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Mattino:Finanziaria, il governo si divide sui tagli

Tutti contro. Dai sindacati già pronti a scendere in piazza, ai rappresentati degli enti locali, dall’intera maggioranza fino ai suoi stessi ministri

27/09/2006
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Il Mattino

Finanziaria, il governo si divide sui tagli

GIUSY FRANZESE Roma. Tutti contro. Dai sindacati già pronti a scendere in piazza, ai rappresentati degli enti locali, dall’intera maggioranza fino ai suoi stessi ministri. È stata una giornata al calor bianco quella di ieri per Prodi e Padoa-Schioppa. Incontri dopo incontri, riunioni su riunioni, vertici e chiarimenti. La ”loro” Finanziaria è riuscita a scontentare davvero tutti. Tanto che in serata sono fioccate le smentite e le promesse di marce indietro. In particolare sul capitolo scuola. «È mio dovere, di fronte ai problemi che fanno emergere diversità di posizioni, prendere in riesame il capitolo. Vediamo cosa si può fare per riarmonizzare anche questo capitolo» è l’annuncio serale dello stesso premier. Proprio sulla scuola il Tesoro pensava di intervenire con l’accetta. Nel bailamme generale solo l’opposizione si sfrega le mani, assistendo con grande gaudio ai dissensi interni alla maggioranza. Tutto comincia in mattinata, quando inizia a circolare una bozza di Finanziaria, nella quale si evince che sono in arrivo pesanti tagli alla scuola, alla sanità, al pubblico impiego con il blocco del turn-over. Per il rinnovo del contratto degli statali ci sarebbe appena un miliardo disponibile e si prevede anche l’accorpamento in un unico istituto degli enti previdenziali. L’incontro a Palazzo Chigi dei sindacati di categoria poi conferma il tutto, in particolare i tagli alla scuola. Ed ecco che si scatena un diluvio di proteste. Scendono in campo i sindacati (confederali, autonomi e di base) che minacciano di tutto, proteste, mobilitazioni e scioperi, fissando una prima data per il 10 novembre. Organizzazioni di studenti e di genitori diramano note di fuoco. Nel frattempo cresce il malumore nella maggioranza. E a poco serve la smentita del Tesoro che bolla la bozza come «superata e inattendibile». Partono con il dissenso dichiarato i partiti della sinistra radicale, ma dopo un po’ il coro abbraccia tutte le componenti della maggioranza. Compreso il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, della Margherita, che dichiara: «Le indiscrezioni che circolano non mi appartengono e sono certo che non appartengono a nessun componente di un governo di centrosinistra, tanto meno del nostro». Una presa di distanza che tranquillizza poco. A decidere sui tagli, come è noto, non è il singolo ministro di spesa, ma quello dell’Economia. I malumori non si placano. La senatrice diessina Annamaria Carloni parla di «tagli indefinibili e insostenibili» e, sempre nei Ds, Andrea Ranieri, definisce i tagli annunciati «rozzi e del tutto scollegati da ogni disegno riformatore». Pietro Folena di Rifondazione ricorda che nel programma dell’Unione c’è scritto esattamente il contrario. E così i Comunisti, l’Udeur e gli altri. Alle lagnanze sulla scuola si aggiungono anche quelle sulle misure, considerate insufficienti, per il Sud. La Margherita si riunisce e stila un elenco di sue proposte alternative. E poi c’è il capitolo previdenza: una norma accorpa tutti gli enti pubblici in un unico istituto, l’Inpu. I sindacati insorgono e arriva la smentita del ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Ma non sono solo le singole misure a creare scompiglio. I ”piccoli” della coalizione si lamentano di aver appreso le notizie solo dai giornali. C’è un incontro del governo con i capigruppo fissato per domani, ovvero 24 ore prima del varo della Finanziaria. Oliviero Diliberto è tranchant: «È tardivo». Nel pomeriggio il segretario di Rifondazione, Franco Giordano, varca il portone di Palazzo Chigi. Uscendo riferisce ai cronisti: «A Prodi ho espresso la nostra ostilità e criticità ai tagli». Il premier prende atto e poco dopo annuncia che sulla scuola cercherà di rivedere il capitolo con Padoa-Schioppa e Fioroni. Poi cerca di minimizzare: «Non ci sono difficoltà insormontabili». A cena cercherà di convincere anche i leader di Cgil Cisl e Uil invitati per un nuovo incontro informale. Ma non è un compito facile. In mattinata la stessa operazione con Confindustria (un’ora e mezza di incontro a Palazzo Chigi alla presenza anche di Padoa-Schioppa e Visco) aveva prodotti risultati scarsi. È lo stesso Montezemolo a riferirlo: «C'è una serie di temi, di punti, che sono ancora da chiarire ed approfondire».