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Messaggero-Studiamo per diventare un esercito di precari

"Studiamo per diventare un esercito di precari" di PIER PAOLO PITTAU ROMA L'ormai famoso dito di Daniela Santanché è naturalmente lì, sul muro dell'ingresso della facol...

30/10/2005
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Il Messaggero

"Studiamo per diventare un esercito di precari"
di PIER PAOLO PITTAU

ROMA L'ormai famoso dito di Daniela Santanché è naturalmente lì, sul muro dell'ingresso della facoltà di Architettura di Roma Tre, all'ex mattatoio. Sotto l'immagine, ingrandita e in duplice copia, qualcuno ha scritto in rosso "Questo gesto è per noi". Attorno, e nel cortile, manifesti che motivano l'occupazione cominciata dieci giorni fa, prospetti con la pianta dei locali occupati e il fitto calendario delle attività: assemblee, seminari, workshop, ma anche una "grigliata sociale" e una "festa testaccina con stornelli romaneschi"; e, a terra, due striscioni: quello appeso fuori per le prime mobilitazioni e quello portato martedì alla manifestazione nazionale. Già visti come storici cimeli, segni della gestazione di un qualcosa di nuovo, un movimento studentesco unitario di Roma Tre. Con un sogno ancora più grande: un movimento che unisca tutti gli studenti romani.
E' alla facoltà di Architettura nell'ex mattatoio che pulsa il cuore "rivoluzionario" della terza università romana. "Beh, rivoluzione...", dice una studentessa quando uno di Scienze politiche pronuncia anche questa parola nello spiegare perché l'occupazione di Architettura è "permanente". Rivoluzione resta una parola grossa; piuttosto, lo dice un comunicato al muro e lo ripetono gli occupanti, "questo è solo l'inizio di un percorso di mobilitazione di lungo periodo".
La riforma Moratti è ora legge. Non sperano, gli studenti, che un futuro governo di centrosinistra possa cancellarla? Dalle espressioni con cui accolgono questa domanda è chiaro che non ci sperano molto. Ripetono quanto vanno dicendo da tempo: la Moratti è solo "un tassello ulteriore della distruzione dell'università pubblica già iniziata con le riforme Zecchino-Berlinguer che hanno creato i problemi con cui siamo costretti a fare i conti tutti i giorni". Cioé numero chiuso, formazione nozionistica, processo formativo funzionale alla creazione di un esercito di futuri precari, privatizzazione dei servizi, aumento delle tasse.
Tre studenti fanno da guida ai locali occupati, grandi spazi abbandonati: qui un'aula per laboratori autogestiti, là un'altra aula per seminari sempre autogestiti (che danno crediti), poi un videolaboratorio, un archivio, e una casa dello studente con cucina collettiva. In realtà all'ultima assemblea sulla casa dello studente con annesse cucine non s'è trovato l'accordo. C'è chi la vuole subito, chi invece pensa si debba coinvolgere l'Adisu, l'agenzia regionale che fornisce servizi agli universitari. Chi la vuole sostiene che sarebbe una manna per gli studenti fuori sede. Gli studenti di Roma Tre sono 38 mila e l'università è in grado di alloggiarne solo 74, per di più a Casal Bertone, lontano da tutte le facoltà. E in quanto a mense, ce n'è una sola.
Che dicono gli insegnanti dell'occupazione? "La maggior parte di loro rispondono gli studenti sostengono che abbiamo fatto bene". Intanto, gli occupanti si danno da fare per rendere vivibili i locali: "Un giorno ristrutteremo case, questa è una buona occasione per fare pratica". Chi fa l'idraulico (ci sono docce e bagni da rimettere in sesto), chi l'elettricista, chi il muratore. I materiali se li comprano autotassandosi. Gli spazi saranno al servizio di tutti gli studenti di Roma Tre sparsi qua e là per la capitale. Il movimento si consolida. All'ex mattatoio arrivano da Lettere, da Scienze politiche, da Giurisprudenza, dal Dams.