Manifesto: Verso una mobilitazione nazionale? Sindacati in ordine sparso
La Cgil vorrebbe muoversi «entro ottobre», la Cisl cerca la mediazione con il governo. Cobas oggi davanti al ministero
Sara Farolfi
Come un grande licenziamento di massa, ma senza cassa integrazione, nella fabbrica più grande del paese, nazionale perdipiù. Con i tempi che corrono, si capisce che sia questa la metafora che più frequentemente ricorre per dire della «punta d'iceberg» - 25 mila insegnanti precari che resteranno senza lavoro, è la stima - che però, trattandosi di scuola, nasconde un disegno più complesso e ardito. Ne è convinto Mimmo Pantaleo, segretario Flc Cgil: «L'obiettivo del governo, come ha fatto intendere chiaramente il ministro Gelmini intervenendo al meeting di Cl a Rimini, è quello di distruggere la scuola pubblica e fare largo a quella privata. Perciò è chiaro che la battaglia per la difesa dei precari è una battaglia che riguarda, oggi più che mai, il futuro del paese».
La rivolta degli insegnanti precari in tutto il paese chiede risposte anche alle sigle sindacali. Ma anche su quello che sembra l'unico capitolo rimasto permeabile a un discorso unitario, le differenze sono marcate. «La mobilitazione è strada obbligata per ottenere risposte convincenti su tutti i punti che abbiamo sollevato», annuncia Pantaleo. I punti sono sostanzialmente tre: la copertura di tutti i posti vacanti nelle scuole mediante la stabilizzazione degli insegnanti precari, il ritiro dei tagli e l'estensione degli ammortizzatori sociali. La segreteria Cgil chiede al governo «la convocazione di un tavolo». Il 10 settembre l'Flc Cgil si incatenerà davanti al ministero, ma «entro ottobre ci sarà una mobilitazione di tutto il mondo della conoscenza, perchè non dimentichiamoci che anche per l'Università è in arrivo un piano di tagli di 1,5 miliardi, e le cose non vanno meglio per la ricerca», aggiunge Pantaleo.
Ci saranno anche le altre sigle sindacali? Difficile. La Cisl non si sbilancia, anzi è convinta che una mediazione sia possibile. «Nell'immediato bisogna risolvere l'emergenza occupazionale dei precari, per tutto il resto ci sarà tempo per discutere», dice Giorgio Santini, della segreteria del sindacato di via Po. Come? In questi giorni sono in corso incontri al ministero per definire la cosiddetta «indennità di disponibilità», una sorta di anticipo dell'assegno di disoccupazione - normalmente versato dall'Inps un anno dopo il periodo di non lavoro - per chi si ritrova senza supplenza. Secondo la Cisl, si potrebbe poi aumentare il numero delle immissioni in ruolo e prevedere appositi piani formativi regionali.
Secondo Piero Bernocchi dei Cobas (che oggi protestano davanti alla sede del ministero) l'indennità di disponibilità è «una vera e propria truffa, un modo per tentare di dividere il fronte dei precari visto che, se anche si troverà il modo di finanziarla, riguarderà il 10% di loro». I sindacati di base (Cub, Cobas, Sdl) hanno indetto per il 14 settembre una giornata di mobilitazione a livello territoriale, per il 23 ottobre era già in programma lo sciopero generale.
Il coordinamento precari della scuola che si sta mobilitando in tutto il paese ha invece le idee piuttosto chiare e chiede l'eliminazione di tutti i tagli, l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari sui posti vacanti, il ritiro della circolare che impone il completamento di tutte le cattedre a 18 ore e l'eliminazione degli straordinari imposti dai provveditorati, il ritiro, infine, del progetto di legge Aprea che vorrebbe introdurre la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei presidi. Anni di formazione, tra concorsi e scuole di specializzazione, e per molti, molti anni di servizio sulle spalle: «Abbiamo garantito con sacrifici la qualità e l'esistenza stessa della scuola pubblica - dicono - non possiamo tollerare che un pugno di cialtroni, con un criterio meramente contabile, affossi le nostre legittime aspettative di un lavoro stabile e dignitoso».