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Messaggero-Statali, la pensione sarà più leggera

La legge delega approvata dal Parlamento prevede che tutti i sistemi previdenziali si uniformino a quello dei privati Statali, la pensione sarà più leggera Per i dipendenti pubblici la r...

02/08/2004
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Il Messaggero

La legge delega approvata dal Parlamento prevede che tutti i sistemi previdenziali si uniformino a quello dei privati
Statali, la pensione sarà più leggera
Per i dipendenti pubblici la riforma può tradursi in un taglio delle rendite
di PIETRO PIOVANI

ROMA Era da sempre un pallino di Roberto Maroni. E infatti nella sua riforma previdenziale il ministro leghista ha fatto in modo che fosse inserita un'apposita norma: le pensioni dei dipendenti pubblici devono essere calcolate come quelle dei privati. Se il principio indicato dalla legge-delega sarà effettivamente applicato, si tradurrà probabilmente in un taglio secco delle future rendite pensionistiche per milioni di lavoratori pubblici.
I privilegi dei pubblici . Anche se molte differenze tra pubblici e privati sono state già cancellate, esiste ancora qualche difformità nelle regole di calcolo. La pensione di un privato si calcola partendo dalla media degli stipendi degli ultimi anni; quella di un pubblico invece si calcola in base all'ultimo stipendio o comunque su un numero ridotto di anni. Quindi i dipendenti pubblici godono oggi di una pensione un po' più alta. Almeno sulla carta.
I privilegi dei privati . In realtà i vantaggi non si trovano tutti da una parte. Se gli statali sono favoriti dal ridotto numero di anni su cui si calcola la pensione, sono però penalizzati dall'entità dello stipendio su cui si fanno i conti. La pensione dei privati si calcola su tutto lo stipendio; quella dei pubblici solo sul "salario tabellare", cioè quello base: le indennità di amministrazione e gli altri istituti del cosiddetto "salario accessorio" sono esclusi.
La riforma. La riforma del governo Berlusconi consiste al momento in una legge-delega: il Parlamento ha approvato i principi generali, ora il governo dovrà attuarli con una serie di decreti attuativi da elaborare entro un anno. Che cosa scriverà il governo nei suoi decreti? Potrebbe semplicemente stabilire che il numero di anni su cui si calcola la pensione dei dipendenti pubblici deve essere uguale a quello dei privati. Se così fosse, la riforma comporterebbe una forte riduzione delle pensioni per quasi tutti i lavoratori pubblici. Se invece i decreti attuativi correggeranno anche l'altra disparità (la parte di stipendio su cui si calcola la pensione), il discorso cambierebbe: il personale della scuola e dei ministeri ci rimetterebbe un po', ma quello degli enti locali e delle asl potrebbe persino guadagnarci.
Fondi pensione e liquidazione Ci sono anche altre disparità previdenziali che penalizzano i dipendenti pubblici. Non esistono ancora i fondi pensione (sta per partire quello della scuola). Gli accantonamenti per la liquidazione sono parzialmente (il 2,5%) a carico del lavoratore e non esiste la possibilità di ottenere l'anticipo della buonuscita per l'acquisto di una casa. Il governo vorrà intervenire anche su questi aspetti? "Eliminare sperequazioni", come recita la legge-delega, dovrebbe voler dire anche questo. Per i lavoratori pubblici allora la riforma sarebbe addirittura un buon affare. Semmai a preoccuparsi dovrebbe essere il governo, perché la spesa aumenterebbe anziché diminuire. In base a un altro articolo della riforma Maroni oltretutto il dipendente pubblico può scegliere di versare il tfr a un fondo pensione "aperto", cioè privato. Per lo Stato sarebbe un grosso problema: non sarebbe più possibile limitarsi all'accantonamento virtuale, come si è fatto finora.
Chi è escluso dalla riforma . Qualunque sarà l'attuazione del governo, alcuni dipendenti pubblici non subiranno conseguenze dalla norma di Maroni. Per esempio il personale di Inps, Inail, parte di quello dell'Inpdap, che già hanno le stesse regole dei privati. In tutte le amministrazioni inoltre hanno poco da rimetterci i giovani assunti dopo il '96: a loro si applica il sistema contributivo, che funziona in tutt'altro modo ed è identico per tutti i lavoratori italiani. Verrebbero appena sfiorati anche gli assunti prima del '96 ma dopo il '78: sulla loro pensione il vecchio sistema retributivo incide solo in parte.
Governo e sindacati. Prima di scrivere i decreti attuativi, il governo dovrebbe aprire un negoziato con i sindacati. Così almeno An ha promesso a Cgil, Cisl e Uil.