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Messaggero-Lauree scientifiche a picco, allarme anche a scuola -Importeremo prof

L'inchiesta sulla crisi delle iscrizioni/Dal 2006, con il "grande esodo" dei professori, cattedre scoperte anche alle medie e alle superiori Lauree scientifiche a picco, allarme anche a scuola ...

11/09/2004
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Il Messaggero

L'inchiesta sulla crisi delle iscrizioni/Dal 2006, con il "grande esodo" dei professori, cattedre scoperte anche alle medie e alle superiori
Lauree scientifiche a picco, allarme anche a scuola
C'è sempre più penuria di matematici, fisici e chimici. Saremo costretti ad importarli dall'estero
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Il crollo di iscrizioni ai corsi di laurea scientifici è un'emergenza nazionale. L'Italia, dopo avere importato pizzaioli e infermieri, dovrà importare professori. Secondo gli esperti non è lontano il giorno in cui, come già hanno fatto gli Stati Uniti, saremo costretti a lanciare un appello internazionale per "reclutare insegnanti" e "coprire le cattedre vacanti". "Già ora - sostiene Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil scuola e università - le graduatorie di matematica e fisica sono quelle che più rapidamente si esauriscono. Hanno meno aspiranti per carenza di laureati in materie scientifiche. E, con la penuria che c'è di matematici, fisici e chimici, quelli che escono dalle università vengono assorbiti dal mercato, con stipendi più elevati".
Il problema riguarda la maggior parte dei paesi industrializzati. "Ma da noi - sottolinea Panini - tocca punte estreme". Se non ci sarà un'inversione di tendenza, l'Italia si troverà spiazzata su almeno tre fronti. Tutti di pari valore strategico: ricerca, insegnamento, competitività industriale. Qual è il rimedio possibile? Quest'anno, con le iscrizioni ai minimi storici, il governo ha deciso di tagliare le tasse: alle matricole vengono proposti sconti o una riduzione pressoché totale dei contributi. "E' solo un "tampone" - afferma Panini - Non si può intervenire alla fine del percorso, quando i danni ci sono già. Se non cambiamo modo di insegnare il fenomeno resta, se i ragazzi "odiano" la matematica non la ameranno perché facciamo pagare meno tasse".
Il primo Sos lo ha lanciato Benedetto Vertecchi. "Mancano iscritti nelle facoltà scientifiche - ha detto il pedagogista - Un vero crollo, di cui nessuno sembra preoccuparsi. Per correre ai ripari si deve ripartire dagli anni della materna. Lo studio della scienza è un abito mentale. Un abito che non c'è più, distrutto dalla decadenza del linguaggio della cultura occidentale".
Ventinove agosto, 3 e 5 settembre sono le date in cui il Messaggero si è già occupato del declino della scienza. E continuerà a farlo. Molti scienziati e il presidente dei rettori Piero Tosi hanno cercato di spiegare le ragioni di questa "disaffezione". C'è un dato comune: i giovani si sono progressivamente allontanati da alcune materie giudicate troppo "difficili", preferendo percorsi meno impegnativi che, a loro giudizio, fanno sperare in "impieghi sicuri e remunerativi". Sono sufficienti due cifre per dare le dimensioni del "disastro". Eccole: nell'86-87 gli immatricolati nell'area scientifica erano 28.907; nel 99-2000 soltanto 7.106. Risultato: il crollo in picchiata sta togliendo alle aziende figure indispensabili e al mondo dell'istruzione docenti e ricercatori.
A Roma, nell'ateneo di Tor Vergata, ad insegnare matematica ci sono due rumeni e un cinese. Anche altrove ci sono segnali di questo genere. E nella scuola, grande serbatoio di prof? E' in arrivo un "terremoto". "Si calcola che degli 800mila insegnanti attualmente in servizio - spiega Massimo Di Menna, segretario della Uil - almeno 400mila potrebbero andare in pensione tra un paio d'anni. Si tratta di un vero esodo".
Dunque, i nostri figli non avranno insegnanti sufficienti. Da dove li importeremo? "Non lo so - risponde Panini, Cgil - So che indiani, cinesi, pachistani, rumeni e russi hanno un ottimo livello di preparazione". Da noi ci sono i professori più anziani d'Europa: con un'età media tra i 50 e i 56 anni, lo documenta un'indagine Ocse. E questo si aggiunge al calo di iscrizioni, accrescendo l'allarme, tanto che i sindacati prefigurano scenari apocalittici: "Sarà come all'inizio degli Anni Settanta - dicono - quando con la scuola di massa e la penuria di docenti mandavamo in cattedra gli studenti senza laurea o i neodottori privi di abilitazione".