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Messaggero: Sapienza, test d’ingresso per tutte le facoltà

E’ obbligatorio, ma l’esito negativo non impedisce l’iscrizione. Corsi di recupero per chi non passa

22/05/2009
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Il Messaggero

di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Accesso libero? Sì, ma con verifica. Con il prossimo anno accademico ci saranno test d’ingresso per tutti, obbligatori ma non vincolanti. Serviranno per mettersi alla prova, per auto-valutarsi, per sapere se la strada scelta è quella giusta. La Sapienza, l’università più grande d’Italia (e d’Europa), in coincidenza con la riforma dei corsi di laurea per la prima volta ha deciso di sottoporre le matricole a una prova sui livelli di conoscenza, prova che riguarderà tutti i corsi di laurea ad “accesso libero”. Nessuno sfuggirà. La partecipazione al test è obbligatoria. Però gli studenti stiano tranquilli. L’eventuale esito negativo non impedirà l’iscrizione. «Ma ci sarà - spiega il rettore della Sapienza Luigi Frati - un “obbligo formativo” da assolvere entro il primo anno, con corsi di recupero che si svolgeranno secondo modalità definite dalle singole facoltà». E i corsi che da anni sono a numero chiuso? Nessuna variazione. Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e Scienze della formazione primaria continueranno ad avere veri e propri sbarramenti: lì il test è selettivo e chi non lo supera non potrà iscriversi.
L’altra novità, della Sapienza, è che il numero dei corsi di laurea è stato ridotto. Sono 46 le lauree tagliate, sul totale di 265 corsi, con una riduzione di oltre il 15%. Nella facoltà di Psicologia 2, che aveva corsi come Scienze e tecniche psicologiche dello sviluppo, dell'educazione, della comunicazione e del marketing, i corsi saranno ridotti a due. Altre riduzioni sono state operate nell'area economica, in sedi decentrate e nella facoltà di Architettura. Notizie che il Messaggero aveva anticipato il 16 maggio scorso. L'obiettivo della riforma è quello di «assicurare a tutti i corsi la piena conformità a requisiti qualificanti e coerenti con gli standard europei». «Abbiamo accorpato e soppresso corsi che erano duplicazioni di altri o con pochi iscritti o totalmente sganciati dal mondo del lavoro - ha sottolineato ancoera Frati - Questo testimonia la serietà del processo compiuto per migliorare la qualità dell'offerta didattica». Dal prossimo anno accademico le matricole potranno scegliere tra 219 corsi di studio riordinati, corrispondenti a lauree, lauree magistrali e lauree a ciclo unico e tra 282 master di I e II livello. A questi vanno aggiunti 92 corsi per le lauree triennali e 16 per le lauree specialistiche biennali.
Ma torniamo ai test di valutazione. Dalla laurea può dipendere il futuro e ogni errore può avere pesanti ripercussioni sui giovani. L’iniziativa della Sapienza nasce dalla convinzione che occorra aiutare gli studenti nella scelta. «Solo così - sostiene il rettore Frati - è possibile ridurre i danni, solo così si ridimensiona il fenomeno degli abbandoni».
Soprattutto nelle facoltà scientifiche il primo anno è una debacle. «Il venti per cento delle matricole si perde nei primi dodici mesi - afferma Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea, il consorzio che raggruppa una quarantina di atenei statali - L’emorragia più grande riguarda il settore scientifico, quello in cui avremmo più bisogno di iscritti». «Per questo è fondamentale l’opera di orientamento - sostiene Guido Fiegna, del Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario - I test possono dissuadere o motivare, possono aiutare a capire se si è preparati e se la direzione scelta è quella giusta. Però non basta. Gli atenei, da anni, avrebbero dovuto organizzare per le matricole oltre ai test di valutazione anche i servizi per il recupero delle lacune e dei debiti formativi. Non lo hanno fatto, la legge 509 varata ai tempi del ministro Zecchino è rimasta in buona parte disattesa. A fronte di tanti abbandoni, l’attività di orientamento è totalmente insufficiente». La formula della valutazione delle matricole esiste dal 2001, anche se non tutti gli atenei la applicano. «Cercarono di colmare il vuoto anche Mussi e Fioroni - racconta ancora Andrea Cammelli, di Almalaurea - Ma cadde il governo e non fecero in tempo a consolidare il progetto. Nelle facoltà scientifiche il picco degli abbandoni è allarmante». Ed ecco le cifre da brivido, diffuse dall’Istat pochi giorni fa. Il 29,6% degli studenti del gruppo geo-biologico si sono perduti nel passaggio dal primo al secondo anno. Nella classifica degli abbandoni segue l’area scientifica con il 24,8% di rinunce e il gruppo chimico-farmaceutico con il 24,7%. Al contrario, gli abbandoni sono minimi per i corsi di laurea a numero chiuso, come Medicina che con il restante gruppo sanitario non supera il 3,5%. Un altro dato: dei 249.593 giovani laureati nel 2007 in corsi triennali tradizionali e a ciclo unico ben il 63% era fuori corso.
La Sapienza è il primo ateneo d’Italia a generalizzare i test di orientamento. Finora sono stati episodici. Alcuni atenei li hanno sperimentati, ma sono rimasti a macchia di leopardo. Dice Enrico Decleva, rettore della Statale di Milano e presidente della Crui, la Conferenza dei rettori: «Alcune nostre facoltà hanno organizzato i test, ma l’iniziativa non è stata ancora estesa a tutti». Le verifiche d’ingresso, però, dovranno andare a regime nell’arco di due anni.