Messaggero: Bocciata la scuola italiana: cara, vecchia, senza incentivi
Gli esperti: «Legare gli stipendi dei professori al merito». La Gelmini «Avanti con la riforma»
ROMA - Anche quest’anno la pagella della scuola italiana è piena di insufficienze. Troppi gli sprechi con scarsi risultati sul piano del rendimento degli studenti. Troppi anche gli insegnanti, la maggior parte dei quali supera i 50 anni d’età. Poca l’autonomia degli istituti e scarso il sistema di valutazione del merito. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) punta il dito ancora una volta sulle moltissime ombre dell’istruzione del nostro paese. Lo fa con due rapporti, "Talis 2008 - Indagine internazionale sull’insegnamento e sull’apprendimento" e "Verso scuole migliori ed opportunità più eque per l’apprendimento", presentati ieri dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Stella Gelmini.
I dati dell’Ocse fanno sprofondare il nostro paese agli ultimi posti nella classifica delle scuole di qualità. Sotto accusa alcune criticità del sistema scolastico italiano, già individuate dal governo Berlusconi e oggetto di riforme da parte del ministero dell’Istruzione. «Questa ricerca – dice la Gelmini – fotografa una scuola che così com’è non è adeguata alle necessità del paese e il confronto con le altre nazioni europee è per molti aspetti impietoso. L’Ocse auspica un’azione riformista e suggerisce provvedimenti urgenti che noi abbiamo adottato fin dal nostro insediamento un anno fa».
Al primo punto la cattiva gestione delle risorse economiche. Le scuole italiane spendono infatti per ciascun studente molto di più degli altri paesi Ocse ma, nonostante questo, i rendimenti degli studenti sono tra i più scarsi. Il costo elevato dipenderebbe soprattutto dall’eccessivo numero di classi con pochi studenti e dalle tante ore d’insegnamento. Sul piano pratico questo significa che il rapporto insegnante per studente è nel nostro paese troppo sbilanciato. E’ cioè del 50 per cento più alto rispetto alla media europea: mentre la media di insegnanti negli altri paesi Ocse è di 6,5 ogni cento studenti, in Italia è di 9,6. A questo eccesso, contrariamente a quanto si possa pensare, non corrisponde un elevato rendimento degli studenti. Ad esempio, gli studenti italiani di 15 anni sono indietro di due terzi di anno scolastico nelle scienze rispetto alla media europea e di 2 anni rispetto ai migliori, i finlandesi. Come se non bastasse, soltanto la metà della popolazione attuale ha completato l’istruzione secondaria superiore.
«L’Ocse sostiene – sottolinea Gelmini - che non c’è alcun legame tra il numero di ore svolte in classe e la qualità didattica». Lo scarso rendimento potrebbe essere correlato anche alla cattiva condotta degli studenti, considerata un ostacolo al processo d'insegnamento. Secondo i dati Ocse, la pensa così il 70% degli insegnanti italiani delle scuole medie inferiori. Le principali cause di disturbo alle lezioni sarebbero le intimidazioni o le aggressioni verbali verso altri studenti (30%), seguono le aggressioni fisiche tra studenti (12,7%), le aggressioni agli insegnanti (10,4%), ma anche i furti (9,1%). Sul tema del bullismo Gelmini ribadisce che «uno strumento utile è stata l’introduzione della valutazione del comportamento. Un beneficio per i ragazzi che hanno tenuto comportamenti corretti ma anche un deterrente, con la bocciatura, per tutti».
Sulla questione delle prestazioni va comunque sottolineato che esiste un sostanziale divario tra Nord e Sud. Differenze regionali, queste, evidenti anche sul piano degli investimenti in edifici e infrastrutture. Secondo l’Ocse, infatti, se da un lato l’Italia spende troppo per gli insegnanti, nonostante questi abbiano gli stipendi più bassi rispetto agli altri 22 paesi, si investe poco nelle strutture scolastiche. «Abbiamo troppi edifici scolastici – dice il ministro – e questo significa frammentazione e molti sprechi».
Le critiche dell’Ocse non risparmiano neanche il profilo degli insegnanti italiani, i più vecchi della classifica dell’organizzazione mondiale. Il 52% dei docenti è infatti ultracinquantenne e solo un 3% è under 30, laddove nella media internazionale questa quota è cinque volte tanto. «L’Italia ha la forza lavoro più anziana tra i paesi Talis», sottolinea l’Ocse. «Per questo – risponde Gelmini - noi vogliamo favorire un ricambio generazionale anche perché dobbiamo confrontarci con le nuove tecnologie e con un continuo aggiornamento professionale». Anche il metodo italiano di assegnazione delle cattedre, secondo l’Ocse, necessita di miglioramenti. In Italia, infatti, sono gli insegnanti a scegliere le scuole, non le scuole a scegliere gli insegnanti come avviene nel resto d’Europa. Per questo l’Ocse raccomanda una maggiore autonomia di gestione da parte dei dirigenti scolastici. Come strategia di miglioramento dell’insegnamento, l’Ocse consiglia un sistema di incentivi che premia i più virtuosi. Ad esempio, legare gli aumenti di stipendi a buone prestazioni, piuttosto che aumentarli a tutti gli insegnanti indiscriminatamente.
«Gli incentivi economici – dice Gelmini - devono essere dati ai professori migliori». Un sistema di incentivi simile, secondo l’Ocse, è consigliabile anche per gli istituti virtuosi, accordando invece a quelli con risultati scadenti sovvenzioni condizionate sulla base di un piano di ristrutturazione sostanziale delle scuole con risultati peggiori, implicando per esempio la nomina di un nuovo dirigente scolastico e la definizione di una serie di obiettivi dei mezzi per raggiungerli. In caso il recupero non funzioni l’Ocse consiglia la chiusura definitiva delle scuole.