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Messaggero: Scegliere l’università? Difficile, senza Orientamento

E’ obbligatorio, ma funziona a macchia di leopardo: il 20% dei giovani sbaglia e lascia subito la facoltà

13/07/2009
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Il Messaggero

di GIULIA ALESSANDRI ROMA - Matricole in fuga: il 20% abbandona gli studi alla fine del primo anno, altre decine e decine cambiano facoltà deluse dalla loro prima scelta. Scarsa capacità di scelta, poca voglia di studiare o poco orientamento in entrata? È questo l'interrogativo che ritorna nei giorni in cui nelle università italiane si aprono le danze per gli ultimi open day, le giornate di campagna informativa durante le quali i neomaturati prendono d’assalto gli atenei e fanno scorta di guide e materiale informativo per decidere (se non l'hanno già fatto) quale sarà la loro facoltà il prossimo anno. Da una parte ci sono quelli che hanno la vocazione (naturale o imposta per paterna-materna discendenza) e che sanno già tutto: faranno Medicina, Giurisprudenza, Economia, Lettere. Dall'altra gli indecisi, che fino all'ultimo sondano ogni possibilità. Due mondi che hanno in comune un problema serio: la mancanza di un orientamento fatto con i fiocchi dentro la scuola superiore. In un mondo ideale negli ultimi anni di liceo i ragazzi dovrebbero essere sollecitati a riflettere sulle loro competenze e abilità e resi partecipi di come funziona l'accademia. Nel paradiso del merito e della valutazione del sistema dovrebbe esistere una classifica nazionale degli atenei con indicate, magari, le facoltà migliori per ciascuna disciplina. Sulla terra, invece, le cose vanno diversamente e rispunta il solito motivetto: a macchia di leopardo. Tradotto: in alcune realtà ci sono scuole dove si fanno progetti a iosa per orientare i ragazzi mentre in altre si fa il minimo, alcune Regioni investono molto per mettere in comunicazione scuole e atenei altre meno. Che qualcosa non vada deve pensarlo anche il ministero, tant'è che lo scorso marzo, ad Abano Terme, ha indetto un seminario nazionale per lavorare al Piano nazionale di Orientamento e a Viale Trastevere è stato da poco insediato un comitato (allargato al ministero del Lavoro e alle Regioni) che dovrà occuparsi di questo. I finanziamenti oggi si danno su progetto, per il domani si pensa a insegnanti tutor con una delega specifica per l'orientamento e una preparazione mirata per aiutare i ragazzi già dagli anni precedenti a quello della maturità. Per ora, intanto, in molti casi si procede con il self service (le scorpacciate di materiali negli open day) e la gita in ateneo. «Io lo chiamo l'orientamento turistico - ci scherza su Mario Rusconi, preside del liceo Newton di Roma - la visita al museo. Spesso ci si limita a quello. Il problema è la mancanza di fondi dedicati. Servirebbe una figura specifica nelle scuole, un tutor, che si occupi prevalentemente di questo con una formazione specifica». Intanto si va avanti con i progetti, l'unico modo, peraltro per ottenere finanziamenti. «Ci sono molte scuole del Lazio - spiega Emi Cipriano, responsabile del Ciao (il Centro di accoglienza e orientamento) della Sapienza, che in fase di immatricolazioni ha mille contatti al giorno - che ci chiamano per fare orientamento. Il territorio è abbastanza marcato, ma certo, ci vorrebbe una maggiore capillarità». Gli studenti quando arrivano al Ciao spesso non sanno nemmeno la «differenza tra una facoltà e un corso di laurea, manca totalmente l'alfabetizzazione alla struttura universitaria». La Sapienza fa seminari per i docenti durante l'anno, prepara gli studenti a fare da tutor ai loro coetanei, propone lezioni universitarie nelle scuole e la domanda «è forte - spiega Pietro Lucisano, delegato all'Orientamento dell'ateneo - tanto che non riusciamo a coprirla tutta per un problema di fondi. Inoltre c'è una scarsa cultura dell'orientamento per cui nella scuola ci si riduce all'ultimo anno, prima della maturità non ci si pensa. Questo andrebbe cambiato. Il vero orientamento è, innanzitutto, appassionare i ragazzi a qualche disciplina. Si lavora poco sulle passioni, si pensa solo ai possibili sbocchi al lavoro. Bisogna poi- continua Lucisano- formare i docenti: ci sono state diverse riforme da quando si sono laureati, è bene aggiornarli anche in questo senso». Ma il problema sono le risorse. Con i tagli, ad esempio, quest'anno la Sapienza dovrà mettere a pagamento la Guida dello studente a due euro. «Da quando l'orientamento è diventato obbligatorio - continua Stefania Bianchi, responsabile Orientamento alla Bocconi - le scuole e le università si sono date molto da fare, ma la realtà non è omogenea. Bisognerebbe puntare molto su una didattica orientativa fatta dagli insegnanti. Da noi ci sono le summer school per mostrare ai ragazzi delle superiori come avvengono le lezioni universitarie e facciamo i primi test di selezione in primavera per invitare i ragazzi a decidere in anticipo». Le colpe non sono tutte del sistema, infatti, secondo Bianchi «i ragazzi sono poco proattivi - dice - sono abituati, spesso, ad avere le cose già fatte e, quindi, decidono all'ultimo, nonostante oggi abbiano anche più strumenti, come Internet, per studiare l'offerta formativa degli atenei». Come stimolarli? «Con equipe di insegnanti orientatori che aiutino il ragazzo a mettere in fila aspirazioni e capacità - dice Mariangela Bastico, ex sottosegretario all'Istruzione - così si eviteranno anche i tanti cambi di facoltà tra il primo e il secondo anno».

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