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Messaggero: Università, il Tesoro ferma la riforma: mancano i soldi per ricercatori e merito

La discussione slitta a fine anno. Gelmini: ora Tremonti valuti la copertura

14/10/2010
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Il Messaggero

di CLAUDIO RIZZA

ROMA Non ci sono soldi né per i ricercatori né per il merito, e la riforma dell’università slitta a fine anno. Non solo mancano i fondi, ma è nato un braccio di ferro interno alla maggioranza, capitanato dai finiani e da Bossi in persona, che ha provocato lo smacco per la Gelmini e la sua legge. Un bel problema per Tremonti che, nella strenua difesa dei conti pubblici, è finito nel mirino per non aver trovato i soldi per finanziare la ricerca. Così, dopo un vertice di maggioranza con Tremonti e la Gelmini, la riforma è finita nel congelatore.
La prima botta l’ha sferrata la Ragioneria generale dello Stato, spedendo alla commissione Bilancio un parere pesante: la riforma Gelmini sull’università manca di copertura finanziaria. Allarme che due giorni fa è stato ripreso e condiviso dal ministero dell’Economia che in una nota ha ammesso problemi di copertura, così insidiosi da poter determinare «effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica». E’ così che la commissione Bilancio non ha potuto esprimere il suo parere e la discussione generale in aula è slittata, in un primo momento a venerdì. E siccome i soldi per i ricercatori non sono stati trovati, l’aula dovrà aspettare la fine della sessione di Bilancio per riparlare di università.
I finiani sono scesi in campo per primi. Cavalcando la relazione tecnica della Ragioneria, come ha spiegato Chiara Moroni, che ha «bocciato numerose norme e, in particolare, quella sull’assunzione dei novemila ricercatori». Una misura cui il Fli non intende rinunciare per cui «il governo deve trovare la copertura, semmai rinviando l’esame del provvedimento a dopo la Finanziaria». E così è andata. Bocchino, Granata e Valditara hanno insistito: «Grazie agli emendamenti presentati dai parlamentari di Futuro e Libertà e accolti dal governo, abbiamo garantito un’opportuna apertura alle legittime istanze dei ricercatori e dei professori assicurando un adeguato piano di assunzioni e il ripristino degli scatti meritocratici». Ma senza le risorse finanziarie, saranno ripresentati in aula tutti gli emendamenti «necessari a garantire alla ricerca universitaria e ai giovani docenti una prospettiva certa, e l’effettivo riconoscimento della meritocrazia nell’università italiana». E non è sfuggito a Montecitorio il fitto colloquio tra Tremonti e Fini durante le dichiarazioni di voto sul Dpf, dopo che il ministro dell’Economia era stato ad Arcore a parlare con il premier proprio di questo. Anche Bossi s’è inserito nella disputa. «Quando arriva a Tremonti se non ci sono i soldi finisce lì. O diamo i soldi all’università o alle bombe per gli aerei. Si tratta di una bella scelta». E Bossi ha annuito subito quando gli hanno chiesto se preferisce i fondi per l’università.
L’opposizione ha attaccato subito il governo. «Le bugie hanno le gambe corte. Dopo aver impegnato per una settimana Parlamento e mondo dell’università a discutere di un emendamento sui ricercatori comunque del tutto insufficiente, oggi abbiamo avuto l’ennesima riprova che delle promesse del governo in fatto di risorse per l’università non ci si può minimamente fidare», attacca il pd Marco Meloni. «La Gelmini ormai non è in grado di assumere alcun impegno: prenda atto del suo fallimento, rinunci all’estremo tentativo di trovare la copertura finanziaria per qualche decina di milioni di euro che non risolverebbero alcun problema e al tentativo di approvare con un blitz una pessima legge. E lasci al Parlamento la responsabilità di definire nella legge di bilancio le risorse da destinare all’Università».
E in serata il ministro Gelmini ha commentato: «Ha ragione la maggioranza quando chiede di legare e contestualizzare le riforme alle risorse. Il Miur ha presentato una riforma, moderna e innovativa. Ora tocca al Parlamento approvarla e al ministero dell’Economia valutarne la copertura».