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Manifesto: Vera alternativa è una scuola laica e pubblica

Di questo parla il bel libro a cura di Luciano Palmisano: Quale laicità nella scuola pubblica? , edito da Claudiana. Il libro viene presentato stamattina nella sede della Cgil

16/03/2010
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il manifesto

Una bambina di sei anni, che fa la prima elementare, torna a casa e dice a suo padre: «L'anno prossimo voglio fare religione». «Ah, sì, e perché mai?», risponde lui sentendosi gelare il sangue. «Perché all'ora di religione si divertono e fanno tante cose belle, mentre noi ci annoiamo e non facciamo niente». «E dimmi», insiste il papà sentendo l'amaro salire in bocca, «e che farebbero di bello a religione?». «Cantano canzoni, guardano cartoni, e parlano di Gesù, mentre noi il massimo che facciamo è fare i compiti». Fa rabbia sentirsi raccontare una cosa così. Soprattutto per un genitore convinto che lo Stato sia ancora laico e la scuola pubblica pure. E che ogni alunno abbia diritto ad avere un'attività alternativa degna di questo nome e la scuola il dovere di offrirla. È come sentirsi traditi da qualcuno che dovrebbe difenderti. Di questo parla il bel libro a cura di Luciano Palmisano: Quale laicità nella scuola pubblica? , edito da Claudiana. Il libro viene presentato stamattina nella sede della Cgil a Corso Italia e dovrebbe essere letto da tutti i docenti che hanno a cuore la qualità della scuola pubblica. Spiega come in Italia l'attività alternativa è un'ora svuotata e scaduta. Ridotta a tappabuchi. L'istituzione scuola su scala nazionale considera «normale» il bambino che fa l'ora di religione e «scocciatore» quello che non si avvale. Per chi è esente non è previsto niente di organizzato e programmato. Tutto ricade sulle spalle delle singole insegnanti che spesso non sanno letteralmente cosa fare. Per cui si va in corridoio, si fanno i compiti, si aiuta un alunno che è rimasto indietro, si aiuta la maestra a mettere a posto gli scaffali, si fanno cartelloni, si va nelle altre classi, si fanno disegni per occupare il tempo. Ok, direte voi, sempre meglio che fare religione. E invece no! Perché questa non è attività alternativa. I bambini si demotivano, i genitori si scoraggiano. Soprattutto ora che il paese diventa meticcio bisogna valorizzare l'idea di laicità. E una grande responsabilità ricade tutta nelle mani dei docenti e del collegio dei docenti. È un loro dovere costituzionale. È così difficile organizzare un'attività alternativa attrattiva? È così difficile creare gruppi di alunni interclasse? Il libro è chiaro su questo: Solo un'attenta e responsabile progettazione da parte dei dirigenti e degli insegnanti tutti può valorizzare l'ora alternativa e provare a vincere la sfida della laicità. Per sentire dire ai bambini: «Pure io, pure io, voglio fare l'ora alternativa!». Forse in Italia sarà sempre vero il contrario, ma noi non smetteremo mai di lottare e provarci.