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Manifesto: Università, Mussi contestato

Studenti e precari chiedono al ministro di dimettersi. E il convegno Ds diventa un'assemblea

27/10/2006
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il manifesto

Eleonora Martini
Roma
Quando al grido di «Mussi libero» i ricercatori precari e gli studenti universitari della Sapienza srotolano il loro striscione su cui hanno scritto «O col governo o con l'università», lui li accoglie divertito. Tre ore dopo, quando il convegno «Ricerca e università: come migliorare la finanziaria», organizzato ieri dai Ds a Roma, si è ormai trasformato in una animatissima assemblea, il ministro del dicastero più penalizzato dalla prima manovra del centrosinistra si appassiona al microfono e difende «con le unghie e con i denti il governo Prodi».
«Ti devi dimettere non per quello che può succedere, ma per ciò che è già successo, perché non ti danno nessuno spazio di manovra per invertire lo storico disinteresse e disinvestimento dei governi italiani nella formazione e nella ricerca». Gli studenti e i precari si rivolgono così, informalmente, al ministro che è stato loro compagno di tante battaglie per il sapere e contro la precarietà. «Noi siamo qui per liberarti, perché tu sai di essere ostaggio dei tuoi sottosegretari e del corpo baronale», insistono. La sala si surriscalda, «Nostalgici!» grida qualcuno contro i manifestanti, ma è lo stesso Mussi a placare gli animi: «Far vedere anche i punti di conflitto è una delle funzioni della democrazia». Ma non sono i soli a protestare, ci sono anche gli «Studenti in movimento di Tor Vergata» e gli esasperati precari del Cnr e degli enti di ricerca che attaccano la riforma Bersani che riduce anche per gli atenei le spese del 20%.
«Vorrei stare nel Governo per l'università», è la risposta allo striscione di Fabio Mussi che lascia al contestato sottosegretario Luciano Modica la difesa dei punti più criticati della finanziaria. Punti sui quali anche Rifondazione comunista ha lavorato per redigere gli emendamenti presentati ieri mattina alla stampa e che saranno portati in commissione bilancio la prossima settimana. Innanzitutto troppo pochi i 140 milioni di euro stanziati nell'arco di tre anni per le nuove assunzioni, limitate ulteriormente da un secondo vincolo numerico, legato al turn over, che di fatto penalizza gli atenei più giovani. Siamo ben lontani dai 20 mila promessi nel programma dell'Unione, ma Mussi parla invece di migliaia di posti: «Nel 2008 ci saranno i concorsi - dice, ma gli contestano la mancata riforma - nel 2007 non siamo in grado di assumere 37.000 persone». Altro punto: il dimezzamento degli scatti di anzianità che riduce gli stipendi delle figure non contrattualizzate. L'articolo relativo, il 64, potrebbe essere cassato dalla manovra, annuncia Mussi ma, aggiunge, «dopo andrà aperta una seria discussione sulle progressioni di carriera e il premio di merito perché non tutti i docenti lavorano allo stesso modo». Il ministro poi rivendica l'istituzione dell'Agenzia per la valutazione, «organo terzo e imparziale sugli atenei», contestata invece perché affidata a privati. E ancora: il taglio ai fondi per il funzionamento ordinario delle università, che è «ancora in discussione», assicura Modica, e alla ricerca. Ma Mussi su questo non ci sta: «Ci sono 1,5 miliardi di euro stanziati per la ricerca dal 2007 al 2009, non era mai successo prima. E' una bestemmia paragonarci alla Moratti».