Messaggero: “Acrobazie” dei presidi per coprire i pomeriggi ma al Sud il servizio cresce
Ma che tempo pieno sarà? «Di sicuro non quello di prima
ROMA - In Italia sono oltre 750.000 i bambini della scuola primaria che usufruiscono del tempo pieno su un totale di oltre 2,5 milioni di alunni. Storicamente questo servizio si è sviluppato di più al Centro-Nord ed è rimasto indietro, invece, al Sud. «Anche perché molti Comuni non danno disponibilità per erogarlo», spiegano i dirigenti scolastici. Qualcosa si sta muovendo, però pure al Meridione, come dimostrano i dati forniti ieri dal ministro dell’Istruzione Gelmini. Quest’anno, infatti, c’è stato un incremento del tempo pieno al Mezzogiorno con punte più significative rispetto al passato. Ad esempio in Sardegna si registra un +5,2% di classi contro un +0,9% dello scorso anno. In Sicilia l’incremento è del 2,3%; l’anno scorso la regione aveva registrato un +0,3. È al Nord, comunque, che resta la percentuale assoluta più alta di classi a tempo pieno: in Piemonte sono il 44,8% del totale, in Lombardia il 45,7%, in Emilia Romagna il 43,8% contro, ad esempio, il 21,4% della Calabria o il bassissimo 5,8% della Campania dove la tradizione del tempo pieno è meno radicata. Nel 2007/2008 le classi di tempo pieno erano 33.706, l’anno scorso 34.317, quest’anno saranno 36.508, oltre 2.000 in più, come ha spiegato il ministro. Ma che tempo pieno sarà? «Di sicuro non quello di prima - commenta Franco Febbraro, preside della scuola Principe di Piemonte di Roma - ogni scuola sta organizzando modelli diversi per riempire i pomeriggi sia delle 30 che delle 40 ore. Probabilmente il maestro prevalente coprirà soprattutto l’orario mattutino, poi, il pomeriggio, si farà un po’ di “spezzatino” con le ore che avanzano ad altri docenti. Questo soprattutto per le 30 ore, ma i tagli incideranno anche sul vecchio modello del tempo pieno». Molti presidi stanno infatti facendo i conti con le mancate compresenze: quando il docente ha le ore libere viene inserito a scacchiera sulle altre classi. Soprattutto nelle 30 ore il rischio è quello di avere più insegnanti che si alternano nei pomeriggi per coprire le classi. La pensano così anche all’Associazione scuole autonome del Piemonte: «A causa dei tagli, peraltro - spiega la presidente Nunzia Del Vento - qualcuno farà pagare anche il servizio di sorveglianza sulla mensa». Fare i conti con i tagli per le scuole non è facile. Vengono a mancare docenti, amministrativi e bidelli e bisogna coprire i buchi. Per più di un preside «la didattica rischia di essere messa da parte per fare questo gioco di incastri». L’autonomia, comunque, in molti casi consentirà alle scuole anche di salvare i vecchi modelli con due maestri. Con il taglio delle compresenze, infatti, ci sono presidi che cercano di garantire, comunque, due docenti “prevalenti” anche nelle classi con 30 ore.
G.A.