Messaggero-Lezioni già al limite, basta agitazioni
"Lezioni già al limite, basta agitazioni" Francesco De Sanctis: "Così si fa il gioco delle private: in tanti sono portati a diffidare dello Stato" "Il rischio di non raggiungere i 200 giorni di...
"Lezioni già al limite, basta agitazioni"
Francesco De Sanctis: "Così si fa il gioco delle private: in tanti sono portati a diffidare dello Stato"
"Il rischio di non raggiungere i 200 giorni di lezione esiste e qualche preside me l'ha rappresentato formalmente. Tuttavia la situazione mi pare recuperabile e non credo che l'anno sia in discussione": a parlare è il nuovo direttore generale della Scuola nel Lazio, Francesco De Sanctis. "Gli istituti nella loro autonomia - spiega - possono modificare il calendario. Certo, se le agitazioni dovessero continuare, il discorso cambierebbe: la scuola ha il dovere di assicurare il rispetto del patto formativo con le famiglie".
Alcuni presidi pensano di tagliare le gite e le vacanze pasquali, o di spostare la fine dell'anno.
"Possono farlo, il calendario è di competenza delle scuole. L'unica cosa che raccomando è di non inasprire l'ambiente con atteggiamenti di principio".
Su quante scuole incombe il rischio di non raggiungere il tetto minimo?
"Non ho ancora una stima esatta: alcuni presidi mi hanno fatto notare che, senza ulteriori interruzioni, i loro istituti arriverebbero a 197 o 198 giorni. Recuperare tre giorni non sarà impossibile. Il vero nodo riguarda il futuro: l'allarme di una paralisi è stato già lanciato a livello politico".
Eppure i venti di guerra spirano ancora. I presidi e i docenti sono in agitazione, e gli studenti annunciano collettivi e assemblee per ridare fiato alla contestazione.
"Quella dei presidi è una rivendicazione salariale, la quale esula dalla mia competenza. I docenti chiedono un maggiore coinvolgimento in questa fase riformatrice, e la loro richiesta mi pare condivisibile. Quanto agli studenti, credo che sia mancata l'informazione su quello che è, o meglio, sarebbe la riforma. E di questo sarebbe ora di parlare, invece di discutere in termini politici o ideologici".
Parliamone, allora.
"Se la battaglia riguarda il timore di una privatizzazione, dico che non ho mai avuto tanti soldi da spendere: parlo di 4 miliardi da destinare alle politiche giovanili. Vogliamo discutere su come investirli invece di mettere in crisi la scuola pubblica? Perchè altrimenti sì che facciamo il gioco delle private".
Si spieghi meglio.
"Sono il padre di un ragazzo di terza media e mi metto nei panni di tanti che, come me, di fronte a questo marasma, sono tentati di diffidare dello Stato".
La protesta è eterodiretta?
"Mi pare che l'occupazione non nasca dalla scuola, ma dalla politica e poi sulla scuola si scarichi. Ci sono stati parlamentari che sono andati a parlare in classe: era nel loro diritto, tuttavia credo che la dialettica politica sulla scuola debba rientrare nelle sedi istituzionali".
La linea morbida nei confronti degli occupanti continuerà anche se ai presidi viene impedito l'accesso, come è accaduto in molte scuole, e se nella notte si consumano devastazioni e furti?
"Ho incontrato i 900 presidi nelle scorse settimane e credo che il loro ruolo non sia facile. Perché richiedere l'intervento della forza pubblica significa spesso dover affrontare la gogna politica. Diciamo che il rituale autunnale delle occupazioni è stato tollerato. Ma intollerabili sono atti di vandalismo che, per fortuna, sono stati limitati. Ho detto ai presidi che la scuola ha il dovere di richiedere i danni".
Le nuove graduatorie dei supplenti determineranno un valzer di cattedre?
"Sì, qualche spostamento ci sarà in questi giorni, specie nelle secondarie di primo e secondo grado. Ma parliamo di piccoli numeri. I supplenti con punteggio medio-alto non sono interessati".
E in questa congiuntura cade anche il termine per le iscrizioni al prossimo anno: perché in un clima di ritardi è stato anticipato al 20 gennaio?
"Anzitutto il termine è da considerare ordinatorio e non perentorio: ma l'iscrizione anticipata ci consentirà di stimare gli organici in modo esatto. Se il ritardo esiste, bisogna recuperare il tempo perduto: questo riguarda anche tutte quelle scuole in cui gli scrutini del primo trimestre si svolgeranno solo in questi giorni, a causa delle occupazioni. Insomma, senza drammatizzare, è tuttavia ora di metterci in marcia, nell'interesse dei ragazzi".
a. b.