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Messaggero: Atenei a numero chiuso,l’Udc: per il merito serve graduatoria unica

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15/08/2010
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Il Messaggero

di ANNA MARIA SERSALE

ROMA Mentre il Senato con un ordine del giorno impegna il governo a riformare i test di accesso delle facoltà a numero chiuso, alla Camera l’Udc spinge perché venga calendarizzata una proposta di legge che vuole “rendere più equa la selezione”. «Vogliamo che venga introdotta la graduatoria nazionale unica sostiene Anna Teresa Formisano, capogruppo Udc nella Commissione Attività produttive di Montecitorio, firmataria della proposta di legge Il criterio deve essere quello del merito, ma se vogliamo un sistema realmente meritocratico, un sistema che premia i migliori, non possiamo legare la selezione alla scelta (o alla fortuna?) di una sede piuttosto che un’altra».
«Oggi continua la Formisano, può vincere il candidato X solo perché relativamente agli altri concorrenti di quell’ateneo, La Sapienza piuttosto che Tor Vergata, la Cattolica piuttosto che la Statale di Milano, è più fortunato. Ma così non selezioniamo realmente i migliori. Se, invece, facciamo fare le prove a tutti nello stesso giorno non per concorrere ai posti del singolo ateneo, ma per concorrere ai posti disponibili in Italia, a prescindere dalla sede, allora sì facciamo un buon lavoro. Abbiamo 8.755 posti in Italia per Medicina? Ebbene, diamoli ai migliori classificati. Solo costituendo una graduatoria nazionale eviteremo che i bravi, esaurite le disponibilità dell’ateneo al quale si sono iscritti, restino fuori».
Insomma, per l’Udc è fondamentale sganciare la selezione dalle disponibilità dei singoli atenei, proponendo una gara nazionale e una lista unica da cui attingere le matricole più meritevoli. Dunque, una riforma del sistema di selezione, senza rimettere in discussione il principio del numero chiuso. Gli studenti sanno che per riuscire ad entrare bisogna giocare bene le proprie carte, e finora la scelta dell’Ateneo dove sostenere il test di ingresso ha avuto “un’importanza strategica”.
Ma non è solo questione di posti. Il quizzone da ottanta domande ha mostrato non poche debolezze. Troppo nozionismo e troppi errori hanno provocato critiche pesanti e raffiche di ricorsi al Tar. «Vero ammette Anna Teresa Formisano - anche noi siamo d’accordo con l’idea di riformare il quiz. Del resto mi è capitato di vedere quesiti più da “rischiatutto” che da test per l’accesso ad una facoltà universitaria». Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario, ha detto che propone «la valutazione degli ultimi tre anni di liceo e la valutazione del voto di maturità, più un colloquio da affiancare al test».