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Manifesto-Sussidiari ridotti il no delle scuole

Sussidiari ridotti il no delle scuole Cresce il numero dei collegi docenti che non vogliono i testi scolastici "riformati". Cambiano i programmi per tutte le classi. L'Associazione italiana editori:...

29/05/2004
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il manifesto

Sussidiari ridotti il no delle scuole
Cresce il numero dei collegi docenti che non vogliono i testi scolastici "riformati". Cambiano i programmi per tutte le classi. L'Associazione italiana editori: "Preoccupati per i rimborsi. Fretta controproducente"
CINZIA GUBBINI
ROMA
Era nata come una provocazione: non adottiamo i libri di testo scolastici "riformati". E' diventata una prassi. I collegi docenti riuniti in questi giorni per scegliere quali libri proporre alle classi chiedono ai rappresentanti delle case editrici di poter continuare a utilizzare i vecchi testi, snobbando i nuovi. Per avere i numeri definitivi bisognerà attendere una quindicina di giorni, ma l'allarme serpeggia già al ministero e all'Associazione italiana editori, dove confermano che di telefonate per chiedere lumi ne sono arrivate molte. In ballo ci sono diversi aspetti: le scuole che rivendicano la propria autonomia, la contestazione ai contenuti della riforma Moratti, ma anche la convinzione, niente affatto ideologica, che non si possa imporre la riforma a tutte le classi delle elementari e delle medie, anche a quelle che hanno iniziato con i "vecchi" programmi.

I nuovi testi

Ma come sono fatti questi benedetti sussidiari "riformati"? Lo spiega Mario Musso, della Nicola Milano Editore, casa che ha preso la palla al balzo e ha fatto sapere alle scuole che per loro non c'è problema, possono essere richiesti i libri dello scorso anno. Aumentando considerevolmente i propri acquirenti. "Le pagine sono rimaste sostanzialmente le stesse - spiega Musso - solo che sono organizzate in maniera diversa. Aumentano in prima e seconda, mentre diminuiscono in terza perché le discipline, come storia, geografia, scienze e tecnologia, verranno studiate a partire dalla quarta. Cambiano poi soprattutto i contenuti: elementari e medie, infatti, sono ora in continuità. I programmi di storia e geografia, quindi, non si ripetono: in quarta elementare si comincia con la preistoria e si finsice in terza media con l'integrazione europea. In quarta elementare si comincia con le regioni italiane e in terza media si finisce con il mondo".

Basta mettersi nei panni di un insegnante che deve portare un ragazzino dalla terza elementare alla quarta per capire che si troverà a dover ripetere lo stesso programma già avviato in terza. Oppure di chi sta preparando i ragazzi di quarta e di quinta per le medie, dove i programmi non ricominceranno più dalla preistoria, ma direttamente dal medioevo. Clamoroso il caso dell'inglese: "Sarà pure vero che ora questa materia ora si farà, in tutte le scuole, a partire dalla prima elementare - spiega Musso - ma siccome è dimuito l'orario, quello che prima era contenuto nei libri dalla terza alla quinta, ora è stato "spalmato" a partire dalla prima".

Viva viva l'autonomia

Il contenuto dei testi, comunque, è solo uno dei problemi. A molti piace quest'impostazione graduale, su cui si era ragionato anche in passato. Ma il punto è un altro: le Indicazioni nazionali non sono mica i programmi scolastici. Nello stesso decreto e in una successiva circolare, è lo stesso ministero a dire che le Indicazioni sono adottate "in via transitoria fino all'emanazione dei regolamenti governativi". Che si fa se poi le carte in tavola cambiano (vedi la vicenda Darwin), chiedono le scuole? Cgil, Cisl e Uil hanno presentato ricorso al Tar contro le indicazioni, allegate - secondo i sindacati - in modo illegittimo al testo del decreto.

C'è poi la questione dell'autonomia delle scuole, che dal `99 stilano i loro piani dell'offerta formativa e sono libere, senza troppe pastoie burocratiche, di adottare i testi che desiderano. Il Collegio dei docenti è sovrano.

Per questo motivo la circolare emanata il 24 maggio scorso dal ministero per cercare di calmare le acque, in cui si ricorda ai dirigenti scolastici che i libri da adottare devono essere "confermi alle Indicazioni nazionali" ha fatto infuriare le scuole. I siti specializzati sono pieni di vademecum in cui si forniscono tutti gli strumenti legislativi per rispondere per le rime a chiunque tenti di mettersi in mezzo. In Emilia Romagna ci aveva provato la direzione regionale, con una circolare in cui si paventava l'"annullamento degli atti degli organi collegiali". A carico della direttrice è partita una denuncia al difensore civico regionale. Con l'autonomia delle scuole non si scherza.

Piccole case editrici sul lastrico

In questo baillame si muove anche l'Associazione italiana editori. Ciò che li preoccupa, in prima istanza, è che i vecchi testi delle elementari non corrispondano alle cedole per il rimborso statale: "che succederà quando l'ente locale dovrà rimborsare un libro con più pagine, come in terza, o con meno pagine, come in prima e seconda?", chiede la consulente dell'Aie per la scuola, Ethel Serravalle. Ciò non vuol dire che l'Aie non capisca il disagio degli insegnanti: "Quando nel luglio 2002 abbiamo visto le indicazioni nazionali sul sito del ministero, visto che nessuno ce li ha mai fornito ufficialmente - continua Serravalle - abbiamo subito capito che si sarebbero stati dei problemi. Lo abbiamo fatto presente anche al ministero in un'audizione. Pensavamo che le scuole si sarebbero ribellate di fronte a tanta fretta". E così è stato. Ora il problema è per le piccole case editrici: "Gli investimenti sono stati fatti. Se i nuovi libri non saranno accettati, le case editrici avranno dei problemi, soprattutto le più piccole". Annus horribilis per l'editoria scolastica, anche perché "il ministero quest'anno ha deciso di non correggere i finanziamenti per l'acquisto dei libri delle elementari secondo i dati dell'inflazione. Mentre noi l'inflazione l'abbiamo sentita".