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Manifesto: Una lettrice del manifesto denuncia: «In quella scuola torinese classi razziste». Risponde il dirigente

«Non è discriminazione, ecco perché. Ma non lo farò più»

25/03/2010
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il manifesto

IL CASO
Cinzia Gubbini
«Nessuna discriminazione, lo posso assicurare. Semmai è il contrario: la nostra è una scelta di trasparenza. Ma il fatto che venga male interpretata da qualche genitore mi fa pensare che la prossima volta occorrerà essere più cauti: sicuramente non pubblicherò più graduatorie di questo tipo». Un po' si scusa, e un po' però rivendica la sua scelta Carlo Finicco, il dirigente scolastico della scuola Sclopis di Torino, dove - come denunciato martedì da una lettrice del manifesto con una lettera al giornale - sono stati pubblicati gli elenchi dei primi gruppi - non definitivi - per le classi della prima elementare, aggiungendo accanto a ciascun nome la dizione «italiano» o «straniero». «Ho letto in questa graduatoria il disprezzo e la non curanza della burocrazia, il fantasma del razzismo decretato per legge», denuncia la nostra lettrice. In effetti fa impressione che bambini di sei anni vengano distinti in base alla provenienza, senza contare che si tratta di dati sensibili. Dall'altra parte della «barricata», però, c'è un dirigente scolastico che guida una scuola all'avanguardia nelle politiche dell'intercultura, «questa storia è paradossale», non manca infatti di sottolineare Finicco. Cosa è successo allora, dove è scattato il corto circuito?
Probabilmente è uno dei frutti avvelenati del clima di emergenza che una scuola, persino preparata, deve gestire quando nel paese scatta la fuga dalle «scuole multietniche». E' questa la storia del circolo didattico gestito da Finicco. «Il fatto è - spiega il dirigente - che nei nostri tre plessi delle elementari da qualche anno si crea una polarizzazione che io, insieme al consiglio di circolo, abbiamo ritenuto sbagliato: i genitori italiani tendono a non segnare i propri figli alla Sclopis, e si concentrano invece negli altri due plessi. La motivazione è semplice: ritengono che ci siano troppi stranieri».
La Sclopis sorge vicino a Porta Palazzo e ben prima della circolare Gelmini sul «tetto» del 30% di alunni stranieri per ciascuna classe, il dirigente è impegnato a «recuperare» utenza italiana: «Non voglio essere frainteso: le nostre classi di quarta o di quinta dove la presenza di bambini di origine straniera supera di molto il 50% funzionano benissimo. Ma io credo che sia giusto creare un equilibrio, mescolare italiani e stranieri, proprio come succede nel mondo reale». Per questo quest'anno il dirigente ha proposto ad alcune famiglie, sia straniere che italiane, di spostarsi nei vari plessi. Ma quelle graduatorie? «Volevo che si trattasse di una scelta trasparente. E magari far notare che ci sono dei bambini con nomi stranieri che hanno cittadinanza italiana, e persino qualche caso inverso, come quando nomi italianissimi sono legati alle migrazioni dal sud America». Ma in tutto questo, quanto c'entra la circolare Gelmini? E si è rivelata uno strumento utile? «Il tetto, come viene chiamato, non lo rispetteremo comunque, la percentuale quest'anno è del 40%, ma in ogni caso la circolare prevede dei margini di flessibilità. Rispetto a quel documento - dice Finicco- penso che non sia utile imporre alle scuole delle operazioni astratte. Bisognerebbe invece aiutare le scuole a mediare con il territorio».