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Mattino-Maturità, un finto dramma che divide ancora

RISPONDE PIETRO GARGANO Maturità, un finto dramma che divide ancora Gli esami di maturità, anche quest'anno, si r...

02/07/2004
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Il Mattino


RISPONDE PIETRO GARGANO
Maturità, un finto dramma che divide ancora
Gli esami di maturità, anche quest'anno, si risolveranno probabilmente in una specie di farsa soprattutto agli orali, ma un po' anche per gli scritti, dove con tutti i plagi predisposti e possibili ci si prepara a leggere una specie di copione, proprio come si fa a teatro, e a raccogliere messaggi dai vari suggeritori. Si capiscono le ragioni, anche economiche, di commissioni completamente interne, con qualche motivo, più o meno fondato in teoria, di un più funzionale accertamento. Ma in genere è ormai scontato lo svolgimento di un esame che - fino agli stessi risultati - ricalca le prove d'esame tante volte affrontate e concordate nel corso dell'anno.
A parte il contesto macchinoso dell'esame, risalente alla riforma berlingueriana, con particolare riguardo alla complessità delle valutazioni, in un quadro generale congegnato in modo che un minimo di sufficienza necessario alla promozione non può mancare: ma che senso ha questo solenne esame nazionale fatto con gli stessi docenti di un proprio corso di studi? A questo punto, una tale messa in scena appare almeno superflua, se non controproducente in fatto di autenticità: tanto vale procedere semplicemente a regolari operazioni di scrutinio, senz'esame, relativamente all'ultimo triennio di studi. Le commissioni esterne, a livello nazionale, resterebbero l'unico sistema, insostituibile, per la verifica per un esame serio di maturità, la verifica di un corso scolastico preuniversitario, nel superiore interesse di un titolo di Stato.
Aldo Morretta - SALERNO
Mentre i nostri ragazzi sono impegnati negli esami, molti sono coloro che guardano già all'alta percentuale di promossi come una vera e propria catastrofe e rimpiangono i tempi delle commissioni esterne e della falcidie che queste compivano. Penso che costoro, piuttosto che la durezza delle prove, rimpiangano la loro giovinezza. Io, al contrario, mi auguro che tutti siano promossi e che perfino le università siano intasate piuttosto che desolatamente deserte. Per giustificare questa speranza, mi sia consentita qualche breve osservazione.
Già quando Gabrio Casati prolungò la scuola elementare dalla terza alla quinta classe si gridò allo scandalo e, nonostante fossero passati quasi cento anni, nel 1962 furono in tanti a strapparsi i capelli quando venne abolito l'esame di ammissione e la scuola media divenne scuola d'obbligo. Ora, se è vero che si è addolcita quella severità di un tempo, è vero anche che, specialmente qui al sud, l'analfabetismo toccava punte dell'80%, mentre oggi questa piaga è stata quasi del tutto debellata. E poi, se ci fermiamo per un attimo a riflettere, ci accorgeremo che, fino agli anni '60, tanto per un esempio, in una cittadina di cinquantamila abitanti c'erano tre medici, mentre oggi ce ne sono cento. E non è vero che quelli erano sempre bravi: è vero il contrario perché la medicina, in questi ultimi anni ha fatto passi da gigante e i nostri cento medici di oggi non hanno nulla da invidiare a quei tre di una volta.Io mi preoccuperei di altri fenomeni negativi, quali l'analfabetismo di ritorno, l'evasione scolastica, la mancanza di strutture, la preparazione professionale, lo scarso numero di laureati e di ricercatori. Rispetto ad altri paesi siamo molto indietro come livello culturale e questo non si innalzerà di certo cacciando a pedate coloro che fanno una certa fatica a tenere il passo con quel processo di formazione e di istruzione indispensabili alla crescita di un paese.
Non scandalizziamoci, dunque, per qualche promozione concessa con manica un po' larga perché si può crescere anche stentatamente: il necessario è che una crescita, anche se non proprio perfetta, ci sia. Disse una volta a un esaminando il professore Mazzetti, filosofo e rettore universitario: "Stenterai a diventare un dottore in filosofia, ma io ti dò trenta perché sono certo che ti sottoporrai a tutti gli stenti che ti saranno richiesti dalla necessità di diventarlo".
Nicola Galluccio - SCAFATI (SA)
Due lettere speculari, la seconda sembra la risposta alla prima. Severità o tolleranza? Abolire addirittura gli esami di maturità o tenerceli così perché comunque spingono avanti negli studi?
Le commissione interne sgradite a Morretta non hanno provocato grandi variazioni. Anzi, al loro esordio nel 2002, la percentuale dei promossi è addirittura scesa: 96,65 per cento contro il 97,8 dell'anno prima. Si è fatta piuttosto sentire l'apertura alle scuole private, dove la media dei maturati è superiore a quella "statale" e i candidati sono passati dai 774 del 2001 ai quasi 9.000 del 2003.
Anche nella severa Germania hanno tutti membri interni. In Svezia e in Spagna gli esami non si fanno proprio, però c'è la selezione obbligatoria per l'accesso all'università. Il resto d'Europa procede in ordine sparso. La formula della maturità continua a dividere, ma in fondo basterebbe far fare bene gli anni precedenti. E lì che cascano gli asini e le riforme.