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Messaggero: Laurea, il 40% dei figli segue le orme paterne

I dati arrivano da una ricerca di AlmaLaurea

02/03/2008
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Il Messaggero

CATANIA (28 febbraio) - La laurea continua ad essere una tradizione di famiglia, soprattutto in fatto di scelte. Il 44% dei padri architetti ha un figlio (maschio) laureato in architettura; il 42% dei padri laureati in giurisprudenza ha un figlio con il medesimo titolo di studio; il 41% dei padri farmacisti ha un figlio con lo stesso tipo di laurea; il 39% dei padri ingegneri ha un figlio ingegnere; il 39% dei padri medici ha un figlio laureato in medicina. Ma anche, il 28% dei padri con laurea economico-statistica ha un figlio laureato in questo stesso gruppo; analoga concordanza genitore-figlio si rileva nel campo delle lauree politico-sociali (24%) .

I dati arrivano da una ricerca di AlmaLaurea che rivela anche come il 16 % dei figli di dirigenti o quadri direttivi è, già dopo soli cinque anni dalla laurea, dirigente o quadro direttivo, contro il 13% medio di tutti i laureati maschi; il 42% dei figli di impiegati è impiegato. Il 34% dei figli di liberi professionisti è libero professionista (contro il 20% medio); il 10% dei figli di imprenditore è imprenditore (contro il 3% medio). Mentre nel 2006 era ancora erano il 75% dei laureati a portare la laurea “in famiglia” per la prima volta.

Che tra padri e figli la strada sia segnata «non è una sorpresa» per il Franco Ferrarotti, sociologo. «La società italiana - afferma Ferrarotti - soprattutto per ciò che concerne le professioni liberali (avvocato, magistrato, notaio, farmacista...), è conservatrice e famiglia-centrica: nonostante l'aborto, le separazioni, i divorzi e tutto il disordine amoroso, c'è ancora una venatura familiaristica, tipica della cultura mediterranea, legata alla trasmissione per via di sangue anche delle professioni». Ferrarotti sostiene che in Italia esista ancora «la tendenza alle corporazioni medievali: e non lo dico con una connotazione negativa, ma quella del notaio è una professione tipicamente ereditaria. La stessa cosa vale per quella di medico: basti pensare ai cognomi che si ripetono negli anni nelle cattedre delle più prestigiose facoltà di medicina del nostro paese». Secondo Ferrarotti la società italiana è quindi statica e immobilizzata, in cui anche «il timido tentativo di liberalizzazione di Bersani è riuscito a scatenare una mezza rivoluzione».