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Messaggero: Maturità, ridotto il bonus per l’università

La Gelmini ha abbassato il premio da 25 a 10 punti su richiesta degli atenei

12/06/2009
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - Dall’anno prossimo (2010-2011) il diploma di maturità non sarà più solo un pezzo di carta. O quasi. Gli studenti migliori in uscita dalle scuole superiori potranno infatti portarsi dietro una dote di punti da far pesare nei test di accesso alle facoltà a numero chiuso. Ma se i ministri del governo Prodi (Fioroni e Mussi) avevano quantificato questo bonus in 25 punti, la Gelmini si è vista sostanzialmente costretta ad abbassare il ”premio”, portandolo a 10. Già lo scorso anno il ministro aveva fatto slittare il provvedimento per motivi tecnici. Questa volta ha deciso un nuovo rinvio e alcuni cambiamenti, tra cui l’abbassamento del bonus. Una richiesta avanzata dalle stesse università che hanno fatto pressione perché, in buona sostanza, non si fidano troppo delle scuole. In assenza di un sistema di valutazione, infatti, oggi è impossibile dire se un 80 o un 100 presi alla maturità in un istituto x pesano quanto quelli presi in un istituto y. Non solo. Il panorama è troppo variegato: gli indirizzi di studio sono oltre 700, ci sono scuole parificate dove c’è chi fa due anni in uno e poi tenta gli esami. Proprio sui voti in uscita dalla maturità il panorama cambia da Nord a Sud. Al Nord i 100, lo scorso anno, sono stati presi dal 5,5% degli alunni contro il 7,6% del Sud, dove si sono concentrate anche più lodi (l’1,2% contro una media nazionale dello 0,9%). In assenza di parametri certi per classificare scuole e risultati, meglio, dunque, non rischiare. Anche perché spiega Luigi Frati, rettore della Sapienza di Roma, «25 punti sono in grado di modificare in modo sostanziale la graduatoria di accesso alle facoltà. A Medicina tra l’ultimo ammesso e buona parte degli esclusi in media ci sono meno di 25 punti. Ha fatto bene la Gelmini ad abbassare il bonus. La conferenza dei presidi delle facoltà mediche aveva avanzato questa richiesta che è stata accettata e su cui c’è stata anche la convergenza della Conferenza dei rettori». Unica apertura possibile, per ora, secondo Frati, «far pesare in qualche modo i voti di materie come filosofia o italiano che possono dire qualcosa sulla capacità di ragionamento del ragazzo». Ma i 25 punti sono troppi, anche secondo la responsabile Scuola del Pdl, Valentina Aprea: serve una «valutazione esterna degli istituti», ma tra le vie da perseguire c’è anche «l’abolizione del valore legale del titolo di studio che va sostituito con una forte certificazione delle competenze raggiunte correlate a standard nazionali». Un punto su cui la Gelmini potrebbe essere d’accordo, visto che anche all’università si sta studiando di abolire il valore legale della laurea. La pensa diversamente Mariangela Bastico, Pd, ex vice di Fioroni: «I 25 punti che volevamo dare ai ragazzi erano un premio vero, non acqua fresca. La Gelmini ha ceduto alle pressioni delle università e ora siamo al punto di partenza». Per ora, infatti, gli unici incentivi al merito degli alunni restano il 5 in condotta per isolare i violenti, la lode per premiare chi ha ottimi voti al liceo che, però, all’università è carta straccia.
Agli studenti dopo le superiori resta in mano un pugno di mosche tra borse di studio che scarseggiano e votazioni che negli atenei valgono poco o niente. Colpa anche delle scuole che non si fanno valutare. «E’ tutto vero - commenta Mario Rusconi, vice presidente nazionale dell’Associazione dei presidi - La valutazione è l’unica cura possibile per premiare chi merita: docenti, studenti, dirigenti. In Inghilterra le scuole sono testate ogni 6 anni e con i risultati si fa anche una sorta di graduatoria. Da noi si litiga da anni - chiude il preside che sulla valutazione di sistema sta anche preparando un libro - e gli alunni sono penalizzati».