Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Meno burocrazia a partire dai presidi

Meno burocrazia a partire dai presidi

di Giorgio Israel

16/02/2014
Decrease text size Increase text size
Il Messaggero

L’idea circolante di un grande piano per l’edilizia scolastica e universitaria è ottima. Perché non fallisca miseramente deve accompagnarsi a una lotta senza quartiere alla burocrazia: un preside racconta di “disporre” di un’ingente somma per ristrutturare il suo fatiscente plesso, ma di essere bloccato dal comune che non la molla. Lotta alla burocrazia a tutti i livelli, anche per dare senso alla valorizzazione del merito con la valutazione; che deve essere valutazione ex-post (con premi e sanzioni) di ciò che si è fatto, e non l’imposizione a priori di miriadi di regole e il soffocante controllo passo dopo passo. In Italia esiste l’incontenibile tendenza a creare strutture burocratiche di stile sovietico. La valutazione dirigista praticata dall’Anvur ha prodotto guasti all’università, investendola di una valanga di prescrizioni formali che soffocano lo spazio della ricerca e della didattica. Valutare il sistema scolastico e gli insegnanti non può significare comprimere lo spazio della didattica con il dilagare del “teaching to the test” indotto dal ricorso eccessivo ai test. L’intero sistema di valutazione va ripensato in modo equilibrato.
In assenza di comportamenti coerenti, “largo ai giovani” è diventato uno slogan stucchevole: la scuola ha l’enorme problema dei precari ma è inammissibile che ogni tentativo di aprire un canale stabile di formazione e reclutamento dei giovani insegnanti sia ostacolato in modo perverso. Il governo dovrà essere capace di riattivare questo canale e di porre fine allo scandalo dell’affossamento delle lauree per la formazione degli insegnanti.
Si straparla di riformare i cicli e di abbreviare il percorso scolastico. Si operi per rivitalizzare il sistema invece di stressarlo con l’ennesima affrettata sperimentazione. Ben venga garantire a tutti la scuola dell’infanzia, e forse tagliare di un anno la primaria, ma ci si pensi dieci volte prima di toccare medie e superiori. Abbandoniamo il vizio provinciale di copiare quel che altrove è stato sperimentato e non ha dato buona prova: in Germania si sta tornando indietro rispetto all’accorciamento dei licei. Abbiamo martoriato istruzioni tecniche e professionali tra le migliori del mondo. È indispensabile potenziarle, ma alla larga dall’idea sconsiderata di farne pagare il prezzo ai licei: un paese avanzato ha bisogno di valorizzare l’intera filiera dell’istruzione, in cui tutto è strategico, inclusa la formazione scientifica e classica.
Non dimentichiamo infine che istruzione e cultura non sono compartimenti separati: l’istruzione non addestra soltanto ma forma persone qualificate e autonome, dalla mente aperta e capaci di muoversi in ogni contesto. Perciò, nell’istruzione il farmaco più tossico è un approccio meramente tecnocratico.