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Messaggero-Atenei "fai da te", l'ultimo fa infuriare la Crui

In Calabria il caso della "F. Ranieri" Atenei "fai da te", l'ultimo fa infuriare la Crui di LUIGI PASQUINELLI ROMA Si fa presto a salire in cattedra e a dispensare, a stud...

07/02/2005
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Il Messaggero

In Calabria il caso della "F. Ranieri"
Atenei "fai da te", l'ultimo fa infuriare la Crui
di LUIGI PASQUINELLI

ROMA Si fa presto a salire in cattedra e a dispensare, a studenti danarosi in cerca di titolo, dotte qualifiche. Basta tirar su un ateneo e il gioco è fatto. Non è difficile in Italia. Con un po' di intraprendenza, una palazzetta e qualche fondo a disposizione si può aprire un'università a norma di legge. Nessuno vieta inoltre di conferire all'intestazione, tanto per renderla più altisonante, un respiro internazionale. Come tutte le botteghe anche quelle del sapere hanno bisogno di una "licenza", in questo caso l'autorizzazione viene rilasciata dal ministero dell'Istruzione (Miur). Sembra che negli uffici di Letizia Moratti, che predica rigore e qualità, gli esami non siano affatto severi. I candidati, perlomeno alcuni di essi, vengono promossi nonostante compatte richieste di bocciatura da parte dei rettori.
Il caso esplode a Villa San Giovanni in provincia di Reggio Calabria ma, giurano i magnifici a "denominazione di origine controllata" riuniti nella Conferenza dei Rettori (Crui), l'eclatante episodio è solo la punta di un iceberg. A ridosso dello stretto di Messina accade che un signore, tal Ranieri Francesco, fondi un nuovo ateneo: l'"Università Europea degli studi Franco Ranieri" (lui presiede il consiglio d'amministrazione, il figlio Rocco, caso di ateneo a gestione familiare, lo dirige). Tre le facoltà: Giurisprudenza, Economia, Medicina, cinque i corsi di laurea, una sede di 3000 metri quadrati ripartiti in una palazzina a due piani, un progetto finanziario che lo stesso ministero ha definito "discutibile" per le entrate basate unicamente sulle tasse studentesche (5 mila euro l'anno a iscritto), un corpo docente dai contorni, per ora, nebulosi. Tali referenze vengono ritenute inadeguate dai rettori della Calabria riuniti nell'apposito comitato regionale. Il progetto viene bocciato lo scorso luglio anche dal comitato nazionale del ministero dell'Istruzione. Ma solo cinque mesi dopo, a dicembre, invitato dal ministro a ponderare meglio la questione, l'organismo presieduto da Luigi Biggeri (che è anche presidente dell'Istat) cambia radicalmente opinione e decide di promuovere il tenace candidato calabrese che nel frattempo riceve dal Garante una censura per pubblicità ingannevole, reo di aver garantito anzitempo sul sito internet la legalità della sua creatura e la validità delle relative lauree: perché tale possibilità si trasformi in realtà manca ora solo la firma del ministro Moratti, poi la palazzina di Villa San Giovanni comincerà a formare, e a "sfornare", giuristi, economisti, medici, odontoiatri.
I rettori giudicano la situazione niente affatto magnifica. Il ministero sembra averci preso gusto a contraddire il loro autorevole parere, richiesto ma non vincolante. Nel 2004 il Miur ha già bocciato tre relazioni dei comitati regionali permettendo la nascita di altrettanti atenei privati: i "Legionari di Cristo" a Roma, l'Università del Gusto a Pollenzo in Piemonte, l'Università della Sicilia Orientale di Enna. "Proliferano succursali universitarie in tutto il territorio nazionale lamenta il rettore di Reggio Calabria Alessandro Bianchi senza programmazione né controllo. Secondo le leggi un ateneo può nascere purché sia innovativo o geograficamente indispensabile. Non mi sembrano questi i casi della "Franco Ranieri", dei "Legionari di Cristo" o del Consorzio di Enna, circondati da atenei di consolidata esperienza".
In Italia esistono 77 università riconosciute dallo Stato (oltre alle tre neo-nate), tutte aderenti alla Crui. Di queste una quindicina sono private: alcune, come Bocconi, Luiss, Cattolica, vantano un prestigio universale. Altre, come si è visto, faticano a conquistare una credibilità regionale. "Esiste un circuito parassita di centri accademici privati denuncia il rettore di Palermo Giuseppe Silvestri che vampirizza gli atenei pubblici. In queste strutture vengono ingaggiati titolari di cattedre statali che trasferiscono nel loro secondo lavoro competenze e ricerche acquisite altrove grazie ai soldi pubblici". Qualsiasi istituto o scuola può, nel nostro Paese, fregiarsi dell'appellativo "libera università": è quello che fanno, per esempio, molti istituti per la terza età. L'aggettivo "libera" significa che in tali strutture si studia ma non si rilasciano titoli validi. Onde evitare equivoci e per rivendicare l'esclusività di definizioni evocanti attrezzati campus multidisciplinari e articolate cittadelle della conoscenza più che modesti edifici condominiali, i rettori-doc vorrebbero vietare, in assenza di comprovate attività di Didattica'Ricerca, l'uso, o meglio l'abuso, dei termini "laurea" e "università".