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Maturità, tutti a scuola per un’ora Gli studenti tra palestre e plexiglas

Al via la prova orale «in solitaria», ieri i primi 65 mila candidati Mascherine e docenti a 2 metri. Azzolina in un liceo a Bergamo

18/06/2020
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Semplice, ma non troppo. L’esame «in solitaria», l’inedita maturità 2020 che ha portato ieri nelle aule riaperte e sanificate circa 65 mila studenti, è stata giudicata dai ragazzi particolare, ma comunque seria. Lontani dai compagni, in molti casi isolati in box di plexiglas o «dispersi» in palestre vuote, sono più di mezzo milione quelli chiamati a sostenere l’esame di Stato, ridotto al solo orale, che deve tenere dentro tutto: i due scritti che sono stati cancellati, i collegamenti con le altre materie, l’alternanza scuola-lavoro, Cittadinanza e Costituzione. In cinque, ogni giorno, si misurano con la prova, durata massima un’ora, nei 2.700 licei e istituti che si sono rianimati per la prima volta dopo il lockdown. In tutta Italia, tranne a Ladispoli, vicino a Roma, dove l’inizio degli esami è slittato in un liceo, in attesa dell’esito del test su un professore, poi risultato negativo al coronavirus. Negativa anche la studentessa del Tommaseo di Mestre, arrivata a scuola con la febbre: attimi di panico, ambulanza, esame sospeso. Poi l’allarme è rientrato.

Nel giorno uno della maturità dell’era Covid gli studenti sono arrivati alla spicciolata: 15 minuti prima della convocazione, protetti da mascherine e a due metri di distanza dai commissari. Qualche docente che rientra nella categoria «lavoratori fragili» (pochi in ogni istituto) segue da remoto. Alla fine, niente abbracci, ma tante emozioni che, finalmente, si liberano: «È strano, dopo tre mesi, rivedere i prof solo per essere giudicati. Un’impressione forte rimettere piede in quei corridoi; e all’uscita un senso di liberazione, e già di nostalgia», dice Andrea, liceo classico Flacco di Bari.

Traumatico, surreale, l’esame ai tempi della pandemia. L’isolamento e la didattica a distanza hanno reso per molti più faticosa la preparazione. Ma i docenti lo hanno capito e si sono dimostrati attenti. La ministra Lucia Azzolina ha scelto l’istituto Quarenghi di Bergamo per l’avvio degli esami. «La presenza dello Stato era doverosa», ha detto, in uno dei territori più colpiti dall’epidemia. E ha confermato l’intenzione di riportare tutti a scuola il 14 settembre. «Ma già dal primo le aule saranno aperte per consentire i recuperi», ha aggiunto.

Per la sicurezza delle prove sono stati stanziati 39 milioni di euro. In molte scuole si misura la temperatura agli studenti; si fa l’esame all’aperto (al Kennedy di Roma); o in box di plexiglas (al Niccolò Tommaseo di Venezia). Ma molti ritengono che queste giornate non possano essere il banco di prova per la riapertura, quando in classe torneranno 8 milioni di studenti. «Le misure di sicurezza non ci convincono», dice il presidente dell’Anp Lazio, Mario Rusconi, invocando a breve un «protocollo nazionale, per una ripresa serena ovunque».


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