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Mattino-De Mauro, le parole come balsamo

De Mauro, le parole come balsamo Marco Rossi-Doria Viene da consigliare il libro di Tullio De Mauro La cultura deg...

24/09/2004
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Il Mattino


De Mauro, le parole come balsamo
Marco Rossi-Doria
Viene da consigliare il libro di Tullio De Mauro La cultura degli italiani (a cura di Francesco Erbani, Laterza, 10 euro) non già per la semplice lettura, ognuno a casa propria, ma per la ripresa dell'uso antico della lettura in comune a voce alta, con tanto di pause e interruzioni per i commenti, passo passo. Lo penso per davvero. E così mi immagino, un po' come fanno i bambini che sognano le magie capaci di creare il mondo auspicato, gruppi di docenti delle scuole di ogni ordine e grado riuniti insieme o gruppi di imprenditori e di cittadini che si occupano di lavoro e di sindacato o di politici genitori e genitori che non si occupano di politica che leggono insieme. E avviano commenti e scambi pacati sui quesiti di fondo che questo bel libro pone a noi e al nostro futuro comune.
Quesiti decisivi, che vengono avanti - ed è questo un ulteriore merito - in modo che molti ne possano cogliere la urgenza e il senso, giovani, giovanissimi, persone non addette ai lavori. Perché la nostra splendida lingua riesce a stupire ancora coniugandosi in modi impensati con i tanti dialetti d'Italia pur entro una quantità di parole, comunemente usate, che tende a restringersi, impoverendoci tutti, separandoci dalle possibilità del sapere? Com'è che la nostra scuola e la nostra università perdono colpi e non riescono, nonostante i tentativi di riforma o le riforme annunciate, ad attrarre la attenzione effettiva di chi decide il bilancio dello stato e, più in generale, della classe politica, con rare eccezioni? E perché, ben oltre le loro mura, tanta parte dei nostri concittadini sono funzionalmente analfabeti? Perché siamo il paese di inventori che deposita il minor numero di brevetti ? Perché la tecnica, la tecnologia e le scienze applicate godono, come in nessun altro paese avanzato, di tanta colpevole e cronica esclusione mentre permane l'anacronistica separazione tra scienze e umane lettere? E come si riverbera tutto questo sulla informazione, sulla politica, sulla preparazione dei docenti, sulle competenze necessarie a essere cittadini oggi, sulla stessa nostra democrazia?
Intorno a questi temi, De Mauro - sapientemente tallonato da Erbani e invitato a dirla tutta - ci introduce alle possibili risposte, in modo potente e diretto, con la chiarezza di chi non ha bisogno, appunto, di girare intorno agli argomenti e di alludere senza dire. Così vengono raccontati i fatti e, insieme, alcuni passaggi della storia politica e della storia della educazione, decisivi, in cui questi si sono collocati, e vengono fornite le cifre ben ponderate ogni volta e che danno senso ai fenomeni descritti e, santa cosa, vengono detti nomi e cognomi.
Il libro è costruito in modo anche lieve, con spirito, senza astio risentito; eppure ci fa osservare, domanda dopo domanda, risposta dopo risposta, qualcosa che non ha nulla di lieve o di rassicurante. Il paesaggio che ci è posto davanti, infatti, quasi visto dall'alto, è quello di una desertificazione crescente, implacabile e le strade che ci vengono descritte per arrivare al cospetto di questa arida terra sono le molteplici vie attraverso le quali la cultura di noi italiani è arrivata ad un punto di declino che ci mette tutti in pericolo e che ci rende già da tempo molto più poveri degli altri, con molte meno possibilità di futuro. In un paese in cui - come ammoniva Vittorio Foa - il peggior danno che viene dall'attuale esecutivo non è dato da questa o quella misura di governo ma è rappresentato dalla ferita terribile alla vita civile e a ciascuno di noi che è il privare di senso le parole, in un paese in cui il messaggio che ci viene addosso dalle stanze di governo - ma anche dall'opposizione, in verità - è che puoi strillare o comunque asserire senza argomentare pur di presenziare la scena, è bello leggere il libro del professore della lingua per eccellenza in cui la parola riprende valore. E porta al ragionamento sullo stato delle cose ma anche sul da fare e al tema della riparazione dei danni constatati. In questo vi è qualcosa che assomiglia a un balsamo.