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Messaggero: Ma il nostro diploma vale

chi deve lavoro a questi nostri laureati? L’Università che li produce, la Confindustria o il mondo del lavoro?

04/04/2010
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Il Messaggero

di GIUSEPPE NOVELLI*
CARO Direttore,
ho letto con molto interesse l’articolo apparso oggi di Anna Maria Sersale sulle lauree senza lavoro. L’analisi ben fatta dimentica un particolare: chi deve lavoro a questi nostri laureati? L’Università che li produce, la Confindustria o il mondo del lavoro? È curioso che i nostri laureati anche con le tanto discusse lauree triennali (vedi ad esempio quella in Biotecnologia), all’estero trovano lavoro e sono molto richiesti. All’Università di Kent (UK) nella mensa ho incontrato numerosi laureati italiani in biotecnologie agrarie che lavorano lì da anni con contratti decenti. Ricevo richiese ogni giorno per nostri laureati e certifico il riconoscimento delle lauree per questo scopo con un ritmo di 4/5 al giorno su richieste delle Università Americane (soprattutto delle coste East e West). Sono quindi le Università Italiane a dover non solo a formare, ma anche assumere? Intanto diciamo che lo fanno con grande sforzo e ogni giorno, dando possibilità di farsi un curriculum con borse di studio, assegni di ricerca, etc. aiutando perciò giovani laureati che non trovano lavoro nelle industrie perché non ci sono industrie in Italia per assumerli. Dove sono le industrie Biotech? Dove sono le industrie chimiche? Dove sono andate le industrie farmaceutiche? Dove sono i laboratori di ricerca a struttura privata, dove sono le imprese che investono nelle Università per creare spin-off in grado di assumere e lanciare giovani nel mondo del lavoro? Le Università, quindi a quanto riportato nell’analisi, dovrebbero non solo formare, educare, ma anche assumere. Non è che si chiede troppo all’Università in questo Paese?
* Preside Medicina e Chirurgia Università di Roma Tor Vergata