Mattino/Napoli: «Sì alla scuola aperta ma servono risorse»
commenti all'intervista del ministro Fioroni
CARLA DI NAPOLI Crimine minorile, illegalità diffusa e fuga dalle aule: un solo grumo, a Napoli. Dove l’aumento esponenziale dei reati compiuti da adolescenti in età scolastica ha fatto dire al ministro della Pubblica Istruzione Beppe Fioroni, in un’intervista di ieri al Mattino, che ciò «rappresenta un campanello di allarme gravissimo per la scuola italiana», la quale «dovrà mettere in campo tutta la propria capacità di aprirsi al territorio in cui opera», intendendo ciò «anche fisicamente». «Penso a scuole dove si possa andare anche di pomeriggio, a Scampia come a Forcella - ha precisato Fioroni - dove si studia e si impara ad essere cittadini e cittadine». Il nodo principale resta quello della dispersione scolastica: ottocento-mille ragazzini delle scuole medie di Napoli e provincia che ogni anno mancano all’appello tra i banchi, e altri seimila delle scuole superiori, iscritti nei registri scolastici ma che in realtà sono studenti semi-fantasma, nel senso che tra difficoltà varie e bocciature, entrano e escono dalle aule per mesi fino a non rientrarvi più. Il picco di dispersione si verifica nel primo anno delle superiori, in particolare negli istituti professionali. Che fine fanno questi ragazzi? Se abitano nei quartieri cosiddetti a rischio la possibilità che vengano contattati dalla criminalità organizzata o da piccoli gruppi delinquenziali diventa molto alta. E l’allarme sociale sale. Così le priorità per la scuola, oggi sono essenzialmente due, ha affermato il ministro Fioroni: battersi affinchè i ragazzi scelgano di restare tra i banchi. E, parallelamente, trasmettere loro il senso della legalità. «Proprio la legalità è sempre stata il mio vessillo - commenta il dirigente scolastico regionale della Campania, Alberto Bottino - Certo, quello che si fa è ancora troppo poco, si deve fare molto di più. Il metodo dev’essere quello della condivisione con tutti gli enti pubblici, le associazioni, le forze di polizia, che devono stare di più accanto alla scuola. L’altro punto è cercare di rafforzare il coinvolgimento delle famiglie». Quanto alla dispersione scolastica, Bottino conferma che nelle scuole di secondo grado è collegata soprattutto all’insuccesso scolastico. «Ed è su questo che bisogna lavorare - afferma - contando su insegnanti che in Campania sono entusiasti e generosi, a parte le eccezioni». «Edifici scolastici aperti anche di pomeriggio? Sono d’accordo, noi in Campania abbiamo anticipato la volontà del ministro Fioroni - sostiene l’assessore regionale alla Formazione, Corrado Gabriele - Ci crediamo talmente tanto che abbiamo varato il bando ”Scuole aperte”. Sono oltre 700 le domande pervenute in Regione (150 scuole di Napoli, 212 della provincia), praticamente dalla metà delle scuole della Campania. Il bando prevede per 50 istituti un contributo di 50 mila euro perchè mantengano i locali aperti nel pomeriggio organizzando attività per giovani, anziani, disabili e immigrati. Il successo dell’iniziativa sta a significare che abbiamo toccato un tema centrale per il mondo della scuola». Quanto alla dispersione scolastica, l’assessore Gabriele afferma: «È ancora alta, ma ora in Regione abbiamo un’anagrafe scolastica degli iscritti completamente informatizzata, e ogni istituto può incrociare i dati attraverso un sito al quale accedere con password personale». E nella questione spinosa del nesso che c’è tra dispersione scolastica, disagio e criminalità adolescenziale non può mancare il parere di un ”maestro di strada”. Si tratta di Cesare Moreno, che tra l’altro ha appena ricevuto dal ministero della Pubblica Istruzione una targa-premio intitolata ai maestri di strada, per l’opera svolta in favore dei ragazzi in condizioni difficili e l’impegno profuso per tenerli a scuola. «Il problema è che l’istruzione, in quanto neutra, non può incidere sull’educazione - dice Moreno - Quest’ultima richiede la cucitura di relazioni tra le persone. Prima occorre stabilire dei legami: le regole saltano fuori e vengono assorbite solo se passano dai legami. La legalità, insomma, si pratica nelle relazioni. E la scuola pubblica, così com’è strutturata oggi, non ne crea». «Si può cambiare solo con una rivoluzione culturale - aggiunge Moreno - E se la scuola italiana raggiunge ugualmente dei risultati nel campo della formazione, ciò avviene nonostante la sua asetticità, grazie a insegnanti che si reinventano il mestiere giorno dopo giorno». Sulle aperture pomeridiane Moreno è perentorio: «L’idea può funzionare solo se gli edifici, di pomeriggio, diventano centri di organizzazione comunitaria, dove si fa musica, cultura di genere, disegno, attività che marchino le inclinazioni degli studenti, con genitori che si fanno parte attiva. Dove si fa tutto, insomma tranne che istruzione». Scule aperte tutto il giorno? Una voce dissenziente viene dalla docente Flavia Piro, preside della scuola media «Carlo Levi» di Scampia (istituto pluripremiato per l’impegno didattico e sociale, anche recentemente dal presidente Napolitano e dal ministro Fioroni a Roma). «Il ministro non fa i conti con tutto ciò che è intorno alla scuola - ribatte la Piro - Abbiamo paletti di tipo economico, amministrativo, e anche di sicurezza. Si vorrebbe curare la dispersione scolastica a costo zero, ma non è possibile. Abbiamo i drogati che girano intorno alla scuola fino a tardi, e altre persone poco raccomandabili». E rimarca: «Quando chiamo una pattuglia della polizia non sempre viene, perchè sono poche, manca una rete protettiva intorno. Non a caso quando ho cercato di attivare i doppi turni per un problema di agibilità, i genitori mi si sono rivoltati contro. In una parola, occorre investire nell’istituzione scuola, primo campo sociale dove i ragazzi crescono».