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Messaggero- "Troppe accuse alla scienza, le facoltà si svuotano"

Iscrizioni in picchiata a matematica e fisica. E le università in crisi tentano di catturare i giovani facendo sconti sulle tasse "Troppe accuse alla scienza, le facoltà si svuotano" Il ...

06/09/2004
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Il Messaggero

Iscrizioni in picchiata a matematica e fisica. E le università in crisi tentano di catturare i giovani facendo sconti sulle tasse
"Troppe accuse alla scienza, le facoltà si svuotano"
Il presidente dei rettori Tosi: nella società c'è un atteggiamento critico che coinvolge anche i media
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Il distacco dei giovani dalle facoltà scientifiche ha assunto proporzioni allarmanti. Se la fuga dalla scienza continuerà ai ritmi attuali - avvertono gli esperti - entro una generazione il nostro panorama culturale sarà completamente cambiato e non saremo più in grado di garantire sul mercato gli standard di competitività ai quali siamo abituati. Le discipline che soffrono di più e non danno segni di ripresa sono matematica, fisica, chimica e scienze naturali. Il fenomeno è illustrato dal grafico in pagina, con le cifre fornite dall'Istat. Anche il gruppo delle scienze geo-biologiche è in diminuzione: astronomia e geologia, rispettivamente, hanno perso il 12,8% e il 28,4% tra il '98 e il '99.
L'emorragia non si ferma. Le cause? Piero Tosi, presidente della Conferenza dei rettori (e rettore a Siena), punta il dito contro lo strisciante "atteggiamento antiscientifico" della nostra società che "si riflette anche nei media". "Sulla scienza - osserva il presidente della Crui - pesano una serie di tabù. Ne vengono messi in luce più i risultati o le applicazioni negative, che non i grandi benefici che ha apportato all'umanità. Questa rappresentazione negativa ha contribuito ad allontanare i giovani e ha creato un terreno favorevole alla scelta di altri percorsi". Il presidente Tosi mette sotto accusa una errata concezione dell'"umanesimo", considerato solo in ambito letterario, "non riferito alla scienza". Critiche anche alla scuola: "Il problema parte da lontano, vanno modificati gli atteggiamenti dai primi anni". Tosi, infine, lancia un monito: "Occorre un piano serio di orientamento formativo, che crei un raccordo tra scuola, università e imprese. I ragazzi credono ancora che un laureato in matematica abbia come unico sbocco l'insegnamento. Non è così. Ha molte possibilità. La verità è che non siamo riusciti a valorizzare tutti i percorsi. Eppoi, dobbiamo spiegare ai ragazzi che una disciplina non va vista soltanto per le conoscenze che dà, ma per la metodologia, per le attitudini mentali che è capace di sviluppare".
Dunque, non c'è tempo da perdere. Occorre combattere le cause della disaffezione prima che sia troppo tardi. Per il Consorzio di università Almalaurea "il distacco dei giovani dalla scienza è provocato dalla società industrializzata, che induce verso scelte meno faticose". Ma non solo Tosi pone l'accento sui pericoli dell'antiscientificità della nostra epoca. "Paradossalmente - osserva il fisico nucleare Antonio Baroncelli, dirigente di ricerca all'Istituto nazionale per la fisica nucleare e presidente dell'Anpri - crescono fenomeni legati all'irrazionalità. Esoterismo e magia continuano a fare proseliti. La crisi delle facoltà scientifiche è un problema culturale. E' come se la scienza, la sua importanza, fossero oscurate. Eppure, il miglioramento della qualità della vita e l'allungamento della vita stessa sono legati al progresso scientifico. E il progresso non è solo tecnologia, è soprattutto ricerca, perché è dalla ricerca che vengono le innovazioni. Comunque, di una cosa sono certo. Per lavoro ho contatti con l'Università Roma Tre. I giovani non sanno, se li informiamo qualche cosa può cambiare".
Nelle facoltà dove la crisi delle vocazioni è più forte le segreterie fanno sconti sulle tasse. Il governo, con un decreto del ministero dell'Istruzione, ha stanziato fondi per ridurre i contributi versati dagli studenti, nella speranza che serva da incentivo. Alla fuga dei "cervelli" all'estero così si aggiunge un nuovo fenomeno, forse più preoccupante, che è quello della diserzione dalle aule della scienza. Che cosa accadrà? "Dipenderemo sempre di più dall'estero e importeremo scienziati dai paesi emergenti e dall'Europa dell'Est", dichiarano concordi gli esperti. Dice Albertina Soliani, responsabile delle politiche educative della Margherita, ed ex sottosegretario all'Istruzione con il governo dell'Ulivo: "Inutile illudersi. Il flusso di "cervelli" stranieri fa già parte del nostro presente. Vengono soprattutto dai paesi dell'ex blocco sovietico e colmano i vuoti nei paesi più avanzati. A Strasburgo lo sanno bene. E girano delle cifre: si sa che il 25% dei laureati in materie scientifiche è già sbarcato in Europa. L'Italia se ne sta accorgendo ora, ma il fenomeno è destinato a crescere". "Anche perché il taglio delle tasse - sostiene Luciano Modica, matematico, ex presidente della Crui e rettore della Statale di Pisa fino al 2002 quando è stato eletto senatore dei Ds - non basta ad invertire questa tendenza che ha radici profonde". Intanto, Margherita, Ds e Verdi alla ripresa dell'attività parlamentare presenteranno interrogazioni e chiederanno al ministro Moratti di andare in aula per rispondere sull'emergenza in atto.