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Messaggero-Studiare quest'anno costa il 3,5% in più

Studiare quest'anno costa il 3,5% in più Gli scolari se la caveranno con un migliaio di euro, ma gli universitari spenderanno dai 4 ai 7 mila di ANNA MARIA SERSALE ROMA -...

31/08/2005
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Il Messaggero

Studiare quest'anno costa il 3,5% in più
Gli scolari se la caveranno con un migliaio di euro, ma gli universitari spenderanno dai 4 ai 7 mila
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Settembre sarà il mese delle scelte importanti. Scelte che, per motivi diversi, condizioneranno il futuro di genitori e figli. "Il lavoro e la qualità della vita - dicono gli esperti - sempre più dipendono dai livelli di istruzione". Lo confermano valanghe di indicatori internazionali. Anche lo sviluppo e lo standard dell'Italia dipendono dall'istruzione, ma questo è un altro discorso, attiene alla politica di uno Stato e alla sua capacità di investimento. Torniamo alle famiglie, che ora devono fare i conti con l'aumentato costo della vita e con le scadenze che riguardano i figli. Se uno scolaro per libri, quaderni, zainetti e trasporti costa un migliaio di euro; un universitario costa dai 4 ai 7 mila euro l'anno, aggiungendo, ai libri mense ed eventuali soggiorni fuori sede. Si tratta di stime, tutto sommato al ribasso, fatte da schiere di associazioni dei consumatori.
La morsa dei prezzi ha strangolato i bilanci. E molti si chiedono se "valga la pena" stringere ancora la cinghia per istruire i figli. "Anche perché - sottolinea l'Adiconsum - un figlio all'università costa quanto un mutuo". E' vero che l'inflazione si è fermata, però non basta per tirare un respiro di sollievo. I costi dell'istruzione sono cresciuti. L'Istat ha messo a confronto i dati di agosto 2004 con quelli di agosto 2005. Il balzo, documenta l'Istituto di statistica, è stato in un anno del 3,5%, quarto nella graduatoria degli aumenti dopo alcolici-tabacchi, case e trasporti. Dunque l'istruzione, che dovrebbe essere un diritto per tutti, galoppa come se fosse un bene di consumo. Secondo Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil scuola, vanno messi sotto accusa "non soltanto i prezzi di copertina dei libri, cresciuti tra il 7 e il 10%", ma anche "la politica scolastica, che non sostiene il diritto allo studio e costringe gli istituti a chiedere alle famiglie contributi diretti, sempre meno facoltativi, altrimenti la scuola non ha neppure la carta per le fotocopie".
Ma quanto è importante investire negli studi? Quale può essere il ritorno, anche economico, di tanti sforzi? "L'università apre le porte del lavoro. Ad un anno dalla laurea l'80% dei neodottori ha un'occupazione e mediamente i laureati guadagnano il 50% in più dei diplomati", rivela in un'indagine il Consorzio interuniversitario Almalaurea, che raggruppa una quarantina di atenei. "Tutti gli indicatori internazionali - dice Attilio Oliva, amministratore delegato della Luiss, l'Università più vicina alla Confindustria - confermano la forte correlazione tra laurea e occupazione e tra laurea e livello di reddito. Il problema è che da noi i laureati sono ancora pochi: nei Paesi evoluti il 35-40% dei giovani in età si iscrive all'università, dunque quasi uno su due. Da noi, invece, solo il 20% dei giovani in età si iscrive. E di questi, dopo un anno, molti mollano". Un altro esperto di formazione, legato al mondo della politica, dice esattamente le stesse cose: "L'istruzione è un investimento dal quale dipende la vita futura", sostiene Andrea Ranieri, responsabile del Dipartimento sapere, formazione e cultura dei Ds. "Ma non basta lo sforzo dei singoli - aggiunge Ranieri - Dai livelli di istruzione, infatti, dipendono anche lo sviluppo e la tenuta economica di un Paese. Certo, si può dire alle famiglie che si può rinunciare a qualche cosa, per esempio alle griffes o a qualche genere non indispensabile, ma non si può rinunciare ai libri per i figli. Però è scandaloso che nell'Italia contemporanea manchi una adeguata politica di sostegno allo studio. Vorrei ricordare che l'ultima misura adottata dal governo è stata quella di incrementare il bonus per le private. E non lo dico per motivi ideologici". "Gli sbocchi lavorativi? Direttamente collegati agli studi", conferma Giunio Luzzatto, ordinario di Analisi matematica alla Statale di Genova, ed esperto di problemi universitari.
Se si considera la famiglia tipo italiana, composta di tre persone e un reddito medio di 24 mila euro lordi, i costi annuali dell'università variano dai 712 euro agli 815 euro di una facoltà scientifica, con punte di 1.325 euro. L'altro importante capitolo di spesa è quello dei libri: per il primo anno accademico si devono sborsare mediamente 420 euro. La cifra sale a 750 se la facoltà è scientifica, con punte massime tra i 900 e i 1.300. Intanto, contro il carovita l'ateneo più grande d'Italia, La Sapienza, sta attivando nuove strategie: "Il potenziamento dei corsi di laurea decentrati, a Latina, Frosinone, Viterbo e Anzio - spiega Luigi Frati, preside della facoltà di Medicina - Così i ragazzi non si devono spostare. Ciò si aggiunge alla costruzione di nuove "case dello studente" che faranno risparmiare gli affitti. Il piano, del nuovo rettore Enrico Garaci, ha già ottenuto i finanziamenti, perciò presto partiranno i lavori nell'area dello Sdo di Pietralata, a Roma".