Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto: Tutti a scuola, senza gli studenti

Manifesto: Tutti a scuola, senza gli studenti

L'altra sera in tv è scoppiata la scuola

15/03/2007
Decrease text size Increase text size
il manifesto

L'altra sera in tv è scoppiata la scuola. Con il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, ospite di Ottoemezzo, e di Porta a Porta. Prime firme, presidi di provincia, genitori, psicologi, attori di fiction. E gli studenti? No, loro no, in punizione dietro la lavagna.
Giuliano Ferrara, che per l'occasione, insieme al ministro, aveva invitato l'editorialista del Corsera, Ernesto Galli Della Loggia e l'insegnante-scrittore, Marco Lodoli, era ossessionato dall'abuso dei cellulari in classe, dalla mancanza di disciplina e di autorità. Voleva che il ministro emanasse in diretta una messa al bando dei telefonini. Poi, in subordine, prendendo spunto da una lettera di studenti catanesi, che chiedevano ai professori una scuola capace di offrire contenuti, spronava il ministro a elencarne qualcuno. Legalità, rispetto, dare ai ragazzi la capacità critica, esemplificava il ministro. Assolutamente no, basta con il relativismo, il professor Galli Della Loggia preferirebbe ripristinare la lettura integrale della Divina Commedia.
Ma chi sono questi studenti di Catania ai quali Ferrara simbolicamente dedica la puntata? Ragazzi di Comunione e liberazione, spiega Ritanna Armeni, facendo innervosire il suo co-conduttore («questo etichettare sempre tutti è un malcostume»). Lodoli invece al revival del sommo poeta non ci crede, lui insegna in borgata, e lì tra Dante e la tv, la moda, i consumi, non c'è partita: «non sono i contenuti che mancano, ma la concentrazione il silenzio, la riflessione, si vive nella distrazione del consumismo». A questo punto è il professor Della Loggia che si intristisce: «la solita storia, tutta colpa della società». Invece? Sarebbe tutta colpa degli insegnanti, della femminilizzazione della categoria che ha portato «a una minore autorità e disciplina».
Ma qui interviene Bruno Vespa. Il conduttore ha preparato un piattino prelibato. Titolo: «lingue tagliate, presidi picchiati». In studio c'è un preside affrontato a brutto muso dai genitori di un ragazzo. Hanno provato a picchiarlo ma non ci sono riusciti. Accanto è seduta la mamma del bambino con la lingua tagliata dall'insegnante. Poi un professore di educazione fisica mandato all'ospedale dai parenti di un alunno. Fioroni ripete quel che aveva già detto da Ferrara: sono casi isolati, molto gravi, ma pochi. Vespa lo interrompe, lo assedia, lo sprona a licenziare un po' di insegnanti pagando di più quelli che restano, a «fare come la chiesa che è forte perché guarda lontano guarda alla storia: ministro guardi anche lei alla storia!».
Ma la storia non racconta che negli ultimi trent'anni i ministri della pubblica istruzione sono stati quasi tutti cattolici?
nrangeri@ilmanifesto.it