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Manifesto: Tolleranza zero per l'Onda

Nel giorno dello sciopero convocato dalla Cgil agli studenti universitari romani viene impedito di uscire dalla Sapienza e di sfilare all'esterno. I giovani provano a uscire, la polizia carica. «Siamo stati sequestrati». Ed esplode la polemica sulle limitazioni ai cortei nella città di Alemanno

19/03/2009
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il manifesto

Stefano Milani ROMA
ROMA
L'Onda è tornata ed evidentemente fa paura. D'altra parte il premier Berlusconi l'aveva promesso lo scorso autunno, nel culmine del dissenso studentesco: «Manderò la polizia nelle università». Detto fatto. Così quello che doveva essere il ritorno dell'esercito del surf contro i tagli all'istruzione del trio Gelmini-Tremonti-Brunetta, è diventato lo spunto per mettere in pratica la linea dura del governo. La politica del manganello e del «da qui non si passa».
Succede a Roma, alla Sapienza, nella più grande università pubblica d'Europa. Cinquecento studenti caricati e sequestrati per ore all'interno della cittadella, intimati a non mettere naso fuori dalle mura accademiche, proprio nel giorno dello sciopero della conoscenza indetto dalla Flc-Cgil. L'idea era di uscire in corteo, arrivare fin sotto il ministero dell'Economia e confluire nel sit-in sindacale a piazza SS. Apostoli. Ma niente, la strada dell'Onda è sbarrata. Piazzale Aldo Moro, via dell'Università, via Cesare De Lollis, via Regina Margherita: ogni varco del quadrilatero universitario è off-limit, presidiato da polizia, carabinieri e guardia di finanza. Caschi, scudi e manganelli. Perfino i vigili urbani a dare un mano come possono, con palette e fischietti. «Correte stanno uscendo dalla parte delle segreterie...», grida un pizzardone ad un funzionario della celere.
Ma i caschi blu non si limitano a presidiare. Caricano. E più volte. La prima all'entrata principale di piazzale Aldo Moro, poi in quelle laterali. «Qui non si passa», intima un funzionario di polizia: «Il vostro non è un corteo autorizzato». La nuova politica del sindaco Alemanno ha già fatto scuola, il protocollo appena siglato sulla di restrizione dei percorsi dei cortei a Roma è preso alla lettera. Così le manganellate si sprecano. «Mi hanno circondato in quattro e picchiato con il manganello girato (come documenta la foto qui accanto, ndr.)», denuncia Emanuele mostrando i segni rossi sulla schiena e su un gomito. «Restiamo calmi, non cadiamo nelle loro provocazioni», grida qualcuno. L'«arma» studentesca rimane la parola, urlata e amplificata dal megafono: «Vogliamo andare nelle nostre strade: libertà di movimento». Ma niente «da qui non si passa», ribadisce il brigadiere dei carabinieri di turno sghignazzando.
I minuti passano e le parole lasciano spazio al lancio di giornali appallottolati, bottiglie, scarpe. Tante scarpe. Come hanno fatto gli universitari francesi contro i loro ministeri e come ha fatto il giornalista iracheno contro Bush. Le volevano gettare all'indirizzo del ministero dell'Economia, ma visto l'impedimento ad uscire in strada il tiro a segno è tutto contro i celerini. Al secondo tentativo di forzare i blocchi, arrivano a rinforzo gli agenti della guardia di finanza ed effettuano una nuova carica. Di «alleggerimento», diranno poi. Una «leggerezza» che manda sei ragazzi al pronto soccorso. A quel punto la tensione sale. Inevitabilmente. E oltre le scarpe, vola anche qualche sampietrino, accompagnato dallo slogan «Roma libera! Roma libera». All'interno della città universitaria, intanto, non c'è più un corteo unico, ma tanti gruppi, dieci-quindici persone che corrono da un lato all'altro, passando di facoltà in facoltà alla ricerca di una via d'uscita. Chi prova a «sfondare», davanti all'entrata di Antropologia, subisce un'altra carica, la terza. «Siamo sequestrati», urlano dal megafono. Fuori non si esce e allora qualcuno lancia la proposta: «Occupiamo il Rettorato». Ma anche lì le porte vengono prontamente serrate.
È mezzogiorno quando l'Onda si ricompatta. I ragazzi si ritrovano sotto la statua della Minerva, nel luogo da dove erano partiti due ore prima. «Bisogna parlare, bisogna denunciare quanto è accaduto», i vari leader dei collettivi si affrettano ad organizzare un'assemblea a Lettere. Il giudizio sulla giornata è pesante: «Siamo entrati in una nuova era, oggi possiamo dirlo con chiarezza, senza equivoci - si legge nel comunicato dei collettivi - La recessione è realtà concreta, il governo non ha dubbi: polizia contro gli studenti, polizia contro chi dissente, polizia e cariche contro chi la crisi non vuole pagarla! La mattinata della Sapienza ci parla di questo, ci parla del vuoto di democrazia che riguarda questo paese e la città di Roma, con il suo protocollo contro i cortei». E assicurano: «Non finisce qui». Ma non è una minaccia, bensì la consapevolezza che «l'Onda è tornata».