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Maturità, il ministero precetta i presidenti di commissione mancanti

Ritardi nelle nomine in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana. Nella scelta dei docenti non sarà più necessario avere 10 anni di ruolo

01/06/2020
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la Repubblica

Corrado Zunino

Il ministero dell’Istruzione, a due settimane dall’orale di Maturità (sarà il prossimo 17 giugno), ha deciso di precettare i presidenti di commissione mancanti. L’ultimo dei ritardi di una stagione in continua rincorsa.

La direttrice generale degli ordinamenti, Maria Assunta Palermo, ieri ha comunicato in videoconferenza che nel Paese le risposte non pervenute agli uffici scolastici regionali per quel ruolo sono «meno del dieci per cento» e che bisogna garantire a tutti gli studenti «il diritto costituzionale ad essere esaminati da commissioni regolarmente costituite». Sono 1.200 i presidenti non ancora trovati su 12.900 commissioni, il 9,9 per cento. È partita, quindi, l’ordinanza ministeriale «volta ad assicurare il reperimento urgente dei presidenti per l’esame conclusivo del secondo ciclo».

La situazione è molto diversificata a livello regionale. In Lombardia sono ancora da fare 770 nomine su 1.790 commissioni (a Milano 270 su 558). Sono in difficoltà anche gli uffici scolastici di Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, tutte regioni duramente colpite dal coronavirus. Anche nel Lazio alcune caselle sono ancora da sistemare.

L’ordinanza fornirà ai direttori degli Uffici scolastici regionali lo strumento normativo per provvedere alle nomine d’ufficio: per la scelta dei docenti non saranno più necessari dieci anni di anzianità di ruolo. Come ultima possibilità, potranno essere assegnate diverse commissioni allo stesso presidente. L’ordinanza specifica, poi, che il commissario interno con una patologia che lo espone a rischio contagio potrebbe fare — presentando certificazione medica — gli esami in videoconferenza qualora risulti, da apposita certificazione medica, il rischio di contagio.

Alla videoconferenza non si sono presentati i sindacati della scuola: «La ministra deve rendersi conto che ogni decisione sarà adottata in assenza del supporto, e quindi del contributo, che i sindacati possono offrire alla soluzione dei problemi».


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