra i valori del 25 aprile, vale a dire la conquista della democrazia e della pace con la sconfitta del fascismo, e il fatto che oggi la pace vuol dire chiedere il ritiro immediato di tutte le truppe d'occupazione dall'Iraq. E' inevitabile il rapporto di questa giornata con la guerra.

Visto l'evolversi della situazione nel Golfo, non ritiene che il 25 aprile potrebbe addirittura essere troppo lontano?

E' indubbio che la mobilitazione deve svilupparsi già nei prossimi giorni, proprio perché va combattuto il rischio dell'assuefazione. Negli ultimi dieci anni abbiamo continuato a pensare che quella in Iraq fosse una guerra lontana. Ora invece, ciò che avviene in quel paese così come in Europa rivela la realtà in tutta la sua drammaticità e toglie ogni velo di ipocrisia su ciò che il nostro paese va facendo.


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