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Manifesto: Sulla scuola non si discute: la fiducia blinda la riforma

ALLA CAMERA L'annuncio del governo che presenta un maxi emendamento

07/10/2008
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il manifesto

Eleonora Martini
ROMA
Nessuna discussione parlamentare. È blindato e non emendabile, il decreto Gelmini. Sui tagli alla scuola il governo non vuole rischiare, così blinda la riforma e su di essa pone la fiducia. La sesta dall'inizio della legislatura. Ieri sera alla Camera il ministro per i Rapporti con il parlamento Elio Vito ha richiesto il voto di fiducia presentando un maxiemendamento che ricalca il testo del decreto legge modificato dalla commissione Cultura di Montecitorio e ingloba alcuni emendamenti avanzati dalla stessa maggioranza. Quelli presentati invece dall'opposizione - 180 in tutto - non sono stati neanche presi in considerazione e a questo punto verranno trasformati in ordini del giorno in modo da rallentare in qualche modo l'iter parlamentare. «I tempi sono stretti - ha spiegato la ministra dell'Istruzione Mariastella Gelmini, riferendosi alla scadenza del 31 ottobre, giorno entro il quale il suo decreto deve esser convertito in legge pena decadimento - e con l'opposizione che fa ostruzionismo credo che i presupposti di urgenza per mettere la fiducia ci siano tutti». Un voto scontato, quello che sarà espresso a favore del governo, dunque, questa sera alle 19 dai deputati. Mentre l'approvazione dell'intero dispositivo slitterà probabilmente a giovedì, dopo l'esposizione degli odg dell'opposizione.
Qualche difficoltà invece c'è stata ieri riguardo alla relazione tecnica presentata dall'esecutivo sulla copertura finanziaria del maxiemendamento, mentre in commissione Bilancio la Lega nord ha posto un problema politico in merito alle graduatorie per gli insegnanti delle scuole elementari. Tanto che la seduta pomeridiana, inizialmente sospesa per un quarto d'ora dal presidente Gianfranco Fini in attesa dell'ok della commissione Bilancio, è ripresa soltanto quattro ore dopo. Alla fine gli errori tecnici sono stati corretti e la commissione ha dato parere favorevole (con il voto contrario dell'Udc), anche se, secondo i deputati del Pd che per protesta hanno abbandonato l'Aula, la copertura finanziaria non sarebbe affatto garantita, almeno riguardo le due ore di straordinario che gli insegnanti sono chiamati a svolgere nelle scuole elementari per coprire le 26 ore settimanali. Per quanto riguarda i precari, invece, la Lega ha ottenuto il ripristino del testo originario della ministra Gelmini che prevedeva graduatorie su base provinciale e non nazionale, come chiedeva la commissione Cultura di Montecitorio. In questo modo è stato scongiurato il pericolo dell'«invasione» di insegnanti del sud nel nord del paese. Altro regalo concesso alla Lega è la modifica dell'articolo 1 del decreto 137 con la quale si aggiunge nella nuova disciplina, «Cittadinanza e Costituzione», anche lo studio degli statuti regionali.
Ma la più importante novità del maxiemendamento - che contiene, inalterati, gli articoli più contestati della riforma Gelmini, quelli riguardanti il maestro unico, il voto espresso in decimi e la valutazione della condotta degli studenti - è senza dubbio il mezzo passo indietro sulla norma che prevedeva la bocciatura con un voto di insufficienza anche in una sola materia. Non sarà più possibile alle elementari, dove i maestri potranno bocciare solo «in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione», mentre nella scuola media inferiore sarà necessaria «una decisione assunta a maggioranza dal consiglio di classe». Altra novità è il recupero di fondi non spesi negli esercizi precedenti - 20 milioni di euro - da destinarsi al finanziamento di interventi per l'edilizia scolastica e in particolare per la messa in sicurezza di 100 scuole a rischio sismico. Allo scopo sarà nominato un «soggetto attuatore», d'intesa con la protezione civile e la conferenza unificata delle regioni. Infine, un punto condiviso anche dall'opposizione: l'inserimento nella graduatoria - e non in coda, come precedentemente considerato - degli insegnanti già abilitati dalla Ssis (le scuole di specializzazione) nel nono ciclo.
Le proteste contro la richiesta di fiducia non sono mancate, in Aula e fuori. «Uno schiaffo alla democrazia parlamentare», attacca l'Idv, e perfino la Cisl parla di «un brutto segnale». «È l'ennesimo rifiuto del governo di confrontarsi con l'opposizione - commenta il deputato Antonello Soru, capogruppo del Pd - È in atto un cambio sostanziale delle regole parlamentari , una violenza alla Costituzione. Ci chiediamo chi è lo sfascista in questo sistema».